
Cronaca
Blitz antidroga a Molfetta, gli indagati baresi tornano in libertà
Il Riesame ha annullato l'ordinanza cautelare a carico di Chiumarulo e Ortalizio difesi dall'avvocato Lerario
Molfetta - martedì 10 giugno 2025
Vincenzo Chiumarulo, di 40 anni, Roberto Ortalizio, di 33 anni, i due indagati baresi coinvolti nell'inchiesta sfociata nell'operazione antidroga di Molfetta, si sono ripresi la libertà, a distanza di 17 giorni dall'ordinanza di custodia cautelare a firma del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trani, Domenico Zeno.
A restituirgliela è stato ieri il Tribunale del Riesame, al quale si sono rivolti i due - accusati, in concorso, di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti -, «in totale accoglimento delle ragioni difensive» rappresentate dall'avvocato Nicola Lerario. «Abbiamo sostenuto la nullità dell'ordinanza cautelare - ha spiegato il legale dei due indagati, il primo rinchiuso a Catanzaro, il secondo a Trani - per aver abdicato al dovere di autonoma valutazione rispetto alla richiesta cautelare».
Il 29 maggio un'altra indagata, Giovanna Mezzina, di 68 anni, assistita dall'avvocato Michele Salvemini, ha lasciato il penitenziario di Trani, «in relazione al ruolo di supporto svolto dalla stessa indagata nella commissione dei reati, delle condizioni familiari e dell'età». Secondo quanto accertato dalle attività investigative dei Carabinieri, lo spaccio di droga sarebbe avvenuto in prossimità di zone della città frequentate «come la stazione ferroviaria, il centro storico e la villa comunale».
Una serie di luoghi dove gli indagati - 17, 14 quelli arrestati -, «in concorso tra loro», avrebbero costruito «una fitta e fiorente rete di spaccio» al dettaglio. L'attività investigativa si è basata su pedinamenti, osservazione e su intercettazioni ed è scaturita dal monitoraggio della città eseguito dagli agenti della Polizia Locale.
A restituirgliela è stato ieri il Tribunale del Riesame, al quale si sono rivolti i due - accusati, in concorso, di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti -, «in totale accoglimento delle ragioni difensive» rappresentate dall'avvocato Nicola Lerario. «Abbiamo sostenuto la nullità dell'ordinanza cautelare - ha spiegato il legale dei due indagati, il primo rinchiuso a Catanzaro, il secondo a Trani - per aver abdicato al dovere di autonoma valutazione rispetto alla richiesta cautelare».
Il 29 maggio un'altra indagata, Giovanna Mezzina, di 68 anni, assistita dall'avvocato Michele Salvemini, ha lasciato il penitenziario di Trani, «in relazione al ruolo di supporto svolto dalla stessa indagata nella commissione dei reati, delle condizioni familiari e dell'età». Secondo quanto accertato dalle attività investigative dei Carabinieri, lo spaccio di droga sarebbe avvenuto in prossimità di zone della città frequentate «come la stazione ferroviaria, il centro storico e la villa comunale».
Una serie di luoghi dove gli indagati - 17, 14 quelli arrestati -, «in concorso tra loro», avrebbero costruito «una fitta e fiorente rete di spaccio» al dettaglio. L'attività investigativa si è basata su pedinamenti, osservazione e su intercettazioni ed è scaturita dal monitoraggio della città eseguito dagli agenti della Polizia Locale.