De Ruvo, Coldiretti Molfetta: «Il settore agricolo molfettese regge ancora. In crisi quello florovivaistico»
L’Associazione è già proiettata alla fase 2
lunedì 27 aprile 2020
Il settore agricolo molfettese sembra, per il momento, aver retto bene alle difficoltà causate dal coronavirus rispetto ad altre zone della nostra Puglia. Il settore più colpito in questa fase è stato quello florovivaistico. Abbiamo chiesto di farci un quadro della attuale situazione al presidente molfettese della Coldiretti, Mauro De Ruvo.
Come ha impattato l'emergenza sanitaria sul settore agricolo molfettese?
«Il comparto agricolo molfettese ha settori che si dividono in quelli più tradizionali con l'olivicoltura, l'orticoltura ed il florovivaismo.
Quest'ultimo è messo letteralmente in ginocchio dal blocco delle attività legate all'indotto del commercio del fiore e delle piante in vaso, poiché matrimoni, funerali, feste in genere e fioristi sono stati fermati dal DPCM di marzo scorso oltre alla chiusura delle frontiere dei vari paesi UE (Germania, Francia, Olanda, Svizzera, Austria, ecc.)».
Ci sono state delle produzioni che, purtroppo, sono dovute andare al macero?
«Si certamente, tutto il fiore reciso degli ultimi 40 giorni è stato distrutto e le piante in vaso che ancora non sono state distrutte per effetto della loro "maturazione commerciale" oramai hanno costi di gestione legati al loro allevamento (manodopera, acqua, fertilizzanti e antiparassitari) che fanno lievitare il costo di produzione che sarà poco appetibile alla riapertura dei mercati».
Si è avvertita anche nella nostra città la mancanza di manodopera?
«Ancora no, perché nei settori tradizionali si riesce a fare i lavori preparatori alla raccolta con l'ausilio di mezzi meccanici che riducono la richiesta "massiva" della manodopera. Probabilmente lo sarà con l'approssimarsi delle grandi raccolte dove di solito, nelle normali condizioni si fa fatica a reperirne».
E' cambiato, in questo periodo, il modo di lavorare nel settore agricolo? Sono stati adoperati dispositivi di sicurezza diversi?
«Nei campi non c'è mai stato assembramento data la caratteristica di ampiezza dei luoghi di lavoro, anche se nel trasporto dei lavoratori vengono comunque adottate le precauzioni , l'uso di guanti e mascherine per evitare al massimo l'eventuale contagio».
Il Governo ha messo in atto delle misure di emergenza per le aziende anche del settore agricolo, reputa che possano essere sufficienti?
«Nel settore del florovivaismo per il momento potremmo considerarla la "beffa" che si è aggiunta al danno che ancora non si può determinare per effetto del blocco delle attività dell'indotto che permane ancora e che non sappiamo se verrà interrotto con la fase 2 del Governo.
Sicuramente serviranno delle misure, iniezione di liquidità "importanti" con sistemi di indennizzo del danno a fondo perduto».
Dopo questo strano periodo, da dove si dovrà ripartire?
«Il settore dell'agricoltura tradizionale non si è mai fermato e per il momento non sta subendo grandi disagi che magari si potrebbero presentare nelle fasi successive di ripresa legati ai consumi che potrebbero essere ridotti drasticamente da un tessuto sociale impoverito dalla crisi.
Per il settore del florovivaismo, invece, non vediamo luci in fondo al tunnel in quanto il Governo non ci da ancora riscontro pratico sulle decisioni legate al ristoro del danno e a forme di finanziamento per la ripartenza».
Come Coldiretti state già mettendo in campo delle iniziative per tutelare i vostri associati?
«A livello nazionale abbiamo continuo e serrato confronto con il Governo al quale abbiamo proposto un piano Marshall a favore dei settori più colpiti dal lockdown (florovivaismo e zootecnia) mentre a livello locale stiamo premendo sulle singole amministrazioni comunali per la riapertura dei cimiteri ed in modo particolare all'amministrazione comunale di Terlizzi per la riapertura del Mercato dei Fiori che potrebbero dare inizio a quella fase di ripresa che tutti si aspettano, sempre nel rispetto delle regole anticontagio».
Come ha impattato l'emergenza sanitaria sul settore agricolo molfettese?
«Il comparto agricolo molfettese ha settori che si dividono in quelli più tradizionali con l'olivicoltura, l'orticoltura ed il florovivaismo.
Quest'ultimo è messo letteralmente in ginocchio dal blocco delle attività legate all'indotto del commercio del fiore e delle piante in vaso, poiché matrimoni, funerali, feste in genere e fioristi sono stati fermati dal DPCM di marzo scorso oltre alla chiusura delle frontiere dei vari paesi UE (Germania, Francia, Olanda, Svizzera, Austria, ecc.)».
Ci sono state delle produzioni che, purtroppo, sono dovute andare al macero?
«Si certamente, tutto il fiore reciso degli ultimi 40 giorni è stato distrutto e le piante in vaso che ancora non sono state distrutte per effetto della loro "maturazione commerciale" oramai hanno costi di gestione legati al loro allevamento (manodopera, acqua, fertilizzanti e antiparassitari) che fanno lievitare il costo di produzione che sarà poco appetibile alla riapertura dei mercati».
Si è avvertita anche nella nostra città la mancanza di manodopera?
«Ancora no, perché nei settori tradizionali si riesce a fare i lavori preparatori alla raccolta con l'ausilio di mezzi meccanici che riducono la richiesta "massiva" della manodopera. Probabilmente lo sarà con l'approssimarsi delle grandi raccolte dove di solito, nelle normali condizioni si fa fatica a reperirne».
E' cambiato, in questo periodo, il modo di lavorare nel settore agricolo? Sono stati adoperati dispositivi di sicurezza diversi?
«Nei campi non c'è mai stato assembramento data la caratteristica di ampiezza dei luoghi di lavoro, anche se nel trasporto dei lavoratori vengono comunque adottate le precauzioni , l'uso di guanti e mascherine per evitare al massimo l'eventuale contagio».
Il Governo ha messo in atto delle misure di emergenza per le aziende anche del settore agricolo, reputa che possano essere sufficienti?
«Nel settore del florovivaismo per il momento potremmo considerarla la "beffa" che si è aggiunta al danno che ancora non si può determinare per effetto del blocco delle attività dell'indotto che permane ancora e che non sappiamo se verrà interrotto con la fase 2 del Governo.
Sicuramente serviranno delle misure, iniezione di liquidità "importanti" con sistemi di indennizzo del danno a fondo perduto».
Dopo questo strano periodo, da dove si dovrà ripartire?
«Il settore dell'agricoltura tradizionale non si è mai fermato e per il momento non sta subendo grandi disagi che magari si potrebbero presentare nelle fasi successive di ripresa legati ai consumi che potrebbero essere ridotti drasticamente da un tessuto sociale impoverito dalla crisi.
Per il settore del florovivaismo, invece, non vediamo luci in fondo al tunnel in quanto il Governo non ci da ancora riscontro pratico sulle decisioni legate al ristoro del danno e a forme di finanziamento per la ripartenza».
Come Coldiretti state già mettendo in campo delle iniziative per tutelare i vostri associati?
«A livello nazionale abbiamo continuo e serrato confronto con il Governo al quale abbiamo proposto un piano Marshall a favore dei settori più colpiti dal lockdown (florovivaismo e zootecnia) mentre a livello locale stiamo premendo sulle singole amministrazioni comunali per la riapertura dei cimiteri ed in modo particolare all'amministrazione comunale di Terlizzi per la riapertura del Mercato dei Fiori che potrebbero dare inizio a quella fase di ripresa che tutti si aspettano, sempre nel rispetto delle regole anticontagio».