Coppa Italia: il Gravina dà tre sberle alla Molfetta Sportiva

Allo stadio P.Poli finisce 1-3. A segno Scaringella, Vitale, Gentilesca e Rana

lunedì 7 settembre 2015 6.55
A cura di Andrea Teofrasto
Prima stazione e prima fermata. La Molfetta Sportiva si ferma. Come noto l'essere umano ha bisogno di tempo. Deve adattarsi alle nuove situazioni e non sempre è facile. Vale per la temperatura: passare dall'inverno all'estate richiede una reazione non banale. Passare da una situazione di entusiasmo assoluto a uno di relativa delusione necessita uno sforzo che non è da tutti.

Questa è esattamente la condizione attuale della Molfetta Sportiva. Qualche giorno fa poteva vantarsi di competere per obiettivi eccelsi, adesso la dimensione è cambiata, i pugni in faccia presi dal Gravina hanno fatto un male cane, per potersi rialzare. Ma provare a rialzarsi è d'obbligo. Le tre sberle hanno una precisa identità e portano i nomi di Scaringella, Gentilesca e Rana (calcio di rigore). Troppo poco la rete di Vitale ad inizio ripresa. Per vincere e convincere servirebbe qualcosa in più di quello che si è visto contro il Gravina, anche se è umano il rischio di farsi ingannare dal risultato finale.

Guardare avanti quando ci si chiama Molfetta Sportiva è un obbligo, ma guardarsi indietro è una buona precauzione. Non c'è nessuna aritmetica che preclude ancora gli obiettivi massimi di una stagione intera. La logica parla in altro modo. Parla di una Molfetta Sportiva che sta pagando pesantemente lo sforzo di aver cambiato tanto sul mercato. Ci vuole tempo e pazienza. Condizioni difficili per una piazza esigente come quella molfettese. Ma il tempo è galantuomo, e se son rose i risultati arriveranno.

La fortuna di Fumai in questo momento si può individuare su un questo piano. Tanto per cominciare, la fortuna di chiamarsi Molfetta Sportiva. E poi Muzio ha la fortuna di avere a disposizione delle grandi individualità, che possono risolvere delle situazioni di imbarazzo con giocate individuali anche quando il progetto collettivo sembra in fase di disgregazione.

Certo è che la fortuna e le fiammate non possono essere sufficienti per tentare di ravvivare il partite iniziate male e finite peggio. La consolazione per il tecnico molfettese può arrivare dal luogo comune più amato dagli allenatori: le vittorie chiamano vittorie, ma è dalle sconfitte e dalla correzione degli errori che si deve migliorare. Anche quando si stecca alla prima stazione.