Cinque Misteri arciconfraternita Santo Stefano jfif
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Vita di città

L’arciconfraternita di Santo Stefano di Molfetta tra valori e partecipazione

Il priore Silvestri: «Guardiamo al futuro tenendo a cuore il nostro passato»

A Molfetta cresce l'attesa per la Settimana Santa, periodo in cui le arciconfraternite e le confraternite sono indiscusse protagoniste.

Abbiamo incontrato Lello Silvestri, priore della arciconfraternita di Santo Stefano dal Sacco Rosso. Silvestri ci ha raccontato come i confratelli si apprestano a vivere questo periodo intenso e quali sono le attività in cui sono coinvolti nel resto dell'anno.

Quali sono gli eventi della Settimana Santa in cui la vostra arciconfraternita sarà coinvolta?
«Per le nostre attività la Settimana Santa è il periodo più intenso. Noi confratelli sentiamo la forza mistica di questo periodo, che culmina con la processione dei Cinque Misteri il venerdì Santo. Da noi i lavori iniziano il pomeriggio della domenica delle palme con la preparazione dei simulacri da esporre nel sepolcro, che viene completato durante la mattina del mercoledì santo. Ciò avviene perché nelle ore serali del mercoledì si celebra davanti all'esposizione delle statue il famoso rito dell'"ufficio delle tenebre", che prevede canti delle lezioni e lamentazioni bibliche e dei salmi, i cui toni musicali antichissimi fanno emergere in noi confratelli la profonda spiritualità che ci contraddistingue. Tuttavia l'evento più atteso è la processione del venerdì Santo, la cui uscita è fissata per le 4 del venerdì mattina, a seguito del cambiamento di orario disposto dall'allora vescovo don Tonino Bello. Tutti i riti della Settimana Santa, processioni comprese, per i molfettesi rappresentano un coinvolgimento emotivo e richiamano un'enorme partecipazione popolare. La sera del venerdì Santo, al termine della funzione in Cattedrale dell'adorazione della Croce, nella chiesa di santo Stefano viene celebrata la funzione dell'ultimo venerdì, a completamento del pio esercizio dei cinque venerdì di Quaresima. La funzione viene celebrata con il Cristo morto allestito così come viene portato in processione».

Qual è l'elemento più caratteristico che riguarda la confraternita del Sacco Rosso?
«La nostra arciconfraternita, come anche le altre, è canonicamente definita un'associazione pubblica di fedeli. Si tratta di un ente di natura ecclesiastica eretto dal vescovo e sottoposto al suo controllo, civilmente riconosciuto, iscritto nel registro delle persone giuridiche presso la prefettura di Bari. Come associazione, la confraternita soggiace alle norme di diritto canonico, in particolare il titolo V relativo all'associazione dei fedeli e al diritto civile per le associazioni riconosciute. Può essere titolare di diritti reali e agire direttamente negli atti di ordinaria e straordinaria amministrazione. L'arciconfraternita di Santo Stefano non ha elementi specifici se non la nostra storia, i nostri valori e le nostre tradizioni e questo non è un aspetto di poco conto. È un sodalizio che fonda le proprie radici tra il 1230 e il 1240, anche se mancano fonti scritte, in quanto distrutte dal Sacco di Molfetta nella prima metà del 1500. Questa memoria e il senso più profondo della nostra identità ci impongono di consegnare alle prossime generazioni un sodalizio vivo e inserito nella comunità cittadina. Questo è possibile solo continuando a guardare al futuro tenendo sempre a cuore il nostro passato».

Oltre al periodo pasquale, quali sono gli appuntamenti e le attività che vedono protagonista la vostra Confraternita durante il resto dell'anno?
«Come dicevo prima, il nostro è un ente ecclesiastico. Nella nostra chiesetta, ricostruita nel 1586, celebriamo i nostri riti religiosi tenuti dal padre spirituale. Nel solco della sua originaria vocazione, che è quella di promuovere la solidarietà spirituale e materiale verso i più bisognosi, la nostra confraternita ha istituito sin dagli anni '60 un proprio strumento operativo, dotato di autonomia patrimoniale e gestionale per le opere di carità. Un apposito titolo del nostro regolamento disciplina la finalità, la gestione e il finanziamento di questo ente, denominato "bontà di santo Stefano". Tramite l'opera della bontà di santo Stefano abbiamo garantito e stiamo garantendo ancora, sin dall'inizio del mandato, un sostegno quotidiano a una realtà locale di volontariato, che gestisce una mensa per i poveri. Siamo convinti che sostenere i bisogni dei più poveri non può essere un compito episodico, al contrario deve essere un impegno quotidiano specialmente per noi credenti. L'opera bontà di santo Stefano si finanzia con le oblazioni volontarie dei confratelli o dei benefattori. Purtroppo la pandemia ha notevolmente aumentato i bisogni di questa gente. Un altro appuntamento cui non manchiamo da oltre un trentennio è la donazione del sangue, organizzata nel mese di dicembre. Inizialmente veniva svolta nella chiesa di santo Stefano, in sacrestia. Il primo donatore è stato don Tonino Bello. Altro appuntamento cui non rinunciamo da oltre un decennio è la raccolta del banco farmaceutico. Si tratta di una raccolta di medicinali da banco, la cui raccolta viene devoluta alla Caritas e ad altri enti di volontariato. Quest'anno abbiamo ottenuto un ottimo risultato, raddoppiando quantitativamente i flaconi donati rispetto all' anno precedente. Il ricavato è stato donato alla Caritas e all'ANT».
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