In 150 hanno vissuto l’ostello dell'accoglienza nel corso della festa patronale

La coordinatrice della struttura, Teresa Racanati, traccia il bilancio dei tre giorni

sabato 13 settembre 2014 8.24
A cura di Maria Marino
Sono stati 150 gli ospiti dell'Ostello dell'accoglienza nei tre giorni di festa patronale: cento uomini e cinquanta tra donne e bambini (a cui soli erano destinate le trenta brandine presenti), il 90 % proveniente dal Senegal mentre il 10 dal Bangladesh. Senza contare quelli che hanno utilizzato la struttura solo per lavarsi.

E' Teresa Racanati a fornire i dati. Per lei, coordinatrice dell'Ostello dell'accoglienza, più che numeri. Lo si intuisce da come ne parla.
Volti, sorrisi ma soprattutto storie di vita «che mi hanno lasciato la consapevolezza che bisogna comunque conoscere ogni cultura perché ci si arricchisce tanto».

"La ragazza con il codino", come la chiamavano affettuosamente i tanti ospiti dell'Ostello, ha gestito i quaranta volontari appartenenti alla Croce Rossa e agli scout, a Tesla e all'Azione Cattolica, che il 7,8 e 9 settembre hanno prestato la loro attività dalle 8 alle 21.
«Volontari, ci tengo a precisarlo - afferma con piglio deciso - Nessuno di noi ha percepito un euro bucato, anzi. Forse per questo non c'è stata nessuna difficoltà: c'è stata vera e piena collaborazione da parte di tutte le associazioni e le mie non sono parole di circostanza. E vorrei anche specificare che sono stata scelta in una assemblea aperta a tutti in virtù della mia esperienza all'ostello dello scorso anno».

Così, Teresa Racanati rigetta al mittente le critiche e le accuse arrivate nelle ultime ore da parte di chi contesta all'Amministrazione l'esborso di tredicimila euro in favore della Multiservizi da destinare alla realizzazione dell'Ostello.
«Preferisco pensare ai tanti molfettesi che hanno apprezzato l'iniziativa e hanno di conseguenza ritenuto ben spesi questi soldi pubblici. Posso tranquillamente affermare, avendolo constatato negli scorsi giorni, che Molfetta non è una città di xenofobi perché siamo una città di mare, anche la nostra Madonna ne è testimonianza: riunisce i molfettesi nel mondo, molti con un passato da emigranti nemmeno tanto lontano».

Spazio, allora, solo agli aspetti positivi.

«Tantissimi. Per esempio abbiamo pranzato ogni giorno con ragazzi diversi, assaggiato la loro cucina, ascoltato delle storie che davvero ci hanno fatto apprezzare ciò che si ha. Venivamo ringraziati anche mille volte al giorno e un sorriso di uno di quei bimbi con le treccine appena svegli resterà qualcosa di indimenticabile», conclude.