Mario Draghi
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Legislatura al capolinea, gli italiani torneranno al voto il 25 settembre o il 2 ottobre

Crisi senza sbocchi, si va verso lo scioglimento anticipato delle Camere

Il Governo di unità nazionale guidato da Mario Draghi ha terminato il suo tempo. La crisi parlamentare non ha trovato alcuno sbocco e il primo ministro, benché non sfiduciato, ha deciso di recarsi al Quirinale nella mattinata di giovedì 21 luglio per formalizzare le sue dimissioni davanti al presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Il Capo dello Stato agirà secondo quanto previsto dalla Costituzione e in base alle sue prerogative incontrerà dapprima il presidente del Senato Elisabetta Casellati (16:30) e quindi il presidente della Camera Roberto Fico (17). Un passaggio doveroso ed essenziale ai fini dell'assunzione del provvedimento di scioglimento delle Camere, in base ai contenuti dell'articolo 88 della Carta Costituzionale: «Il presidente della Repubblica può, sentiti i loro presidenti, sciogliere le Camere o anche una sola di esse».

Mattarella potrebbe perciò rivolgersi agli italiani attraverso un messaggio e ufficializzare la scelta di chiudere anticipatamente la XVIII Legislatura. Le elezioni politiche dovrebbero quindi tenersi domenica 25 settembre oppure il 2 ottobre con l'applicazione conseguente delle modifiche approvate tramite Referendum costituzionale nel 2020: saranno eletti 400 deputati e 200 senatori, un numero decisamente inferiore rispetto agli attuali 630 membri di Montecitorio e 315 di Palazzo Madama.

La corsa ad un posto in lista, naturalmente, è già scattata, con i parlamentari pugliesi uscenti a caccia della ricandidatura.
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