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Claudio Squeo, la cattiveria nei guantoni

Sconfitto da Flores Millan. Ascesa e caduta di uno dei più importanti pugili emergenti della Nobile Arte.

Quando si parla di Claudio Squeo viene subito alla mente uno degli atleti più famosi degli ultimi anni nella piccola Molfetta. Con quei guantoni neri e i calzoncini di raso dello stesso colore saliva in Venezuela sul ring come un vero e proprio chirurgo del K.O., preciso e letale come un bisturi, classico esempio di genio e sregolatezza. Il suo avversario era Flores Millan, famoso a Caracas, avversario esperto. Per tre riprese il giudice dà round vinto al "rosso" molfettese, ma non é bastato ai fini del punteggio totale. Flores Millan, colpiva, legava e spingeva. Squeo purtroppo era un pò lento e molti colpi andavano a vuoto.

«Ero molto teso - ha commentato Squeo - però penso sia normale, era il mio esordio assoluto a livello internazionale, e non era facile nella WSB e per giunta in casa degli avversari. L'avversario era l'idolo di casa, perciò partivo svantaggiato a livello di esperienza perché lui aveva già 3 match e perché il pubblico era contro di me. La tensione negli spogliatoi saliva, però lo staff è stato bravo nel rassicurarmi. Entrato nello stadio c'era una platea di oltre 3000 persone che faceva il tifo per i suoi pugili, molto simile al pubblico calcistico».

Quando si parla di Claudio Squeo si parla di un personaggio che non è solamente circoscritto all'ambiente del pugilato. Personaggio controverso, grandissimo atleta ed emblema stesso del pugilato. Fermate oggi un passante per strada, chiedetegli se è interessato allo sport e, in caso di risposta affermativa, domandategli a bruciapelo chi stia in Venezuela con l'Italia Thunder. O vi guarderà stupefatto o vi butterà lì un incerto "Claudio Squeo?", confidando in un ritorno vittorioso del pugile molfettese. Perché nonostante non sia andata benissimo, sabato, 18 aprile 2015, Molfetta si è fermata per sapere cosa avrebbe fatto su quel ring il suo beniamino. Nessun paragone, per carità, nessuna mitica "The Rumble in the Jungle", ovvero "La rissa nella giungla", come fu subito battezzato dai creativi giornalisti dell'epoca il match tra il campione in carica George Foreman e lo sfidante Muhammad Ali in quel di Kinshasa. Ma semplicemente l'esportazione del Guanto d'oro d'Italia in Venezuela. Destinato o predestinato? Per il momento questo non è dato saperlo.

«Potevo fare di più - ha continuato Squeo - ma l'emozione ha influito molto. Sono innamorato della mia città e dei miei concittadini che hanno fatto il tifo per me, sono molto felice di questa esperienza e dell'affetto dei molfettesi, infatti ringrazio tutte le persone che mi hanno seguito e supportato». Movimenti, destro, sinistro e...affondo. Questo è il "rosso". Poi un ghigno beffardo, tipico di quando mandi a segno un colpo alla Playstation. Claudio probabilmente starà sognano di ritrovarsi un giorno in quella console. La storia del ragazzo di Molfetta inizia nella piccola Molfetta, molto distante dal Venezuela terra di conquista. Terra divenuta, dopo questa sconfitta, agrodolce. Sogni? Ancora tanti. Soldi? Pochi, ma al momento interessano poco. In questi casi, dopo una sconfitta, come si fa? Il più delle volte si va avanti, a testa bassa. Oppure arriva la svolta che ti cambia la vita. A 24 anni Claudio è già una promessa. Si destreggia sui polverosi ring sognando Tyson, danza con i guantoni neanche fosse la lambada e possiede un'impressionante palmarès. Nonostante questo piccolo colpo a vuoto la leggenda de il "rosso" Claudio Squeo ha avuto inizio.

Stasera in differita alle 20.15 su canale 153, l'incontro delle WSB Venezuela-Italia.
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