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Lopalco: «I vaccini impediranno l'arrivo di una quarta ondata»

L’intervista esclusiva all’epidemiologo e assessore regionale alla sanità

Avrà effetto da oggi la nuova ordinanza del presidente Emiliano che dispone ulteriori restrizioni per fronteggiare l'emergenza pandemica. La Puglia passa così nella zona rossa cosiddetta rafforzata, reduce da un periodo di zona rossa. Nelle ore appena trascorse si è nuovamente superata la soglia dei 2000 contagi, drammatico il numero di decessi registrato da inizio pandemia. Una situazione della quale abbiamo discusso con l'assessore alla sanità della Puglia Pierluigi Lopalco, in prima linea nella gestione dell'emergenza sin dalla prima ondata dell'epidemia.

Professor Lopalco, l'ultima ordinanza arrivata ha posto la Puglia in un rosso rinforzato, dopo un periodo già rosso. Secondo lei i pugliesi non hanno capito quanto complicato e complesso sia il periodo che stiamo vivendo? Come siamo arrivati a questo punto?
È una domanda che andrebbe fatta a sociologi ed antropologi. A mio parere si è commesso un errore, anche a livello nazionale, a non inserire esperti in questi campi nelle cabine di regia, nei comitati tecnico scientifici e nei luoghi in cui bisognava decidere le strategie di contenimento. La strategia di contenimento di una pandemia è basata fondamentalmente, se non esclusivamente, sui comportamenti individuali. Se non si riesce ad agire sul comportamento individuale il virus non si blocca. Siamo passati dal rosso al rosso rafforzato, perché ci siamo resi conto che, nonostante la zona rossa, diverse persone, hanno deciso di continuare ad incontrarsi, di uscire di casa, scavando nei meandri del Dpcm alla ricerca di appigli che ci permettono determinati comportamenti. Si è arrivati alla zona rossa rafforzata perché il cittadino autonomamente non ha inteso che la zona rossa non è una punizione, ma un modo di arginare in maniere più severa la circolazione del virus, e che per farlo non bisogna incontrarsi. Esattamente un anno fa abbiamo imposto un lockdown terribile, con la gente chiusa in casa che cantava dai balconi; se oggi imponessimo un lockdown la gente uscirebbe in strada con i forconi. A distanza di un anno la gente è stanca per cui è diventato ancora più complicato comunicare le restrizioni sono una necessità. Si è fatto fatica anche a comunicare che i sacrifici che affronteremo ora sono gli ultimi sacrifici che chiediamo. A differenza della prima e della seconda ondata, questa terza ondata potrebbe essere l'ultima in senso assoluto, perché ora abbiamo i vaccini. I vaccini impediranno la quarta ondata: qualunque contagio evitato adesso è un contagio che eviteremo per sempre e questo principio di ultimo sforzo non siamo riusciti a farlo capire.

È passato un anno da quando si sta occupando dell'emergenza Covid. Da uomo di scienza, quando è stato chiamato, si sarebbe immaginato la terza ondata e la situazione attuale? Si poteva prevedere una situazione di questo tipo?
Assolutamente sì, la dinamica della pandemia era chiara. Ci sarebbero state almeno due forti ondate ed era impossibile prevenirle, a meno di mettere in atto situazioni di lockdown pesantissime che avrebbero fatto più danni della pandemia stessa. In Italia si è optato per la strategia dei colori per appiattire la curva. Nel momento in cui la curva sale si interviene con delle misure in modo da rallentarla, appiattirla e fare in modo che non ci sia il disastro sul servizio sanitario, e che non si arrivi alla saturazione. Non si tratta di una strategia che interrompe circolazione del virus. Quando il Governo ha detto che dobbiamo convivere con il virus intendeva proprio questo, non sarebbe stata una convivenza pacifica. Quella potremo averla quando saremo tutti vaccinati o quando avremo vaccinato tutti i fragili.

Il sindaco Decaro ha detto di avere paura. Lei, da uomo di scienza, ha paura di questa situazione?
Se c'è l'incendio in un palazzo il passante ha paura, il vigile del fuoco cerca di spegnere l'incendio. Il vigile non può permettersi di avere paura. Io, in questo momento, sono il vigile del fuoco. Io non ho paura, cerco di essere il più possibile lucido per affrontare il problema. È assolutamente giusto che un cittadino o una persona che nel suo ruolo interpreta i sentimenti dei suoi cittadini abbia paura. Per me non sarebbe normale; avere paura significherebbe non saper fare il mio mestiere.

Sulla terza ondata che stiamo vivendo c'è chi dice che sia stato fatto "terrorismo psicologico" sia dalle istituzioni che dai media. Soprattutto sul discorso varianti. Cosa risponde a questa "accusa"?
Se è stata questa la percezione allora vuol dire che abbiamo sbagliato la comunicazione. Nella comunicazione della prevenzione della pandemia non si deve creare panico, o fare terrorismo. Spero davvero che questa critica arrivi da una piccola minoranza. La mia intenzione era finalizzata al far comprendere al cittadino che la situazione è seria. Il motivo per cui si sta verificando questa situazione, e per cui oggi in Puglia abbiamo già superato il numero di casi della seconda ondata di novembre, è legato alla diffusione delle varianti, è la comunicazione di un dato scientifico. La presenza delle varianti virali, associato a comportamenti legati a stanchezza e voglia di socialità, hanno creato la terza ondata. È un dato di fatto. Spero che, comunicato con la massima pacatezza, non venga percepito come terrorismo, ma come comunicazione di un dato di fatto.

La divisione in colori, come ha evidenziato, è finalizzata a non sovraccaricare il sistema sanitario. In Puglia la situazione è critica e nonostante l'apertura dell'ospedale in Fiera e c'è chi sostiene che non ci siano ancora posti in più, che le terapie intensive cominciano ad essere in affanno e i pronto soccorso sono al collasso. Può spiegarci meglio in che condizioni ci troviamo dal punto di vista sanitario?
La situazione reale è che nel corso di una ondata come quella che stiamo vivendo tutto il sistema è sotto stress. I pronto soccorso non sono mai chiusi, vanno in affanno, ma il sistema del 118 ha sempre funzionato anche durante il picco massimo della pandemia. Stabilire la zona rossa serve proprio a tenere sotto controllo la situazione. Noi avevamo dei dati molto precisi e siamo riusciti ad intercettare il momento giusto per attivare una zona rossa. Se fossimo andati dietro solo al fattore Rt non avremmo avuto la zona rossa. E in questo posso dire che abbiamo fatto scuola, in quanto abbiamo sottolineato che non bastava solo la valutazione dell'Rt ma era necessario vedere l'incidenza, vedere il numero dei casi. Questo è un problema tecnico che ha messo la Puglia in un sistema di sicurezza per quanto riguarda la rete ospedaliera.
Quando arriva un'ondata non esiste struttura ospedaliera che possa essere rilassata. Abbiamo visto la Lombardia con 2 mila terapie intensive andare in tilt. L'ospedale in Fiera? Meno male che è stato realizzato: ci sono più di 100 persone ora ricoverate in quel reparto. Purtroppo, c'è un limite all'estensione della rete ospedaliera, ed è quello degli operatori sanitari, soprattutto anestesisti. Possiamo solo, attraverso strutture come quelle in Fiera, ottimizzare il personale che abbiamo.

Questione scuola. Continua la lotta tra chi ritiene la scuola sicura e chi invece ritiene la scuola un luogo di contagio, come spesso ribadito anche da lei e dal presidente Emiliano. Cosa non è stato fatto che si sarebbe potuto fare per garantire lezioni in presenza in sicurezza? E cosa si può fare ora per far tornare tutti in classe il 7 aprile?
Bisognerebbe fermare la pandemia. Non si è capito un principio fondamentale: siamo in pandemia e, per quanto possiamo prendere tutte le precauzioni possibili, non esiste un luogo sicuro durante una pandemia. Nel momento in cui, in una regione di 4 milioni di persone, si muovono 500 mila studenti, ovvero 1 cittadino su 8, questa mobilità accelera la diffusione del virus. Se poi questo virus diventa più cattivo nei confronti dei ragazzi, è probabile che qualcuno di questi ragazzi possa finire in ospedale. È un dato di fatto. La scelta politica sta nel bilanciare questo rischio con i rischi che necessariamente ci sono nel blocco o rallentamento del processo educativo. Perché anche evitare la didattica in presenza comperta dei rischi di natura sociale, educativa, familiare… Una volta vaccinati tutti gli operatori scolastici, avendo così evitato che possano finire in ospedale se dovessero ammalarsi, ci troviamo in una situazione di maggiore serenità dal punto di vista sanitario. Dopo Pasqua ci rimetteremo alle decisioni del Governo, che valuterà insieme al Cts.

Vaccinazioni. Si sta lavorando per andare avanti e provvedere a vaccinare più persone possibili. Come si procederà?
Le vaccinazioni del personale della scuola sono terminate. A breve comunicheremo le modalità con le quali avvieremo le vaccinazioni, a partire dal 12 aprile, dei cittadini al di sotto degli 80 anni. Stiamo testando un sistema informatico che sarà presentato ufficialmente nei prossimi giorni, che darà loro indicazioni precise su quando e dove saranno vaccinati. Fino al 12 aprile abbiamo le dosi a stento sufficienti per completare le vaccinazioni degli over 80 e dei soggetti fragili.

Nei giorni scorsi c'era stata una dichiarazione del consigliere Vizzino che sottolineava come gli operatori dei supermercati dovessero essere inseriti tra le categorie da vaccinare al più presto. A queste persone che lavorano quotidianamente a contatto con il pubblico cosa vogliamo dire?
Sono nel nostro cuore come ci sono tutti, gli impiegati delle Poste, quelli dell'anagrafe, della Motorizzazione civile che fanno esami di guida all'interno di un abitacolo… Le categorie sono tantissime. Il principio del piano vaccinale è questo: bisogna vaccinare prima chi è a rischio di malattia grave o di morte, per cui gli anziani e i fragili.
Si è aperta una finestra nel piano vaccinale, con la disponibilità del vaccino AstraZeneca che non poteva essere utilizzato per gli anziani e così, per scelta politica del Governo italiano, non di Pierluigi Lopalco, si è passato a vaccinare gli operatori di scuole e università e le forze dell'ordine, anche se non erano anziani. Una volta completate queste fasce avremmo voluto continuare con gli operatori dei servizi essenziali, in cui sarebbero entrati anche gli operatori di sportello. Ma il nuovo piano vaccini non considera prioritari gli operatori essenziali, ma gli anziani dopo che era arrivato l'ok alla somministrazione di AstraZeneca anche per loro. Non è vero che gli operatori del supermercato non sono più nel mio cuore, ma il piano nazionale deciso dal Governo ci ha detto di fermarci a vaccinare i lavoratori e di continuare con gli anziani.
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