La Guardia di Finanza
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Cronaca

Una "talpa" nella Guardia di Finanza di Molfetta. «Lidia, sono stati i miei»

Tutte le accuse al luogotenente Pizzo. Il sottufficiale, in pensione, è accusato anche dei reati di falsità materiale, falso ideologico e truffa

Era legato da «pregressi rapporti di amicizia e di frequentazione personale» con la dirigente comunale Lidia De Leonardis, ma il "peccato" imperdonabile, almeno agli occhi dei colleghi finanzieri, era un altro: aver spifferato i dettagli dell'indagine sui pubblici amministratori di Molfetta, tra cui il sindaco Tommaso Minervini.

È questa una delle accuse che vengono mosse al luogotenente carica speciale della Guardia di Finanza della Compagnia molfettese, Michele Pizzo, in pensione, indagato nell'indagine della Procura della Repubblica di Trani su presunte irregolarità negli appalti comunali. Nato a Napoli, per gli inquirenti, avrebbe rivelato alla De Leonardis, in particolar modo, «l'esistenza di una indagine sull'amministrazione comunale di Molfetta, confermandole che i colleghi la stava intercettando».

Inoltre sarebbe stato sempre lui a dire «alla sua amica dirigente che erano stati proprio i suoi colleghi della Guardia di Finanza» ad avere installato due microspie nell'ufficio di via Cifariello. «Buongiorno Lidia, sono stati i miei», le disse il finanziere su WhatsApp. «Io conosco Balducci Vincenzo e frequento Lidia De Leonardis che è una bravissima persona», disse Pizzo a due suoi colleghi: «Sì, che poi quelli sempre con questa indagine, sempre la stessa a vessare la gente», aggiunse.

Per l'accusa, quindi, Pizzo (difeso dall'avvocato Andrea Calò, anche lui sarà interrogato venerdì mattina), avrebbe espresso «biasimo e disprezzo verso i colleghi impegnati nell'attività di polizia giudiziaria e ascrivendo loro una illegittima condotta di approfittamento a fronte di una - da lui stesso definita - inutile indagine di polizia giudiziaria», è scritto agli atti: «Vengo a sapere che vanno passeggiando (...) perché si fottono straordinari, indennità per cose che non servono a niente».

Il militare, inoltre, avrebbe preso le distanze dall'indagine («Io non c'entro... io ero contrario... mi sono opposto») con l'obiettivo - è il ragionamento degli inquirenti - di «ben apparire agli occhi della sua amica dirigente». La donna, secondo l'accusa, «divulgava quanto riferitole dal Pizzo al sindaco Minervini, il quale acquisiva a sua volta la certezza di essere sottoposto ad indagini», determinando la dura reazione del primo cittadino: «Siamo per bene, non ci può trattare da delinquenti».

Il luogotenente, inoltre, risponde di falsità materiale, falso ideologico e truffa. In due casi (il 12 agosto e il 2 settembre 2022) «attestava di essere stato in servizio per l'espletamento delle attività - ai fini del calcolo stipendiale -, mentre invece si allontanava a bordo della propria auto dall'ufficio per incontrare De Leonardis».

Lo speciale di MolfettaViva.it

  1. Così è nata l'inchiesta su Minervini. Il sequestro dell'area mercatale nel 2022: leggi qui;
  2. 611mila euro garantiti dal Ministero per «un'opera in stato di totale degrado»: leggi qui;
  3. I "pizzini" e la bonifica degli uffici dalle microspie: «La Finanza ce l'ha queste»: leggi qui.
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