Convegno molfettesi nel mondo
Convegno molfettesi nel mondo

Ieri l'apertura del trentottesimo convegno dei Molfettesi nel Mondo

Il Venezuela al centro del dibattito nell'aula Carnicella

È stata interamente dedicata alla martoriata situazione del Venezuela la serata di apertura del 38° Convegno dei Molfettesi del Mondo, appuntamento che dal 1981 intitola una serie di giornate ai nostri concittadini d'oltremare che spesso, nei giorni della Festa patronale di settembre, tornano nella terra d'origine dopo anni di orgoglioso lavoro silenzioso all'estero.

La tradizione del Convegno dei Molfettesi nel Mondo ha una storia ormai lunga e consolidata e che parla di legami che, arrivati spesso alla terza o quarta generazione di emigranti, non sono quasi più di nascita ma di anima, di una sorta di sostanza profonda che accomuna tutti coloro che sono anche lontanamente originari di Molfetta: per questo il Convegno sceglie quest'anno come tema "La ricchezza delle origini" a testimoniare appunto quanto questo sostrato resti immutato al di là delle distanze spaziali.
La profondità di tale legame è stata ancora più evidente nella serata di presentazione del Convegno in cui, accanto alla presidente dell'Associazione "Molfettesi nel Mondo" Angela Amato, al sindaco Tommaso Minervini e alla giornalista Lucrezia d'Ambrosio, è intervenuta Barbara Schiavulli, inviata di guerra di moltissime testate giornalistiche tra cui l'Espresso, la Stampa, il Messaggero, Sky tg24, nonché direttrice dal 2015 di Radio Bullets, web radio nata dal progetto di raccontare l'estero che spesso non trova spazio nel resto dell'informazione.
Un caso emblematico in tal senso resta il Venezuela, paese con cui Molfetta ha intessuto nei decenni una profonda relazione fatta di famiglie che vi si sono trasferite per cercare fortuna, costruendosi esistenze completamente nuove e la cui serenità da diversi anni è messa a rischio da una situazione politica non semplice da codificare per chi si trova da questa parte: il merito dell'intervento lucido e mai banale di Barbara Schiavulli è stato quello di fornirne un racconto di prima mano, derivato da due reportage che la giornalista ha compiuto ad agosto 2017 e a gennaio 2018, nel quale si è "limitata" a fotografare la realtà del paese sudamericano al di là di pregiudizi e strumentalizzazioni politiche.
Se porre una distanza ideologica dallo scenario venezuelano risulta vitale, molto più complicato, se non impossibile, è frapporre un filtro emotivo ai racconti che giungono dal paese ridotto ormai allo stremo, dove il reddito base è di quattro euro al mese e una scatoletta di tonno può arrivare a costarne sette, dove l'elettricità in alcuni periodi è presente solo per mezz'ora al giorno nelle prime ore dell'alba, dove manca l'acqua corrente persino negli ospedali e dove chi ha bisogno di subire un intervento deve pagare da sé tutto l'occorrente, persino il camice del medico. La situazione, già così gravissima, assume contorni strazianti nel racconto delle famiglie che non possono reperire medicinali per molti tipi di patologie, dai trapianti alle malattie oncologiche, come nel caso di Vanessa e Lucilla, mamma e figlia, entrambe malate di tumore ed entrambe costrette ad una vita di stenti, dove bisogna fare i salti mortali per portare anche solo un pasto in tavola e dove ci si cura con medicine scadute o destinate ai bambini.

Le storie riportate da Barbara Schiavulli restituiscono un mosaico di umanità che colpisce dritto allo stomaco, mentre ci si porta a casa, come sottolineato da Lucrezia d'Ambrosio, un senso di impotenza e frustrazione che non si può mettere a tacere: le organizzazioni internazionali operano con difficoltà in Venezuela ed anche se l'Italia è il paese europeo che dona più farmaci allo stato sudamericano, farli giungere a destinazione diventa una corsa ad ostacoli che può facilmente arenarsi nella confisca o nel mercato nero. Si delinea quindi uno scenario che, senza un vero bombardamento, senza un vero e proprio conflitto, non ha nulla tragicamente da invidiare ai peggiori teatri di guerra del mondo.

In chiusura, in una platea silenziosa e quasi scossa, è intervenuto il sindaco Tommaso Minervini che ha lodato "la lezione di giornalismo" di Barbara Schiavulli in un panorama dove spesso "tutti narrano, ma nessuno descrive", rimarcando sulla necessità che la comunità internazionale si faccia carico del problema, ripagando l'enorme debito di riconoscenza che ha nei confronti del Venezuela, terra ricchissima che negli anni ha accolto e nutrito migliaia di stranieri.
Il Convegno dei Molfettesi nel Mondo prosegue lunedì 2 settembre con la tradizionale messa dell'emigrante presso la Basilica della Madonna dei Martiri, durante la quale verrà donato il manto che già fu della statua della Madonna custodita ad Hoboken, ora sostituito e riportato a Molfetta.
  • Associazione Molfettesi nel Mondo
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