Seguendo l’eco gentile di un sogno: parte da Molfetta il Cammino di don Tonino
Si cammina attraverso 32 paesi, ognuno con la sua voce
domenica 18 maggio 2025
2.26
Non è una strada. È una voce. Un sussurro che si infila tra gli ulivi, attraversa le piazze bianche di calce, rimbalza sulle pietre antiche e arriva dritto al cuore. Parte da Molfetta il Cammino di don Tonino Bello, ma più che un itinerario, è un atto d'amore.
Si parte da Molfetta, dove il mare disegna orizzonti larghi e il tempo sembra fermarsi tra le barche del porto. Da lì inizia un viaggio che non è solo geografico: è un pellegrinaggio di senso. 430 chilometri che non si misurano solo in passi, ma in incontri, sguardi, pane condiviso, silenzi profondi. La meta? Alessano, piccolo borgo del Capo di Leuca, dove il vescovo della pace riposa. Ma forse, a ben vedere, la meta non è mai un punto preciso sulla mappa. È tutto ciò che succede lungo il tragitto.
Si cammina attraverso 32 paesi, ognuno con la sua voce. Ruvo, con le sue cattedrali e i profumi di forno. Terlizzi e il suo cuore agricolo. Bari, che sa di partenze lontane e abbracci ritrovati. E poi giù, tra i suoni di Capurso e i fischietti di Rutigliano, tra il buio misterioso delle Grotte di Castellana e la pietra che danza nei trulli di Alberobello. Ogni tappa è un gesto, un respiro, un'epifania. A Conversano si ascolta il racconto dei conti che fecero la storia. A Noci si entra nel silenzio dell'Abbazia, mentre Martina Franca accoglie con la sua eleganza barocca e Ceglie sussurra storie di cucine povere e sapienti.
Più si scende, più il paesaggio cambia. Diventa Salento, terra che sa di vento e di sale. San Vito, Mesagne, San Pietro Vernotico: luoghi che portano nel nome e nelle pietre il peso lieve della storia. Poi Lecce, fulgore barocco e meraviglia, e Galatina, dove la spiritualità esplode negli affreschi bizantini. Ci si avvicina ad Alessano. Le gambe stanche, il cuore pieno. A Specchia e Tricase si sfiorano trame antiche, cucite da mani sapienti. Gli ultimi chilometri si fanno in silenzio. L'arrivo è dolce. Nessun trionfo. Solo occhi lucidi e racconti sussurrati da chi ha conosciuto don Tonino e ancora oggi lo sente vicino.
Non è solo un cammino. È una dichiarazione di pace, una ribellione gentile al rumore del mondo. Chi lo percorre non torna indietro uguale. Perché in fondo, come diceva lui: la strada è lunga, ma l'unico modo per scoprire dove porta è continuare a camminare.
Si parte da Molfetta, dove il mare disegna orizzonti larghi e il tempo sembra fermarsi tra le barche del porto. Da lì inizia un viaggio che non è solo geografico: è un pellegrinaggio di senso. 430 chilometri che non si misurano solo in passi, ma in incontri, sguardi, pane condiviso, silenzi profondi. La meta? Alessano, piccolo borgo del Capo di Leuca, dove il vescovo della pace riposa. Ma forse, a ben vedere, la meta non è mai un punto preciso sulla mappa. È tutto ciò che succede lungo il tragitto.
Si cammina attraverso 32 paesi, ognuno con la sua voce. Ruvo, con le sue cattedrali e i profumi di forno. Terlizzi e il suo cuore agricolo. Bari, che sa di partenze lontane e abbracci ritrovati. E poi giù, tra i suoni di Capurso e i fischietti di Rutigliano, tra il buio misterioso delle Grotte di Castellana e la pietra che danza nei trulli di Alberobello. Ogni tappa è un gesto, un respiro, un'epifania. A Conversano si ascolta il racconto dei conti che fecero la storia. A Noci si entra nel silenzio dell'Abbazia, mentre Martina Franca accoglie con la sua eleganza barocca e Ceglie sussurra storie di cucine povere e sapienti.
Più si scende, più il paesaggio cambia. Diventa Salento, terra che sa di vento e di sale. San Vito, Mesagne, San Pietro Vernotico: luoghi che portano nel nome e nelle pietre il peso lieve della storia. Poi Lecce, fulgore barocco e meraviglia, e Galatina, dove la spiritualità esplode negli affreschi bizantini. Ci si avvicina ad Alessano. Le gambe stanche, il cuore pieno. A Specchia e Tricase si sfiorano trame antiche, cucite da mani sapienti. Gli ultimi chilometri si fanno in silenzio. L'arrivo è dolce. Nessun trionfo. Solo occhi lucidi e racconti sussurrati da chi ha conosciuto don Tonino e ancora oggi lo sente vicino.
Non è solo un cammino. È una dichiarazione di pace, una ribellione gentile al rumore del mondo. Chi lo percorre non torna indietro uguale. Perché in fondo, come diceva lui: la strada è lunga, ma l'unico modo per scoprire dove porta è continuare a camminare.