Coronavirus, De Scisciolo: «Poca liquidità, le mafie puntano su turismo e ristorazione»

L'allarme del vice presidente nazionale della Fai: «In questo momento le imprese sono le più esposte al rischio usura»

venerdì 12 giugno 2020
A cura di Nicola Miccione
Un'altra pandemia sociale si aggira per l'Italia. La crisi di liquidità dà campo libero alle mafie che puntano a infiltrarsi nel tessuto economico del Paese e in questo momento, sono d'accordo: l'usura, uno dei principali canali di arricchimento dei clan, è un rischio reale per imprenditori, artigiani e commercianti.

L'allarme del presidente provinciale dell'Associazione Antiracket di Molfetta è stato lanciato da investigatori e magistrati (il procuratore nazionale antimafia Cafiero De Raho ha affermato: «Tracciare flussi, rischio dei prestiti a usura per le aziende in crisi»), mentre il colonnello Fabio Cairo in un'intervista al network Viva.it, ha detto: «La nostra attenzione è alta e la questione è stata esaminata anche nel corso di riunioni con i Prefetti di Bari e Barletta».

L'area metropolitana di Bari e la sesta provincia, in questo scenario, quale posizione occupano? Lo abbiamo domandato a Renato De Scisciolo, vice presidente nazionale della Federazione delle Associazioni Antiracket e Antiusura Italiane​ secondo cui «le imprese (carenza di liquidità e drastico crollo dei consumi sono i principali ostacoli alla loro attività ed offrono invece un inaspettato assist alle organizzazioni mafiose, nda), sono le più esposte al rischio usura».

Un meccanismo che è destinato a diventare perverso se lo Stato non si muoverà. Per De Scisciolo «il settore turistico, così come quello della ristorazione, sono adesso un ambito preferito dalle mafie». Tra le attività più esposte ci sono alberghi, ristoranti e bar. La preoccupazione è il ricorso al credito parallelo.

In provincia di Bari l'emergenza Coronavirus sembra aver risvegliato una delle più drammatiche piaghe criminali: l'usura. È davvero così?

«L'emergenza Coronavirus ha creato un rischio reale e la mancata tempestività di liquidità da parte dello Stato ha facilitato l'attività criminale nell'erogare prestiti con rapidità, sfruttando le condizioni di famiglie in grave povertà ed aziende allo stremo. E le banche, in questo momento, sono le grandi assenti».

Le organizzazioni criminali esercitano la loro pervasività attraverso l'usura e l'inizio della Fase 2 ha fatto diventare concreto l'allarme. Quali sono i dati in vostro possesso?

«Il ricorso a prestiti di usura nella Fase 2 è molto più che un pericolo reale e concreto, è una realtà: da un lato abbiamo il crollo della liquidità e delle entrate e dall'altro le uscite che continuano a correre velocemente quali canoni d'affitto, stipendi da pagare, richieste di pagamenti da parte dei fornitori e anche le utenze.

Numerose sono le segnalazioni giunte dalle province di Bari, Barletta, Andria, Trani e Foggia: ovviamente per ripartire si ha bisogno di liquidità. Negli ultimi mesi si è avuto sicuramente un aumento elevato di richieste di aiuto. Le attività commerciali non hanno più modo di far fronte alle spese: chiudono o cedono l'attività, o ancor peggio fanno ricorso ad un usuraio per farsi avere la liquidità che non hanno avuto o addirittura cedono la stessa alle organizzazioni criminali».


Il fenomeno rappresenta per le organizzazioni criminali un sistema efficace e sicuro per riciclare denaro sporco. Ma anche per guadagnare e acquisire aziende. È questo l'aspetto che vi preoccupa maggiormente?

«Inverosimilmente trattasi di un unico sistema: la criminalità riesce a collocare e riciclare capitali di origine criminale sotto forma di finanziamenti nel mercato legale oppure per avviare attività parallele che fanno da schermo alle attività illecite. Il mafioso ha una significativa liquidità che gli consente di apparire come un partner credibile. Avviene così l'irreparabile, dovuto alla situazione di scarsa liquidità , difficoltà e fragilità dell'impresa».

Chi sono i primi che potrebbero finire nelle rete degli strozzini? Le persone e le famiglie economicamente più fragili oppure i commercianti e gli imprenditori, in attesa degli aiuti di Stato?

«In questo momento sono senza alcun ombra di dubbio le imprese ad essere più in difficoltà, pertanto le più esposte al rischio usura. Certamente il settore turistico, così come quello della ristorazione, sono adesso un ambito preferito dalle mafie».

Come associazione Federazione delle Associazioni Antiracket e Antiusura Italiane​ quale è il vostro appello?

«Denunciare è sempre stato il nostro slogan di forza. Se tutti denunciassero ci sarebbe immediatamente una grave sconfitta dell'attività criminosa. Ciascuno, nel proprio ruolo, deve contribuire alla liberazione, non bisogna tacere. La lotta all'usura ed al racket dev'essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a vivere a pieno della propria libertà senza alcun compromesso morale, indifferenza e quindi complicità».