Vito Pansini e il suo ritorno a Molfetta tra emozioni, danza e gratitudine
Il suo racconto a margine dell'evento che l'ha visto protagonista all'anfiteatro di Ponente
lunedì 11 agosto 2025
Dopo anni di intensa attività artistica in Italia e all'estero, il molfettese Vito Pansini ha scelto di tornare nella sua città natale, spinto – racconta – dal desiderio di un cambiamento autentico e profondo, «un bisogno di evoluzione, movimento e ascolto che mi ha riportato qui, dove sentivo fosse il momento di rimettermi in gioco e radicarmi in modo nuovo».
Il punto di svolta è arrivato durante una conversazione con Antonella Battista, direttrice artistica della scuola Dance Company e della compagnia F.R.I.D.A., quando gli è stato proposto di assistere alle prove di Liaison, creazione coreografica di Sara Sallustio. Pansini ammette di aver accettato «con curiosità, senza particolari aspettative, con la sola voglia di osservare», ma una volta entrato in sala prove è rimasto colpito dalla forza espressiva di quel lavoro, autentico e vicino alla sua sensibilità, «capace di raccontare anche un po' di me». Poco dopo è arrivata la proposta di partecipare come guest allo spettacolo, invito accolto con entusiasmo: grazie alla disponibilità di Sallustio e alla regia condivisa con Battista, Pansini è tornato a danzare percependo «una sensazione fortissima, come se tutto fosse al posto giusto».
Così è nata la collaborazione con F.R.I.D.A. per Liaison, frutto di un incontro sincero e di un ritorno inatteso, ma profondamente sentito. «Molfetta mi ha accolto con calore ed energia inaspettati – sottolinea – sto ricevendo tanto, e questo mi conferma che la mia scelta è stata giusta. Ora è il momento di costruire, restituire e creare qualcosa che parli di me». La sua formazione artistica è iniziata all'Accademia del Teatro alla Scala, dove ha maturato solide basi tecniche e interpretative. Dopo il debutto con il Balletto Teatro di Torino, è entrato nella compagnia del Teatro Massimo di Palermo, diretta da Luciano Cannito, interpretando Ulisse nel balletto Cassandra accanto all'étoile Eleonora Abbagnato, esperienza che ha arricchito la sua crescita.
Poi il lungo capitolo al Béjart Ballet Lausanne, dieci anni in cui è stato interprete di gran parte del repertorio della compagnia e protagonista di ruoli creati per lui dal direttore artistico Gil Roman, calcando palcoscenici prestigiosi dal Giappone all'Opéra Garnier di Parigi. Tra i momenti più significativi ricorda il sodalizio con Luciana Savignano, la collaborazione con Roberto Bolle e l'ultima esibizione insieme al Festival di Sanremo nel leggendario Bolero. Ospite di gala internazionali come Les Hivernales de la Danse e il Ravello Festival, ha ricevuto il Premio Nazionale "Sfera d'Oro" per la Danza nel 2019 come uno dei migliori danzatori italiani all'estero. Durante la serata del 7 agosto all'Anfiteatro di Ponente, Pansini ha ringraziato il pubblico per l'affetto, la compagnia F.R.I.D.A., Antonella Battista e Sara Sallustio «per avermi coinvolto in un progetto così significativo», oltre al Comune di Molfetta e all'Assessore Giacomo Rossiello per il sostegno. Un pensiero speciale è andato alla famiglia «che ha sempre creduto in me e mi ha supportato in ogni passo di questo cammino».
Per lui tornare a danzare a Molfetta è stato anche un modo di restituire quell'amore, mostrando alla città quanto sia cresciuta la sua esperienza. «Questo ritorno segna l'inizio di un nuovo capitolo, in cui la danza resta il mio linguaggio, ma si arricchisce di un legame ancora più forte con le mie radici».
Il punto di svolta è arrivato durante una conversazione con Antonella Battista, direttrice artistica della scuola Dance Company e della compagnia F.R.I.D.A., quando gli è stato proposto di assistere alle prove di Liaison, creazione coreografica di Sara Sallustio. Pansini ammette di aver accettato «con curiosità, senza particolari aspettative, con la sola voglia di osservare», ma una volta entrato in sala prove è rimasto colpito dalla forza espressiva di quel lavoro, autentico e vicino alla sua sensibilità, «capace di raccontare anche un po' di me». Poco dopo è arrivata la proposta di partecipare come guest allo spettacolo, invito accolto con entusiasmo: grazie alla disponibilità di Sallustio e alla regia condivisa con Battista, Pansini è tornato a danzare percependo «una sensazione fortissima, come se tutto fosse al posto giusto».
Così è nata la collaborazione con F.R.I.D.A. per Liaison, frutto di un incontro sincero e di un ritorno inatteso, ma profondamente sentito. «Molfetta mi ha accolto con calore ed energia inaspettati – sottolinea – sto ricevendo tanto, e questo mi conferma che la mia scelta è stata giusta. Ora è il momento di costruire, restituire e creare qualcosa che parli di me». La sua formazione artistica è iniziata all'Accademia del Teatro alla Scala, dove ha maturato solide basi tecniche e interpretative. Dopo il debutto con il Balletto Teatro di Torino, è entrato nella compagnia del Teatro Massimo di Palermo, diretta da Luciano Cannito, interpretando Ulisse nel balletto Cassandra accanto all'étoile Eleonora Abbagnato, esperienza che ha arricchito la sua crescita.
Poi il lungo capitolo al Béjart Ballet Lausanne, dieci anni in cui è stato interprete di gran parte del repertorio della compagnia e protagonista di ruoli creati per lui dal direttore artistico Gil Roman, calcando palcoscenici prestigiosi dal Giappone all'Opéra Garnier di Parigi. Tra i momenti più significativi ricorda il sodalizio con Luciana Savignano, la collaborazione con Roberto Bolle e l'ultima esibizione insieme al Festival di Sanremo nel leggendario Bolero. Ospite di gala internazionali come Les Hivernales de la Danse e il Ravello Festival, ha ricevuto il Premio Nazionale "Sfera d'Oro" per la Danza nel 2019 come uno dei migliori danzatori italiani all'estero. Durante la serata del 7 agosto all'Anfiteatro di Ponente, Pansini ha ringraziato il pubblico per l'affetto, la compagnia F.R.I.D.A., Antonella Battista e Sara Sallustio «per avermi coinvolto in un progetto così significativo», oltre al Comune di Molfetta e all'Assessore Giacomo Rossiello per il sostegno. Un pensiero speciale è andato alla famiglia «che ha sempre creduto in me e mi ha supportato in ogni passo di questo cammino».
Per lui tornare a danzare a Molfetta è stato anche un modo di restituire quell'amore, mostrando alla città quanto sia cresciuta la sua esperienza. «Questo ritorno segna l'inizio di un nuovo capitolo, in cui la danza resta il mio linguaggio, ma si arricchisce di un legame ancora più forte con le mie radici».