
Cronaca
Sparatoria al Bahia Beach, chiuse le indagini sull'omicidio Lopez
La vittima era insieme ad un gruppo di amici, tra cui anche Palermiti che frequentava da alcuni giorni
Molfetta - sabato 10 maggio 2025
19.13
La Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, con l'avviso di conclusione delle indagini notificato a quattro persone, ha chiuso le indagini sull'omicidio della 19enne barese Antonella Lopez uccisa per errore il 22 settembre 2024, all'interno della discoteca Bahia di Molfetta, da un proiettile destinato a Eugenio Palermiti junior.
L'avviso è stato notificato a quattro persone: il killer reo confesso Michele Lavopa, 21 anni, ritenuto vicino al clan mafioso Strisciuglio del quartiere San Paolo di Bari e detenuto nel carcere di Pooggioreale, Eugenio Palermiti, 20 anni, nipote omonimo del boss di Japigia, amico della vittima, il vero bersaglio della sparatoria (anche lui era armato e rinchiuso in carcere, a Bari) e, infine, Mario Ruta e Giuseppe Fresa di 21 e 22 anni, accusati di aver aiutato Lavopa a disfarsi della pistola.
I quattro sono assistiti dagli avvocati Francesco Santangelo, Andrea Casto e Nicola Quaranta. I pubblici ministeri titolari del fascicolo, Marco D'Agostino e Fabio Buquicchio, hanno stralciato la posizione di Savino Parisi, nipote omonimo dell'altro boss di Japigia, amico di Palermiti. Quella notte la vittima era insieme ad un gruppo di amici, tra cui anche Palermiti che frequentava da pochi giorni. Secondo la versione dell'indagato, Palermiti e i suoi amici l'avrebbero offeso e insultato.
Poi Palermiti junior avrebbe tentato di estrarre un'arma dalla tasca. A quel punto il giovane prese la sua calibro 7.65 e aprì il fuoco. Sette le persone offese, fra cui la Regione Puglia e il Comune di Molfetta, mentre il titolare del locale, difeso dall'avvocato Maurizio Masellis, si riserverà la possibilità di costituirsi parte civile.
L'avviso è stato notificato a quattro persone: il killer reo confesso Michele Lavopa, 21 anni, ritenuto vicino al clan mafioso Strisciuglio del quartiere San Paolo di Bari e detenuto nel carcere di Pooggioreale, Eugenio Palermiti, 20 anni, nipote omonimo del boss di Japigia, amico della vittima, il vero bersaglio della sparatoria (anche lui era armato e rinchiuso in carcere, a Bari) e, infine, Mario Ruta e Giuseppe Fresa di 21 e 22 anni, accusati di aver aiutato Lavopa a disfarsi della pistola.
I quattro sono assistiti dagli avvocati Francesco Santangelo, Andrea Casto e Nicola Quaranta. I pubblici ministeri titolari del fascicolo, Marco D'Agostino e Fabio Buquicchio, hanno stralciato la posizione di Savino Parisi, nipote omonimo dell'altro boss di Japigia, amico di Palermiti. Quella notte la vittima era insieme ad un gruppo di amici, tra cui anche Palermiti che frequentava da pochi giorni. Secondo la versione dell'indagato, Palermiti e i suoi amici l'avrebbero offeso e insultato.
Poi Palermiti junior avrebbe tentato di estrarre un'arma dalla tasca. A quel punto il giovane prese la sua calibro 7.65 e aprì il fuoco. Sette le persone offese, fra cui la Regione Puglia e il Comune di Molfetta, mentre il titolare del locale, difeso dall'avvocato Maurizio Masellis, si riserverà la possibilità di costituirsi parte civile.