Guerra Gaza
Guerra Gaza

50mila sudari per Gaza: la Consulta Diocesana Aggregazioni Laicali aderisce all'iniziativa

Il 24 maggio lenzuoli bianchi dai balconi

«Come cittadini, come cristiani, come testimoni della sofferenza umana, non possiamo tacere, nonostante il senso di impotenza che avvertiamo.
Non possiamo tacere che mentre un popolo, quello palestinese, rischia di scomparire sotto le bombe, l'Italia non riconosce lo stato di Palestina, ma stringe accordi commerciali sulle armi con Israele.

Non possiamo tacere che i bombardamenti israeliani hanno causato quasi 50.000 morti (più di 13.000 sono bambini) e oltre 115.000 feriti che si vanno a sommare alle oltre 1.500 vittime israeliane. (fonte Ministero della Sanità palestinese).
Non possiamo tacere che oltre 2 milioni di abitanti di Gaza sono sfollati, di cui quasi un milione sono bambini (fonte ONU). Il freddo, la pioggia, i rifiuti rendono difficile la vita nelle tendopoli. Le scorte di cibo e di acqua stanno terminando. L'aria è inquinata dalle polveri sottili, per via dei numerosi edifici crollati. Le strutture sanitarie sono saltate come strade ed elettricità.

Non possiamo tacere che da due mesi non entrano aiuti umanitari a Gaza e c'è solo un dissalatore che dà acqua.
Non possiamo tacere che sono stati uccisi oltre 200 giornalisti palestinesi residenti nella Striscia, unici cronisti e testimoni della guerra perché Israele ha impedito ai giornalisti stranieri di entrare a Gaza.

Non possiamo tacere il silenzio assordante e colpevole della comunità internazionale che dinanzi a questa immane tragedia balbetta, prigioniera di tatticismi geopolitici ed interessi economici.
Non possiamo aver dimenticato che nella terra sacra di Palestina sono nate le tre grandi religioni abramitiche che potrebbero avviare un dialogo tra popoli fratelli.
Non possiamo aver dimenticato che ogni popolo ha diritto al principio di autodeterminazione, al riconoscimento della propria libertà e dignità umana.
Non possiamo aver dimenticato la tragedia della Shoah che, seppure in proporzioni diverse, si sta ripetendo per volontà della classe politica di quello stesso popolo che ne è stato vittima.

Non possiamo aver dimenticato la lezione di papa Francesco che, nella Enciclica Fratelli tutti, definisce la guerra la "negazione di tutti i diritti", "il fallimento della politica e dell'umanità", "la resa vergognosa alle forze del male" ed al loro "abisso".

Non possiamo aver dimenticato l'appello che il compianto Papa rivolge "a noi tutti, ai leader del mondo, agli artefici della politica internazionale e dell'economia mondiale, di impegnarsi seriamente per diffondere la cultura della tolleranza, della convivenza e della pace; di intervenire, quanto prima possibile, per fermare lo spargimento di sangue innocente, e di porre fine alle guerre, ai conflitti, al degrado ambientale e al declino culturale e morale che il mondo attualmente vive".

La strada è tracciata. Non possiamo rimanere in silenzio e inoperosi.
Siamo chiamati a fare la nostra parte, non possiamo smettere di sperare e costruire.
Siamo chiamati a combattere la cultura belligerante che si insinua in ideologie nazionaliste e autoritarie.

Siamo chiamati a tenere accesi i riflettori su Gaza. Ad aderire a manifestazioni e campagne social di ogni tipo. Segnaliamo, per esempio, l'iniziativa a cui hanno aderito tanti cittadini e organizzazioni non governative, "L'ultimo giorno di Gaza. 50.000 sudari".
Il 24 maggio riempiamo le piazze, le strade, le finestre di lenzuoli bianchi, per onorare la memoria dei morti in quasi 600 giorni di assedio.
Si tratta di gesti simbolici che ci richiamano al nostro impegno di cittadini e cristiani, consapevoli che "La guerra non è mai inevitabile, le armi possono e devono tacere, perché non risolvono i problemi, ma li aumentano; perché passerà alla storia chi seminerà pace, non chi mieterà vittime; perché gli altri non sono nemici da odiare, ma esseri umani con cui parlare"». (Papa Leone XIV).
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