Il sindaco Minervini torna in libertà, ma è sospeso per un anno
Dopo aver trascorso 22 giorni ai domiciliari, il Riesame ha sostituito la misura con la sospensione. Accolto anche il ricordo della De Leonardis
sabato 28 giugno 2025
13.30
Lascia gli arresti domiciliari, ma non torna sindaco di Molfetta. Dopo aver trascorso 22 giorni nella propria abitazione, in regime cautelare, Tommaso Minervini, il primo cittadino (sospeso dal prefetto di Bari, Francesco Russo) coinvolto nell'inchiesta su presunti intrecci illeciti tra imprenditoria e politica, s'è ripreso la libertà.
A restituirgliela è stato il Tribunale del Riesame di Bari, a cui si era rivolto l'indagato, attraverso gli avvocati Mario Malcangi e Tommaso Poli, finito ai domiciliari lo scorso 6 giugno dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trani, Marina Chiddo, firmata dell'ordinanza di custodia cautelare. L'organo del capoluogo, però, ha disposto per il primo cittadino la sospensione dall'esercizio di un pubblico ufficio o di un servizio per 1 anno. Quindi non potrà tornare a fare il sindaco.
Accolti anche i ricorsi della dirigente comunale del settore Socialità, Lidia De Leonardis, che lascia i domiciliari con una interdizione dai pubblici uffici di 6 mesi, e dell'ex luogotenente Michele Pizzo, assistito dall'avvocato Andrea Calò, a cui è stato revocato il divieto di dimora a Molfetta, poiché in pensione. I legali Michele Laforgia e Alessandro Dello Russo, che assistono la donna, hanno rimarcato che «la De Leonardis non ha pilotato nessuna gara e non ha depistato le indagini».
E se per Minervini, il Tribunale del Riesame ha annullato i capi d'imputazione G (la gestione dello sportello di Porta Futuro), I (il depistaggio materiale aggravato) e O (la vicenda del project financing per la banchina del porto di Molfetta, per la De Leonardis, «la gravità indiziaria è stata riconosciuta solo per i reati di peculato e falso, e cioè nella rimozione delle microspie collocate nel suo ufficio dagli inquirenti per cercare la prova di reati che non aveva commesso», hanno aggiunto.
«Con il dovuto, reciproco rispetto - hanno proseguito i due legali -, aspettiamo le motivazioni del provvedimento». Le motivazioni, infatti, saranno depositate entro 45 giorni dal collegio interpellato sulla vicenda, formato dal presidente Giulia Romanazzi e dalle giudici Annachiara Mastrorilli e Arcangela Romanelli, dinanzi al quale le rispettive difese hanno cercato di smontare punto per punto, nelle memorie difensive, le accuse mosse, ritenendo assenti i gravi indizi di colpevolezza.
Le discussioni del Tribunale del Riesame riprenderanno poi lunedì, quando toccherà ai due dirigenti comunali Alessandro Binetti e Domenico Satalino, entrambi sospesi dall'esercizio dei pubblici uffici per 1 anno, e all'imprenditore portuale Vito Leonardo Totorizzo, a cui è stato notificato il divieto di contrarre per 1 anno.
A restituirgliela è stato il Tribunale del Riesame di Bari, a cui si era rivolto l'indagato, attraverso gli avvocati Mario Malcangi e Tommaso Poli, finito ai domiciliari lo scorso 6 giugno dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trani, Marina Chiddo, firmata dell'ordinanza di custodia cautelare. L'organo del capoluogo, però, ha disposto per il primo cittadino la sospensione dall'esercizio di un pubblico ufficio o di un servizio per 1 anno. Quindi non potrà tornare a fare il sindaco.
Accolti anche i ricorsi della dirigente comunale del settore Socialità, Lidia De Leonardis, che lascia i domiciliari con una interdizione dai pubblici uffici di 6 mesi, e dell'ex luogotenente Michele Pizzo, assistito dall'avvocato Andrea Calò, a cui è stato revocato il divieto di dimora a Molfetta, poiché in pensione. I legali Michele Laforgia e Alessandro Dello Russo, che assistono la donna, hanno rimarcato che «la De Leonardis non ha pilotato nessuna gara e non ha depistato le indagini».
E se per Minervini, il Tribunale del Riesame ha annullato i capi d'imputazione G (la gestione dello sportello di Porta Futuro), I (il depistaggio materiale aggravato) e O (la vicenda del project financing per la banchina del porto di Molfetta, per la De Leonardis, «la gravità indiziaria è stata riconosciuta solo per i reati di peculato e falso, e cioè nella rimozione delle microspie collocate nel suo ufficio dagli inquirenti per cercare la prova di reati che non aveva commesso», hanno aggiunto.
«Con il dovuto, reciproco rispetto - hanno proseguito i due legali -, aspettiamo le motivazioni del provvedimento». Le motivazioni, infatti, saranno depositate entro 45 giorni dal collegio interpellato sulla vicenda, formato dal presidente Giulia Romanazzi e dalle giudici Annachiara Mastrorilli e Arcangela Romanelli, dinanzi al quale le rispettive difese hanno cercato di smontare punto per punto, nelle memorie difensive, le accuse mosse, ritenendo assenti i gravi indizi di colpevolezza.
Le discussioni del Tribunale del Riesame riprenderanno poi lunedì, quando toccherà ai due dirigenti comunali Alessandro Binetti e Domenico Satalino, entrambi sospesi dall'esercizio dei pubblici uffici per 1 anno, e all'imprenditore portuale Vito Leonardo Totorizzo, a cui è stato notificato il divieto di contrarre per 1 anno.