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Anche il Liceo Classico di Molfetta chiede libertà per Patrick Zaky
La manifestazione durante l'assemblea d'istituto
Molfetta - domenica 23 febbraio 2020
«Patrick libero subito»: questo è lo slogan, esposto sullo sfondo giallo di Amnesty International, che ha caratterizzato l'assemblea d'istituto di ieri mattina al Liceo Classico di Molfetta. Anche gli studenti della scuola molfettese si sono uniti all'appello in favore dello studente egiziano che stava svolgendo un master all'Università di Bologna prima di essere arrestato all'aeroporto de Il Cairo lo scorso 7 febbraio.
Patrick Zaky, 27 anni, sarebbe stato arrestato in Egitto per le sue posizioni sull'omosessualità e per le critiche che avrebbe mosso al regime egiziano. Il ragazzo, come riferito dal report redatto da Amnesty International, è stato bendato e ammanettato all'aeroporto de Il Cairo poi torturato per 17 ore consecutive con colpi allo stomaco e alla schiena e scariche elettriche. Il 27enne è stato condotto in una struttura non resa nota, a Mansoura. Da quel momento è in stato d'arresto.
Lo studente è stato protagonista proprio oggi della sua prima udienza davanti al giudice, al procuratore e ai due diplomatici presenti in rappresentanza dell'Italia e dell'Unione Europea. Si è dichiarato naturalmente innocente rispetto a qualsiasi tipo di reato ma il procuratore di Mansoura ha deciso di lasciarlo in carcere per altri 15 giorni. Dopo questo ulteriore periodo di detenzione, le accuse contro di lui (diffusione di informazioni dannose per lo stato e propaganda sovversiva) potrebbero essere ridiscusse.
Nella speranza di evitare un epilogo tragico come quello di Giulio Regeni, l'Italia (e non solo) si è mobilitata per mandare un segnale forte al governo egiziano, ancora una volta. Dunque anche Molfetta, con i ragazzi del Liceo Classico, si unisce a questo coro che chiede giustizia.
Patrick Zaky, 27 anni, sarebbe stato arrestato in Egitto per le sue posizioni sull'omosessualità e per le critiche che avrebbe mosso al regime egiziano. Il ragazzo, come riferito dal report redatto da Amnesty International, è stato bendato e ammanettato all'aeroporto de Il Cairo poi torturato per 17 ore consecutive con colpi allo stomaco e alla schiena e scariche elettriche. Il 27enne è stato condotto in una struttura non resa nota, a Mansoura. Da quel momento è in stato d'arresto.
Lo studente è stato protagonista proprio oggi della sua prima udienza davanti al giudice, al procuratore e ai due diplomatici presenti in rappresentanza dell'Italia e dell'Unione Europea. Si è dichiarato naturalmente innocente rispetto a qualsiasi tipo di reato ma il procuratore di Mansoura ha deciso di lasciarlo in carcere per altri 15 giorni. Dopo questo ulteriore periodo di detenzione, le accuse contro di lui (diffusione di informazioni dannose per lo stato e propaganda sovversiva) potrebbero essere ridiscusse.
Nella speranza di evitare un epilogo tragico come quello di Giulio Regeni, l'Italia (e non solo) si è mobilitata per mandare un segnale forte al governo egiziano, ancora una volta. Dunque anche Molfetta, con i ragazzi del Liceo Classico, si unisce a questo coro che chiede giustizia.