Neonato morto al Policlinico di Bari, la mamma di Molfetta: «Fu infezione ospedaliera»

La consulenza medico-legale conferma: Enea non contrasse il batterio dalla madre

mercoledì 1 ottobre 2025 11.37
A cura di Paola Loparco
Nuovi sviluppi sulla tragica vicenda del piccolo Enea, morto il 28 dicembre 2022 a soli 13 giorni dalla nascita al Policlinico di Bari. Secondo la consulenza medico-legale depositata presso il Tribunale civile di Bari, la causa del decesso è da ricondurre a una infezione ospedaliera e non al batterio riscontrato nella madre durante la gravidanza.

Enea era nato prematuramente, il 15 dicembre 2022, dopo sette mesi di gestazione. Nonostante la nascita pretermine, pesava quasi due chili, respirava autonomamente e veniva nutrito con latte materno tramite sondino. Per la sua forza i medici lo avevano soprannominato il "gigante Enea".

Nei primi giorni il neonato cresceva bene, era roseo e sereno. La madre, la molfettese Maria Pasqua (Mara) Gargano, racconta però che la notte di Natale le condizioni di Enea iniziarono a peggiorare: tolto il sondino, il piccolo vomitava latte dalla bocca e dal naso. Rassicurata dai sanitari, la donna scoprì poi che i vestitini del figlio erano completamente sporchi di vomito verde. «Quando l'ho rivisto in incubatrice aveva un colorito inquietante, non era più il mio bambino sano e sereno», ricorda la madre.

Il quadro clinico precipitò nei giorni successivi. Enea appariva pallido, freddo, con difficoltà respiratorie. La madre denuncia di non essere stata ascoltata e di essersi sentita trattata come una mamma "esagerata". La notte tra il 27 e il 28 dicembre 2022, i valori vitali del piccolo crollarono e il neonato fu colpito da shock settico. «Ho chiesto di prenderlo in braccio e si è addormentato per sempre sul mio cuore», ha raccontato con dolore Mara Gargano.

Secondo i consulenti del Tribunale, l'infezione diagnosticata dopo circa dieci giorni di ricovero era causata da un ceppo di Escherichia coli diverso da quello della madre. Questo conferma l'ipotesi di una trasmissione nosocomiale, ossia acquisita in ospedale. Il batterio presentava un profilo di resistenza tipico delle infezioni ospedaliere, elemento che suggerisce come le misure di prevenzione non siano state rispettate appieno.

Al tempo stesso, la relazione dei periti chiarisce che non vi furono ritardi significativi nella diagnosi o nelle cure antibiotiche, e che la morte fu dovuta alla gravità dello shock settico. Per la famiglia di Enea si apre ora una nuova fase. Senza accordo di risarcimento, il caso sarà discusso in tribunale. Il Policlinico di Bari ha già annunciato che si costituirà in giudizio. I genitori sono assistiti dall'avvocato Andrea Marzorati, che seguirà il procedimento.

Dal giorno della morte del figlio, Mara Gargano porta avanti con coraggio la sua battaglia: «Non cerco vendetta, ma verità per Enea. Voglio giustizia e farò di tutto perché nessun'altra madre debba vivere ciò che ho vissuto io».