
L’ANPI Molfetta ricorda l’eccidio del 28 Luglio 1943 a Bari
Il ricordo di quanto accaduto a via Niccolò dell’Arca
Molfetta - martedì 29 luglio 2025
12.23
Anche quest'anno, presso il civico 5 di piazza Paradiso, dove abitò la famiglia del prof. Tommaso Fiore, l'ANPI sez di Molfetta "Giovanni e Tiberio Pansini" ha ricordato l'eccidio che avvenne in via Niccolò dell'Arca a Bari il 28 luglio 1943, con la morte di 20 persone e 35 feriti. .."L'impeto di gioia per la caduta di Mussolini fu presto represso anche nella nostra città come altrove , ma più dolorosamente che altrove, in un lago di sangue…".
Così commentò il prof. Fabrizio Canfora un anno dopo l'eccidio per ricordare i 20 morti innocenti, tra cui Graziano Fiore, figlio del prof. Tommaso che, al grido di viva la libertà, marciava felice per l'annunciata scarcerazione di suo padre e di altri antifascisti quali Guido De Ruggero, Michele Cifarelli, Guido Calogero, Giuseppe Laterza e Giulio Butticci. Infine, come racconta Plinio Salerno (fedele osservatore in quanto presente alla manifestazione fingendosi morto dopo la sparatoria),…."giunti in via Niccolò dell'Arca dinanzi alla sede del Partito Nazional-Fascista, i militari badogliani e i fascisti sparavano senza rabbia e senza pietà, indifferenti e precisi, come il più perfetto plotone di esecuzione; ci rivoltammo indifesi nella polvere, cademmo, ci calpestammo l'un l'altro. E tutt'attorno tanto sangue".
L'inchiesta della procura militare e la successiva sentenza del tribunale sull'eccidio di Via Niccolò dell'Arca non individuarono nessun colpevole. Salomonicamente, furono prosciolti sia gli antifascisti arrestati, sia il milite provocatore (unico imputato per la strage). Nessun altro militare fu indagato dalla procura. Non si investigò nemmeno sui fascisti che avevano sparato dalla sede della federazione: fantasmi dissolti nel nulla.
Questo tragico episodio però, innescò la miccia con la costituzione del Fronte Nazionale dei Partiti (embrione del futuro Comitato di Liberazione Nazionale) e della reazione popolare che portò il 9 settembre alla difesa del porto e alla liberazione di Bari dagli oppressori tedeschi.
Così commentò il prof. Fabrizio Canfora un anno dopo l'eccidio per ricordare i 20 morti innocenti, tra cui Graziano Fiore, figlio del prof. Tommaso che, al grido di viva la libertà, marciava felice per l'annunciata scarcerazione di suo padre e di altri antifascisti quali Guido De Ruggero, Michele Cifarelli, Guido Calogero, Giuseppe Laterza e Giulio Butticci. Infine, come racconta Plinio Salerno (fedele osservatore in quanto presente alla manifestazione fingendosi morto dopo la sparatoria),…."giunti in via Niccolò dell'Arca dinanzi alla sede del Partito Nazional-Fascista, i militari badogliani e i fascisti sparavano senza rabbia e senza pietà, indifferenti e precisi, come il più perfetto plotone di esecuzione; ci rivoltammo indifesi nella polvere, cademmo, ci calpestammo l'un l'altro. E tutt'attorno tanto sangue".
L'inchiesta della procura militare e la successiva sentenza del tribunale sull'eccidio di Via Niccolò dell'Arca non individuarono nessun colpevole. Salomonicamente, furono prosciolti sia gli antifascisti arrestati, sia il milite provocatore (unico imputato per la strage). Nessun altro militare fu indagato dalla procura. Non si investigò nemmeno sui fascisti che avevano sparato dalla sede della federazione: fantasmi dissolti nel nulla.
Questo tragico episodio però, innescò la miccia con la costituzione del Fronte Nazionale dei Partiti (embrione del futuro Comitato di Liberazione Nazionale) e della reazione popolare che portò il 9 settembre alla difesa del porto e alla liberazione di Bari dagli oppressori tedeschi.