
Chiesa locale
A dicembre Monsignor Cornacchia in Africa per inaugurare una chiesa
Il racconto di don Paolo Malerba, da tempo impegnato sul posto
Molfetta - venerdì 26 ottobre 2018
L'anno pastorale 2018 è stato ricco di benedizioni e sorprese. Il Signore Gesù non lascia mai i suoi amici soli, sorprende sempre!
L'anno si è aperto con una massiccia partecipazione dei giovani alle catechesi; sono rimasto colpito dalla partecipazione di tanti e dalla fedeltà che ci hanno messo per conoscere Gesù. Sull'Africa ci sono degli stereotipi che desidero dipanare prima di proseguire. Innanzitutto lo stereotipo "delle masse e del tutto facile e bello in Africa"; il contesto in cui vivo è prettamente islamico e non ci sono solo i cattolici, ma anche altre sei chiese cristiane.
Coloro che giungono a noi vogliono davvero conoscere Gesù. In Log logo la chiesa cattolica è agli albori, mentre altre chiese protestanti e i musulmani sono già da lungo tempo realtà consolidate. La chiesa cattolica è la più povera in termine di strutture e aiuti. Le altre chiese e i musulmani fanno proselitismo finanziando, ad esempio, lo studio dei giovani alle scuole secondarie o all'università, in cambio della promessa della professione di fede islamica. La fede non può e non deve essere legata alla logica dello scambio. La fede si deve basare sulla testimonianza. Deve essere chiaro che non siamo noi, le cose, i soldi a convertire il cuore, ma è Dio solo. Per questo la testimonianza e l'annuncio del vangelo sono il centro e il fine della missione a cui sono stato mandato. Sono consapevole che l'annuncio del vangelo va coniugato con lo sviluppo umano e sociale, per questo, in modo semplice e fruttuoso stiamo rendendo il deserto un giardino.
I nostri catecumeni hanno avuto il coraggio e la forza di prendere parte alle catechesi, ogni giorno. Mi hanno sorpreso per la puntualità, la gioia e la fedeltà. I ragazzi dopo il termine delle lezioni scolastiche, alle 17.00, raggiungevano i luoghi della catechesi in quaranta, tutti trafelati per i 4 km percorsi in tutta fretta, per assistere alla catechesi che iniziava alle 17.15. Una bella testimonianza!
Un'altra testimonianza bella è stata data dai "piccoli martiri vivi". Coloro che si preparavano alla comunione. A loro è stato richiesto di venire a messa tutti i giorni alle 6.30 del mattino, prima della scuola. Dopo alcuni mesi, ho scoperto che alcuni ragazzi erano sottoposti a punizioni corporali, perché venendo a messa facevano ritardo di alcuni minuti a scuola. Per venire a messa e per ricevere Gesù i miei "piccoli martiri vivi" erano pronti a sacrificarsi pur di ricevere Gesù. Ho scoperto il tutto un giorno scherzando con alcuni di loro. Ho avvertito un senso di colpa, ma nello stesso tempo ho reagito per difendere i miei cristiani. Non è facile essere amici di Cristo. Penso ai nostri ragazzi, ai nostri genitori che trovano mille scuse per non partecipare ad un'ora di catechesi alla settimana, che non hanno tempo per la messa domenicale.
Non so se sono io ad evangelizzare loro o loro ad evangelizzare me.
Quest'anno 28 ragazzi hanno ricevuto la prima comunione, 67 il battesimo, 67 riceveranno la prima comunione a dicembre e 69 il battesimo a dicembre. La chiesa di pietre vive esiste!
Il 4 aprile sarà una giornata storica! Il terreno dove stiamo edificando la chiesa e trivellando il pozzo artesiano, sarà benedetto. La provvidenza lavora in silenzio e non fa mai mancare il necessario.
Quante benedizioni quest'anno. Log logo è parrocchia solo da un anno e i frutti li stiamo già gustando. Non avrei mai pensato di poter assaporarli già. Questo è il segno che Lo Spirito Santo agisce e ci precede sempre.
La costruzione della chiesa va avanti e molto bene. Con certezza sarà inaugurata il 16 dicembre dal nostro vescovo Mons. Domenico Cornacchia.
Certo sarebbe stato meno pesante il carico se ci fosse stato qualcuno con cui condividere idee, paure, gioie, ma il Signore è sempre con me. Attualmente rimane un debito di circa cinquanta mila euro, S. Giuseppe che è il mio economo provvederà, sono sicuro.
Il pozzo artesiano è stato un dono grande. La compagnia ha iniziato la trivellazione del pozzo pur sapendo che non avevamo un soldo. Si sono fidati di me; e io di sorella Provvidenza. Ad oggi siamo riusciti a pagare soltanto la trivellazione del pozzo. Il costo del pozzo è di 35.000 euro, di cui sinora sono stati raccolti in Diocesi oltre 18.000,00 euro (sul prossimo numero pubblicheremo un riepilogo dettagliato dei contributi a sostegno del progetto, ndr).
Ho ricevuto anche due splendidi regali: due giovani che sono venuti a farmi visita. Non conoscevo nessuno dei due, ma sono stati un bel dono per me e per la comunità. Due giovani che nella loro semplicità hanno condiviso la mia povera e semplice vita missionaria. Sono venuti nel silenzio e sono ripartiti nel silenzio, ma con un cuore cambiato. Ho apprezzato il loro mettersi in gioco e la loro umiltà nell'entrare in un altro mondo in punti di piedi. Due giovani con un vissuto diverso: Luigi Lavia, diacono della diocesi di Rossano Cariati, Angelo Tamborra giovane Terlizzese in ricerca di senso. Due giovani uniti dalla voglia di mettersi in gioco. Anche a me ha fatto molto bene la loro presenza.
E poi ho sperimentato l'esperienza del male fisico. Anche questa esperienza mi ha insegnato tanto. Vivere nel silenzio e con il timore di un malessere che nessuno riesce a spiegarti. Ho girovagato per quasi tutto il Kenya per capire che i dolori che avevo erano soltanto coliche renali. E poi sperimenti la povertà fisica. Scopri che pur venendo dal mondo ricco non riesci ad accedere alle cure in Kenya. Dopo che mi avevano diagnosticato i calcoli renali per asportarli avrei dovuto depositare 10.000 euro, e mi sono chiesto se tutto fosse giusto. Ho pensato alle persone con cui vivo che molte volte pur avendo i miei stessi problemi non possono accedere alle cure. Viviamo in un mondo ingiusto. Ma il Signore mi ha protetto in questi lunghi 5 mesi prima di venire in vacanza e sperimentare la ricchezza del nostro sistema sanitario che noi molte volte non apprezziamo. Ho sperimentato la scienza, la coscienza e l'amore dei nostri medici. Quanti doni! Tutto è grazia.
Un anno di benedizioni!
Ho sognato a lungo che nella nostra diocesi si possa iniziare a respirare veramente con due polmoni. Un polmone italiano ed uno africano. Sì, perché sembra che respirare con uno solo sia molto faticoso. Ho sognato che i giovani che si preparano al sacerdozio possano fare un'esperienza missionaria e sembra che questo sogno per volere del vescovo diventerà realtà.
Non voglio idealizzare l'Africa, credo fermamente che essere cattolici significhi essere universali, significhi essere del mondo, essere al servizio del mondo.
Auguro a me e a voi di avere piedi piantati in terra e sguardo rivolto verso il cielo.
don Paolo Malerba, Fidei donum in Kenya, diocesi di Marsabit
L'anno si è aperto con una massiccia partecipazione dei giovani alle catechesi; sono rimasto colpito dalla partecipazione di tanti e dalla fedeltà che ci hanno messo per conoscere Gesù. Sull'Africa ci sono degli stereotipi che desidero dipanare prima di proseguire. Innanzitutto lo stereotipo "delle masse e del tutto facile e bello in Africa"; il contesto in cui vivo è prettamente islamico e non ci sono solo i cattolici, ma anche altre sei chiese cristiane.
Coloro che giungono a noi vogliono davvero conoscere Gesù. In Log logo la chiesa cattolica è agli albori, mentre altre chiese protestanti e i musulmani sono già da lungo tempo realtà consolidate. La chiesa cattolica è la più povera in termine di strutture e aiuti. Le altre chiese e i musulmani fanno proselitismo finanziando, ad esempio, lo studio dei giovani alle scuole secondarie o all'università, in cambio della promessa della professione di fede islamica. La fede non può e non deve essere legata alla logica dello scambio. La fede si deve basare sulla testimonianza. Deve essere chiaro che non siamo noi, le cose, i soldi a convertire il cuore, ma è Dio solo. Per questo la testimonianza e l'annuncio del vangelo sono il centro e il fine della missione a cui sono stato mandato. Sono consapevole che l'annuncio del vangelo va coniugato con lo sviluppo umano e sociale, per questo, in modo semplice e fruttuoso stiamo rendendo il deserto un giardino.
I nostri catecumeni hanno avuto il coraggio e la forza di prendere parte alle catechesi, ogni giorno. Mi hanno sorpreso per la puntualità, la gioia e la fedeltà. I ragazzi dopo il termine delle lezioni scolastiche, alle 17.00, raggiungevano i luoghi della catechesi in quaranta, tutti trafelati per i 4 km percorsi in tutta fretta, per assistere alla catechesi che iniziava alle 17.15. Una bella testimonianza!
Un'altra testimonianza bella è stata data dai "piccoli martiri vivi". Coloro che si preparavano alla comunione. A loro è stato richiesto di venire a messa tutti i giorni alle 6.30 del mattino, prima della scuola. Dopo alcuni mesi, ho scoperto che alcuni ragazzi erano sottoposti a punizioni corporali, perché venendo a messa facevano ritardo di alcuni minuti a scuola. Per venire a messa e per ricevere Gesù i miei "piccoli martiri vivi" erano pronti a sacrificarsi pur di ricevere Gesù. Ho scoperto il tutto un giorno scherzando con alcuni di loro. Ho avvertito un senso di colpa, ma nello stesso tempo ho reagito per difendere i miei cristiani. Non è facile essere amici di Cristo. Penso ai nostri ragazzi, ai nostri genitori che trovano mille scuse per non partecipare ad un'ora di catechesi alla settimana, che non hanno tempo per la messa domenicale.
Non so se sono io ad evangelizzare loro o loro ad evangelizzare me.
Quest'anno 28 ragazzi hanno ricevuto la prima comunione, 67 il battesimo, 67 riceveranno la prima comunione a dicembre e 69 il battesimo a dicembre. La chiesa di pietre vive esiste!
Il 4 aprile sarà una giornata storica! Il terreno dove stiamo edificando la chiesa e trivellando il pozzo artesiano, sarà benedetto. La provvidenza lavora in silenzio e non fa mai mancare il necessario.
Quante benedizioni quest'anno. Log logo è parrocchia solo da un anno e i frutti li stiamo già gustando. Non avrei mai pensato di poter assaporarli già. Questo è il segno che Lo Spirito Santo agisce e ci precede sempre.
La costruzione della chiesa va avanti e molto bene. Con certezza sarà inaugurata il 16 dicembre dal nostro vescovo Mons. Domenico Cornacchia.
Certo sarebbe stato meno pesante il carico se ci fosse stato qualcuno con cui condividere idee, paure, gioie, ma il Signore è sempre con me. Attualmente rimane un debito di circa cinquanta mila euro, S. Giuseppe che è il mio economo provvederà, sono sicuro.
Il pozzo artesiano è stato un dono grande. La compagnia ha iniziato la trivellazione del pozzo pur sapendo che non avevamo un soldo. Si sono fidati di me; e io di sorella Provvidenza. Ad oggi siamo riusciti a pagare soltanto la trivellazione del pozzo. Il costo del pozzo è di 35.000 euro, di cui sinora sono stati raccolti in Diocesi oltre 18.000,00 euro (sul prossimo numero pubblicheremo un riepilogo dettagliato dei contributi a sostegno del progetto, ndr).
Ho ricevuto anche due splendidi regali: due giovani che sono venuti a farmi visita. Non conoscevo nessuno dei due, ma sono stati un bel dono per me e per la comunità. Due giovani che nella loro semplicità hanno condiviso la mia povera e semplice vita missionaria. Sono venuti nel silenzio e sono ripartiti nel silenzio, ma con un cuore cambiato. Ho apprezzato il loro mettersi in gioco e la loro umiltà nell'entrare in un altro mondo in punti di piedi. Due giovani con un vissuto diverso: Luigi Lavia, diacono della diocesi di Rossano Cariati, Angelo Tamborra giovane Terlizzese in ricerca di senso. Due giovani uniti dalla voglia di mettersi in gioco. Anche a me ha fatto molto bene la loro presenza.
E poi ho sperimentato l'esperienza del male fisico. Anche questa esperienza mi ha insegnato tanto. Vivere nel silenzio e con il timore di un malessere che nessuno riesce a spiegarti. Ho girovagato per quasi tutto il Kenya per capire che i dolori che avevo erano soltanto coliche renali. E poi sperimenti la povertà fisica. Scopri che pur venendo dal mondo ricco non riesci ad accedere alle cure in Kenya. Dopo che mi avevano diagnosticato i calcoli renali per asportarli avrei dovuto depositare 10.000 euro, e mi sono chiesto se tutto fosse giusto. Ho pensato alle persone con cui vivo che molte volte pur avendo i miei stessi problemi non possono accedere alle cure. Viviamo in un mondo ingiusto. Ma il Signore mi ha protetto in questi lunghi 5 mesi prima di venire in vacanza e sperimentare la ricchezza del nostro sistema sanitario che noi molte volte non apprezziamo. Ho sperimentato la scienza, la coscienza e l'amore dei nostri medici. Quanti doni! Tutto è grazia.
Un anno di benedizioni!
Ho sognato a lungo che nella nostra diocesi si possa iniziare a respirare veramente con due polmoni. Un polmone italiano ed uno africano. Sì, perché sembra che respirare con uno solo sia molto faticoso. Ho sognato che i giovani che si preparano al sacerdozio possano fare un'esperienza missionaria e sembra che questo sogno per volere del vescovo diventerà realtà.
Non voglio idealizzare l'Africa, credo fermamente che essere cattolici significhi essere universali, significhi essere del mondo, essere al servizio del mondo.
Auguro a me e a voi di avere piedi piantati in terra e sguardo rivolto verso il cielo.
don Paolo Malerba, Fidei donum in Kenya, diocesi di Marsabit