
Cronaca
«Appalti in cambio di voti». Agli arresti domiciliari il sindaco Minervini
L'ordinanza della gip Chiddo dopo le richieste della Procura: stesso provvedimento anche per la dirigente De Leonardis
Molfetta - venerdì 6 giugno 2025
07.57
Il sindaco di Molfetta, Tommaso Minervini, è finito agli arresti domiciliari nell'ambito di una vasta inchiesta giudiziaria che coinvolge l'amministrazione comunale e diversi appalti pubblici. Al centro delle indagini, condotte dalla Guardia di Finanza e coordinate dalla Procura di Trani, vi sarebbe un presunto sistema di gestione illecita delle gare d'appalto per importanti opere pubbliche, tra cui la nuova area mercatale, il porto commerciale e lo sportello per l'impiego "Porta Futuro".
Secondo gli inquirenti, le gare sarebbero state pilotate attraverso un meccanismo che coinvolgeva direttamente il sindaco e alcuni alti funzionari comunali. Le accuse contestate agli indagati sono pesanti: corruzione, turbativa d'asta, peculato e falso. In totale, sono 21 le persone coinvolte e 21 i capi d'imputazione formalizzati. Insieme al primo cittadino, agli arresti domiciliari è finita anche la dirigente comunale Lidia De Leonardis. Misure interdittive sono state invece applicate nei confronti di Alessandro Binetti, responsabile unico del procedimento per i lavori al porto, e Domenico Satalino, dirigente ai lavori pubblici, entrambi sospesi per un anno dai rispettivi incarichi. Revocato il divieto di dimora al funzionario comunale Mario Morea, inizialmente accusato di avere avuto un ruolo centrale nella gestione delle gare sotto indagine.
Tra gli altri nomi spicca quello dell'imprenditore portuale Vito Leonardo Totorizzo, destinatario del divieto di contrattare con la Pubblica Amministrazione: secondo l'accusa, avrebbe cercato di influenzare l'assegnazione dell'appalto per la banchina nord-est del porto in cambio di un sostegno politico al sindaco. Nel mirino della Procura anche il luogotenente della Guardia di Finanza Michele Pizzo e il suo autista Tommaso Messina, entrambi indagati per presunti rapporti illeciti con l'amministrazione. L'indagine trae origine da un'inchiesta avviata tre anni fa sulle presunte anomalie nell'assegnazione dell'appalto per l'area mercatale, progetto che fu successivamente sottoposto a sequestro.
Le misure cautelari sono scattate dopo gli interrogatori del 3 maggio scorso, a seguito dei quali il giudice per le indagini preliminari ha ritenuto sussistenti gravi indizi di reato, disponendo i provvedimenti restrittivi. L'inchiesta, per vastità e rilievo degli incarichi coinvolti, si configura come una delle più delicate operazioni giudiziarie degli ultimi anni in ambito amministrativo locale.
Il gip ha riconosciuto la sussistenza dei gravi indizi per tutte le contestazioni ad eccezione di quella relativa alle nomine di due esponenti politici nella Multiservizi. L'accusa relativa all'auto di servizio è stata riqualificata in peculato d'uso.
Secondo gli inquirenti, le gare sarebbero state pilotate attraverso un meccanismo che coinvolgeva direttamente il sindaco e alcuni alti funzionari comunali. Le accuse contestate agli indagati sono pesanti: corruzione, turbativa d'asta, peculato e falso. In totale, sono 21 le persone coinvolte e 21 i capi d'imputazione formalizzati. Insieme al primo cittadino, agli arresti domiciliari è finita anche la dirigente comunale Lidia De Leonardis. Misure interdittive sono state invece applicate nei confronti di Alessandro Binetti, responsabile unico del procedimento per i lavori al porto, e Domenico Satalino, dirigente ai lavori pubblici, entrambi sospesi per un anno dai rispettivi incarichi. Revocato il divieto di dimora al funzionario comunale Mario Morea, inizialmente accusato di avere avuto un ruolo centrale nella gestione delle gare sotto indagine.
Tra gli altri nomi spicca quello dell'imprenditore portuale Vito Leonardo Totorizzo, destinatario del divieto di contrattare con la Pubblica Amministrazione: secondo l'accusa, avrebbe cercato di influenzare l'assegnazione dell'appalto per la banchina nord-est del porto in cambio di un sostegno politico al sindaco. Nel mirino della Procura anche il luogotenente della Guardia di Finanza Michele Pizzo e il suo autista Tommaso Messina, entrambi indagati per presunti rapporti illeciti con l'amministrazione. L'indagine trae origine da un'inchiesta avviata tre anni fa sulle presunte anomalie nell'assegnazione dell'appalto per l'area mercatale, progetto che fu successivamente sottoposto a sequestro.
Le misure cautelari sono scattate dopo gli interrogatori del 3 maggio scorso, a seguito dei quali il giudice per le indagini preliminari ha ritenuto sussistenti gravi indizi di reato, disponendo i provvedimenti restrittivi. L'inchiesta, per vastità e rilievo degli incarichi coinvolti, si configura come una delle più delicate operazioni giudiziarie degli ultimi anni in ambito amministrativo locale.
Il gip ha riconosciuto la sussistenza dei gravi indizi per tutte le contestazioni ad eccezione di quella relativa alle nomine di due esponenti politici nella Multiservizi. L'accusa relativa all'auto di servizio è stata riqualificata in peculato d'uso.