
Cronaca
Omicidio di Vincenza Saracino: negata l'estradizione al presunto assassino
Il 33enne Luigi Nasato Fazio sarà processato in Venezuela, dove è stato arrestato
Molfetta - martedì 29 aprile 2025
8.00
Non si svolgerà in Italia il processo per l'uccisione di Vincenza Saracino, la 50enne di Molfetta trovata morta nel Trevigiano. La Corte Suprema di Giustizia venezuelana ha stabilito che Luigi Nasato, 33 anni, principale sospettato, sarà giudicato nel paese sudamericano, escludendo l'estradizione verso l'Italia.
Il delitto, che aveva sconvolto le comunità di Molfetta e Treviso, risale al 2 luglio 2024: quel giorno il corpo senza vita di Vincenza fu rinvenuto in un casolare abbandonato vicino alla sua casa a Canizzano. La brutalità del crimine, avvenuto a colpi di coltello, aveva immediatamente portato gli inquirenti a concentrarsi su Nasato, un ex conoscente della donna.
Dopo una lunga caccia internazionale, l'uomo fu catturato a settembre a Maracay, a circa 100 chilometri da Caracas, nascosto nell'abitazione del nonno. L'arresto era stato possibile grazie a un'operazione coordinata con l'Interpol. Subito dopo, le autorità italiane avevano formalizzato la richiesta di estradizione, ma il Venezuela si è opposto: lo scorso 19 marzo, la Corte ha respinto la domanda, riconoscendo a Nasato la prevalenza della cittadinanza venezuelana su quella italiana.
La decisione è stata comunicata ufficialmente solo in questi giorni alla Procura italiana. «Sapevamo che c'era questo rischio», ha dichiarato il procuratore Marco Martani. «Al di fuori dell'area Schengen, molti Stati rifiutano di estradare i propri cittadini. Ora il processo si terrà in Venezuela, sulla base degli elementi raccolti nelle nostre indagini. Se necessario, procederemo con una rogatoria per integrare il materiale probatorio». L'ultima iniziativa per superare l'impasse risale a febbraio, quando la Procura, in collaborazione con il Ministero della Giustizia e il Ministero degli Esteri, aveva tentato un'azione diplomatica per ottenere il via libera all'estradizione. Anche questo tentativo, però, si è scontrato con il rifiuto di Caracas.
Nasato ha dichiarato in tribunale la propria contrarietà al trasferimento in Italia e si sottoporrà al giudizio della magistratura venezuelana. Per i familiari di Vincenza e per l'intera comunità molfettese, si tratta di una ferita profonda: il desiderio di vedere celebrato il processo in patria, nel nome della giustizia, resta purtroppo inascoltato.
Il delitto, che aveva sconvolto le comunità di Molfetta e Treviso, risale al 2 luglio 2024: quel giorno il corpo senza vita di Vincenza fu rinvenuto in un casolare abbandonato vicino alla sua casa a Canizzano. La brutalità del crimine, avvenuto a colpi di coltello, aveva immediatamente portato gli inquirenti a concentrarsi su Nasato, un ex conoscente della donna.
Dopo una lunga caccia internazionale, l'uomo fu catturato a settembre a Maracay, a circa 100 chilometri da Caracas, nascosto nell'abitazione del nonno. L'arresto era stato possibile grazie a un'operazione coordinata con l'Interpol. Subito dopo, le autorità italiane avevano formalizzato la richiesta di estradizione, ma il Venezuela si è opposto: lo scorso 19 marzo, la Corte ha respinto la domanda, riconoscendo a Nasato la prevalenza della cittadinanza venezuelana su quella italiana.
La decisione è stata comunicata ufficialmente solo in questi giorni alla Procura italiana. «Sapevamo che c'era questo rischio», ha dichiarato il procuratore Marco Martani. «Al di fuori dell'area Schengen, molti Stati rifiutano di estradare i propri cittadini. Ora il processo si terrà in Venezuela, sulla base degli elementi raccolti nelle nostre indagini. Se necessario, procederemo con una rogatoria per integrare il materiale probatorio». L'ultima iniziativa per superare l'impasse risale a febbraio, quando la Procura, in collaborazione con il Ministero della Giustizia e il Ministero degli Esteri, aveva tentato un'azione diplomatica per ottenere il via libera all'estradizione. Anche questo tentativo, però, si è scontrato con il rifiuto di Caracas.
Nasato ha dichiarato in tribunale la propria contrarietà al trasferimento in Italia e si sottoporrà al giudizio della magistratura venezuelana. Per i familiari di Vincenza e per l'intera comunità molfettese, si tratta di una ferita profonda: il desiderio di vedere celebrato il processo in patria, nel nome della giustizia, resta purtroppo inascoltato.