
Politica
D'Amato (PD) in Consiglio: «La maggioranza ha paura del confronto»
Il suo intervento in apertura: «Amministrazione muta davanti a ciò che sta accadendo»
Molfetta - mercoledì 14 maggio 2025
18.41
Clima acceso nel Consiglio comunale di oggi, con le opposizioni all'attacco per gli ultimi sviluppi: a far discutere è stato anche il duro intervento del consigliere comunale del PD, Alberto D'Amato. A seguire, il suo intervento:
"Presidente del Consiglio, Signor Sindaco, colleghi consiglieri,
oggi si apre un Consiglio Comunale che cade in un momento gravissimo per la nostra città.
Non possiamo far finta di nulla. Non possiamo far finta che sia una seduta come tutte le altre. Perché oggi, il nome di Molfetta è legato a un'inchiesta giudiziaria che coinvolge il vertice dell'amministrazione comunale e parte della sua struttura tecnica. Un'inchiesta che, al di là della responsabilità penale la cui individuazione ed eventuale condanna giudiziaria compete alla magistratura, impone a questo Consiglio una riflessione profonda e doverosa.
Noi oggi siamo chiamati a discutere il bilancio consuntivo. Non un atto tecnico qualunque, ma un documento fondamentale, che ha un'altissima valenza politica. Perché il consuntivo rappresenta, in fondo, il giudizio complessivo sull'azione amministrativa di un intero anno: sulle scelte fatte, sulle priorità indicate, sulla visione che ha guidato il governo della città. Ma prima di parlare di numeri, dobbiamo parlare di fiducia. Perché il bilancio più in rosso oggi è quello tra istituzioni e cittadinanza.
I cittadini ci guardano. E non ci chiedono solo risposte contabili. Ci chiedono risposte morali, politiche, civiche. Ci chiedono se questa città ha ancora una guida. Se le scelte fatte negli ultimi anni sono state nell'interesse della collettività o per altri scopi. Ci chiedono se chi governa è ancora legittimato a farlo, alla luce non solo delle indagini, ma della situazione complessiva di crisi, isolamento e sfiducia che viviamo.
Non sta a noi pronunciare sentenze. Ma sta a noi aprire un dibattito politico all'altezza della fase storica che stiamo attraversando.
Noi non emettiamo condanne penali ma spetta a noi, oggi, ribadire la nostra Condanna POLITICA.
La nostra Condanna al modo in cui è stata amministrata, da questa Amministrazione, la Città di Molfetta.
La nostra Condanna alla assenza di idee, di progetti, di trasparenza di questa Amministrazione Comunale.
In questi anni siete stati CHIUSI nel Palazzo di Città, con le porte e le finestre serrate, mentre Molfetta scivolava ogni giorno di più nel baratro dell'impoverimento economico, sociale e culturale.
Siete rimasti, con atteggiamento sprezzante contro ogni anche timida voce di dissenso, al Governo della Città.
Non ve ne siete accorti ma mentre eravate vicini all'UOMO SOLO AL COMANDO, il Sindaco Minervini, questa città soffriva.
Mentre festeggiavate obiettivi mai raggiunti veramente, questa Città a cominciato, nella vostra indifferenza a stancarsi di voi.
Le opposizioni, nessuna esclusa, ha continuato a farvi domande. Non ci avete mai degnato di nemmeno una risposta.
Ed è per questo che anche oggi, qui, chiediamo delle risposte. Le chiediamo al Sindaco. Le chiediamo in questa sede, che è la sede istituzionale più alta e più trasparente per parlarne pubblicamente. Il Consiglio Comunale è il luogo del confronto, del dibattito, del contraddittorio.
E invece oggi constatiamo, con amarezza e con preoccupazione, l'assenza del Sindaco da quest'aula. È un fatto gravissimo. Un Sindaco non può sottrarsi al confronto istituzionale nel momento più difficile della vita amministrativa della città. Un Sindaco non si nasconde. Un Sindaco deve metterci la faccia, soprattutto quando la città chiede risposte, verità e assunzione di responsabilità.
Oggi il Sindaco ha scelto di non esserci. E questo è un segnale politico preciso: il rifiuto del confronto democratico. Noi lo denunciamo con forza. E allo stesso tempo ci appelliamo alla maggioranza, qui presente: avete voi ora la responsabilità di aprire un confronto serio, aperto, pubblico. Se il Sindaco ha deciso di voltare le spalle alla città, voi avete ancora la possibilità di guardarla in faccia e parlare.
Noi, come consiglieri comunali e come forze politiche, abbiamo il dovere di non restare in silenzio. Di non girarci dall'altra parte. Di non trasformare la normalità istituzionale in una copertura dell'anormalità politica.
Perché oggi la normalità è interrotta. E chi siede in quest'aula, con ruoli di governo o di opposizione, ha una responsabilità storica.
Noi siamo qui per ribadire che questa crisi non può essere minimizzata, derubricata, normalizzata. È una crisi che chiama in causa la natura del potere locale, il rapporto con il territorio, l'idea stessa di democrazia amministrativa.
È per questo che chiediamo, fin da ora, al Sindaco e alla sua maggioranza un'assunzione di responsabilità chiara, trasparente e immediata. Non per fare processi politici, ma per restituire dignità e verità al rapporto tra istituzioni e cittadini.
Oggi non si tratta di difendere o attaccare. Oggi si tratta di capire se abbiamo ancora il coraggio di dire la verità a questa città.
E la verità è che Molfetta sta vivendo una delle pagine più buie della sua storia amministrativa. E che non possiamo riaprire la discussione politica come se niente fosse.
E a questo si aggiunge qualcosa di ancor più paradossale: è assurdo che, a fronte di una crisi di questa portata, la maggioranza di questa amministrazione non abbia detto una sola parola. Nessuna presa di posizione, nessuna dichiarazione pubblica, nessuna difesa del Sindaco, dell'amministrazione, dell'operato di questi anni. Solo silenzio. Solo assenza. Solo distanza.
E come se non bastasse, dobbiamo denunciare con fermezza un fatto che grida ingiustizia democratica: avevamo chiesto, con atto formale e con spirito costruttivo, di discutere in quest'aula della crisi che sta travolgendo la nostra città. Di parlarne alla luce del sole, davanti ai cittadini. Di aprire un confronto vero, coraggioso, necessario. E invece ci è stato detto no. La Presidenza ha negato questo diritto. La maggioranza ha scelto il silenzio.
Siamo delusi. Siamo arrabbiati. Perché non si governa una città nascondendo la polvere sotto il tappeto, sperando che il tempo lavi via le responsabilità.
Questo rifiuto non è una dimenticanza tecnica: è una scelta politica. È la dimostrazione di un potere che teme le parole, che rifugge dal confronto, che abdica alla trasparenza.
Non si ha il diritto di fare finta di niente. Non si ha il diritto di abbassare lo sguardo. Perché là fuori, ci sono cittadini che ci chiedono di essere guardati negli occhi, che pretendono risposte, non silenzi.
Noi ci aspettiamo che chi ha l'onore di amministrare questa città lo faccia con la coscienza a posto, con serenità, con trasparenza. E soprattutto ci aspettiamo che chi governa possa fare sonni tranquilli. Perché una città non si guida con l'ansia dell'arresto, ma con la tranquillità di chi sa di aver agito per il bene comune, nel rispetto delle regole.
Questo è l'inizio di un confronto che deve essere all'altezza della gravità dei fatti.
E noi, da parte nostra, ci saremo. Con fermezza, con senso delle istituzioni e con la voce di una città che chiede risposte, non giustificazioni.
"Presidente del Consiglio, Signor Sindaco, colleghi consiglieri,
oggi si apre un Consiglio Comunale che cade in un momento gravissimo per la nostra città.
Non possiamo far finta di nulla. Non possiamo far finta che sia una seduta come tutte le altre. Perché oggi, il nome di Molfetta è legato a un'inchiesta giudiziaria che coinvolge il vertice dell'amministrazione comunale e parte della sua struttura tecnica. Un'inchiesta che, al di là della responsabilità penale la cui individuazione ed eventuale condanna giudiziaria compete alla magistratura, impone a questo Consiglio una riflessione profonda e doverosa.
Noi oggi siamo chiamati a discutere il bilancio consuntivo. Non un atto tecnico qualunque, ma un documento fondamentale, che ha un'altissima valenza politica. Perché il consuntivo rappresenta, in fondo, il giudizio complessivo sull'azione amministrativa di un intero anno: sulle scelte fatte, sulle priorità indicate, sulla visione che ha guidato il governo della città. Ma prima di parlare di numeri, dobbiamo parlare di fiducia. Perché il bilancio più in rosso oggi è quello tra istituzioni e cittadinanza.
I cittadini ci guardano. E non ci chiedono solo risposte contabili. Ci chiedono risposte morali, politiche, civiche. Ci chiedono se questa città ha ancora una guida. Se le scelte fatte negli ultimi anni sono state nell'interesse della collettività o per altri scopi. Ci chiedono se chi governa è ancora legittimato a farlo, alla luce non solo delle indagini, ma della situazione complessiva di crisi, isolamento e sfiducia che viviamo.
Non sta a noi pronunciare sentenze. Ma sta a noi aprire un dibattito politico all'altezza della fase storica che stiamo attraversando.
Noi non emettiamo condanne penali ma spetta a noi, oggi, ribadire la nostra Condanna POLITICA.
La nostra Condanna al modo in cui è stata amministrata, da questa Amministrazione, la Città di Molfetta.
La nostra Condanna alla assenza di idee, di progetti, di trasparenza di questa Amministrazione Comunale.
In questi anni siete stati CHIUSI nel Palazzo di Città, con le porte e le finestre serrate, mentre Molfetta scivolava ogni giorno di più nel baratro dell'impoverimento economico, sociale e culturale.
Siete rimasti, con atteggiamento sprezzante contro ogni anche timida voce di dissenso, al Governo della Città.
Non ve ne siete accorti ma mentre eravate vicini all'UOMO SOLO AL COMANDO, il Sindaco Minervini, questa città soffriva.
Mentre festeggiavate obiettivi mai raggiunti veramente, questa Città a cominciato, nella vostra indifferenza a stancarsi di voi.
Le opposizioni, nessuna esclusa, ha continuato a farvi domande. Non ci avete mai degnato di nemmeno una risposta.
Ed è per questo che anche oggi, qui, chiediamo delle risposte. Le chiediamo al Sindaco. Le chiediamo in questa sede, che è la sede istituzionale più alta e più trasparente per parlarne pubblicamente. Il Consiglio Comunale è il luogo del confronto, del dibattito, del contraddittorio.
E invece oggi constatiamo, con amarezza e con preoccupazione, l'assenza del Sindaco da quest'aula. È un fatto gravissimo. Un Sindaco non può sottrarsi al confronto istituzionale nel momento più difficile della vita amministrativa della città. Un Sindaco non si nasconde. Un Sindaco deve metterci la faccia, soprattutto quando la città chiede risposte, verità e assunzione di responsabilità.
Oggi il Sindaco ha scelto di non esserci. E questo è un segnale politico preciso: il rifiuto del confronto democratico. Noi lo denunciamo con forza. E allo stesso tempo ci appelliamo alla maggioranza, qui presente: avete voi ora la responsabilità di aprire un confronto serio, aperto, pubblico. Se il Sindaco ha deciso di voltare le spalle alla città, voi avete ancora la possibilità di guardarla in faccia e parlare.
Noi, come consiglieri comunali e come forze politiche, abbiamo il dovere di non restare in silenzio. Di non girarci dall'altra parte. Di non trasformare la normalità istituzionale in una copertura dell'anormalità politica.
Perché oggi la normalità è interrotta. E chi siede in quest'aula, con ruoli di governo o di opposizione, ha una responsabilità storica.
Noi siamo qui per ribadire che questa crisi non può essere minimizzata, derubricata, normalizzata. È una crisi che chiama in causa la natura del potere locale, il rapporto con il territorio, l'idea stessa di democrazia amministrativa.
È per questo che chiediamo, fin da ora, al Sindaco e alla sua maggioranza un'assunzione di responsabilità chiara, trasparente e immediata. Non per fare processi politici, ma per restituire dignità e verità al rapporto tra istituzioni e cittadini.
Oggi non si tratta di difendere o attaccare. Oggi si tratta di capire se abbiamo ancora il coraggio di dire la verità a questa città.
E la verità è che Molfetta sta vivendo una delle pagine più buie della sua storia amministrativa. E che non possiamo riaprire la discussione politica come se niente fosse.
E a questo si aggiunge qualcosa di ancor più paradossale: è assurdo che, a fronte di una crisi di questa portata, la maggioranza di questa amministrazione non abbia detto una sola parola. Nessuna presa di posizione, nessuna dichiarazione pubblica, nessuna difesa del Sindaco, dell'amministrazione, dell'operato di questi anni. Solo silenzio. Solo assenza. Solo distanza.
E come se non bastasse, dobbiamo denunciare con fermezza un fatto che grida ingiustizia democratica: avevamo chiesto, con atto formale e con spirito costruttivo, di discutere in quest'aula della crisi che sta travolgendo la nostra città. Di parlarne alla luce del sole, davanti ai cittadini. Di aprire un confronto vero, coraggioso, necessario. E invece ci è stato detto no. La Presidenza ha negato questo diritto. La maggioranza ha scelto il silenzio.
Siamo delusi. Siamo arrabbiati. Perché non si governa una città nascondendo la polvere sotto il tappeto, sperando che il tempo lavi via le responsabilità.
Questo rifiuto non è una dimenticanza tecnica: è una scelta politica. È la dimostrazione di un potere che teme le parole, che rifugge dal confronto, che abdica alla trasparenza.
Non si ha il diritto di fare finta di niente. Non si ha il diritto di abbassare lo sguardo. Perché là fuori, ci sono cittadini che ci chiedono di essere guardati negli occhi, che pretendono risposte, non silenzi.
Noi ci aspettiamo che chi ha l'onore di amministrare questa città lo faccia con la coscienza a posto, con serenità, con trasparenza. E soprattutto ci aspettiamo che chi governa possa fare sonni tranquilli. Perché una città non si guida con l'ansia dell'arresto, ma con la tranquillità di chi sa di aver agito per il bene comune, nel rispetto delle regole.
Questo è l'inizio di un confronto che deve essere all'altezza della gravità dei fatti.
E noi, da parte nostra, ci saremo. Con fermezza, con senso delle istituzioni e con la voce di una città che chiede risposte, non giustificazioni.