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Piscina comunale, una storia che "faceva acqua da tutte le parti?"

Liberatorio Politico chiede una commissione d’indagine interna al Consiglio Comunale.

Al secondo piano della sede comunale di Lama Scotella è esposto, da molti anni, il plastico dell'intero impianto natatorio comunale di via Longone della Spina, rimasto incompleto. Infatti un comunicato stampa dell'amministrazione Azzollini, risalente all'agosto 2010, parlava della realizzazione di una piscina scoperta a uso pubblico; una vasca semiolimpionica (25 x 12.5 metri), allestita con corsie, segnacorsie, blocchi di partenza e impianti idrici omologati, che sarebbe stata collocata nell'area esterna della struttura.
La realizzazione della nuova piscina era uno degli interventi tecnici presentati dall'associazione temporanea di imprese locale (ATI – Molfetta Nuoto Società Sportiva Dilettantistica s.r.l., Clima Service srl e Coopdiving società cooperativa) che vinse il bando pubblico per l'affidamento (per 6 anni) dell'impianto di proprietà del Comune di Molfetta situato nel cuore della futura Cittadella dello Sport.

L'allestimento degli spazi esterni era infatti una delle condizioni tecniche richieste dal bando comunale e l'attribuzione dei punteggi è avvenuta sulla base della migliore offerta economica e della migliore offerta tecnica. La piscina scoperta avrebbe permesso l'utilizzo dell'impianto natatorio anche nei periodi estivi, garantendo così la continuità delle attività sportive e riabilitative (destinate anche ai diversamente abili) durante tutto l'anno.
Oltre ad aver offerto il più alto canone annuo di concessione a favore del Comune di Molfetta, l'ATI (Molfetta Nuoto Società Sportiva Dilettantistica s.r.l., Clima Service srl e Coopdiving società cooperativa) affidataria della gestione si era impegnata a riqualificare completamente gli impianti idrici ed elettrici garantendo migliori parametri di sicurezza e misure ecosostenibili per il risparmio di gas e acqua. Sarebbe stata allestita, inoltre, una palestra per attività sportive e riabilitative destinate anche ai diversamente abili. Per il rilancio della piscina comunale era prevista anche la riqualificazione della zona docce e degli spogliatoi.

"Il bando pubblicato dal Comune per la gestione della piscina di Molfetta è l'ennesimo esempio di quella cattiva amministrazione, contraria agli interessi pubblici, che caratterizza questa sciagurata stagione amministrativa e che andiamo denunciando da tempo". Così attaccava, nel settembre del 2009, Giovanni Abbattista, all'epoca coordinatore locale del Partito Democratico, parlando della procedura ad evidenza pubblica avviata dal Comune per l'affidamento dell'impianto natatorio della nostra città.
L'allora leader del Pd parlava di "anomalia della pubblicazione in pieno agosto di un bando così importante" ma anche di un bando che sembra "confezionato un bando in modo tale da scoraggiare chiunque possa essere in qualche maniera interessato a partecipare alla gara".
In particolare, Abbattista focalizzava l'attenzione su un punto.
"Entrando nel merito della questione occorre evidenziare come tra le condizioni dell'affidamento, disciplinate dall'art. 5 del Capitolato d'Appalto, vi è, tra l'altro, l'obbligo, per il soggetto che si aggiudicherà la gestione, di riservare gratuitamente praticamente per tutto l'anno (e per quattro ore al giorno, nella fascia oraria pomeridiana e serale, quella, cioè, di maggior afflusso di utenti) ben cinque delle sei corsie disponibili "alle società sportive della Città di Molfetta operanti sotto l'egida del CONI e della Federaziona Italiana Nuoto, per attività di allenamento delle squadre agonistiche". Come a tutti noto, però, nella nostra città esiste una sola società sportiva che svolge questo genere di attività e che quindi potrebbe beneficiare di questo incredibile vantaggio. Alle stesse società sportive (o, per meglio dire, alla stessa società sportiva) dovrà anche essere garantito, sempre ai sensi dell'art. 5, l'utilizzo (ovviamente a titolo gratuito) dell'intera vasca per 21 ore settimanali, dalle ore 14 alle ore 17 di ogni giorno".
" … Quale imprenditore potrebbe mai essere interessato ad investire nella gestione della piscina comunale, ben sapendo che potrà beneficiare di ricavi sostanzialmente inesistenti, dovendo di fatto consentire ad una sola società sportiva di utilizzare gratuitamente l'intero impianto per la stragrande maggioranza del tempo? Possibile che una struttura pagata con i soldi dei contribuenti, patrimonio di tutti i molfettesi, debba essere appannaggio praticamente esclusivo di una sola società sportiva? E' evidente che quella clausola limita enormemente la concorrenza tra i soggetti potenzialmente interessati ad aggiudicarsi la gara d'appalto, dal momento che a garantirsi la gestione dell'impianto non potrà che essere quel consorzio o Ati cui partecipi l'unica società sportiva di nuoto della nostra città, che potrà utilizzare gratuitamente la struttura, pur facendo pagare ai suoi associati le quote di iscrizione…", continuava Abbattista.

"Per questa ragione chiediamo con la massima fermezza che l'amministrazione comunale revochi in autotutela il bando pubblicato anche al fine di evitare i ricorsi (e le inevitabili spese) che, con ogni probabilità, soggetti potenzialmente interessati alla gestione della nostra piscina (ma di fatto esclusi dalle clausole del capitolato d'appalto) presenteranno dinnanzi al Tar.
Speriamo sinceramente che il sindaco Azzollini, almeno stavolta, voglia ascoltare il nostro suggerimento. Dinnanzi al suo ennesimo fallimento amministrativo non vorremmo essere chiamati ancora una volta a dire (come già successo tante volte in passato): noi vi avevamo avvisati".
Questo dichiarava nel 2009 Giovanni Abbattista.

"Questo lo scenario dal 2009 ad oggi con la "Risoluzione per grave inadempimento del contratto per l'affidamento in concessione della gestione della piscina comunale" – Det. Dirigenziale n. 339 del 7.12.2015 e l'Ordinanza Sindacale n.21257 del 15.04.2016 con cui si chiude momentaneamente la piscina", afferma il Liberatorio Politico.

Gli attivisti, dunque, si pongono domande circa la responsabilità di quella che sembrerebbe una cattiva gestione della cosa pubblica.
"Alla luce di questa ricostruzione storica e dei dubbi che abbiamo sempre avuto sull'affidamento di questa struttura comunale. Per quanto esposto si chiede l'istituzione di una Commissione d'Indagine interna al Consiglio Comunale che chiarisca e individui le responsabilità in capo a Dirigenti e /o funzionari comunali che non hanno vigilato sulla corretta gestione della piscina comunale e sul rispetto del capitolato d'appalto", è la richiesta del Liberatorio Politico.
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