Comunicare, leggere, informare: il giornalismo spiegato ai bambini

L'arte dell'informazione vista dagli occhi dei più piccoli

martedì 2 aprile 2019
A cura di Danilo de Robertis
Siamo fatti di parole. Questo è l'elemento che più di ogni altro distingue l'umanità dalle altre creature viventi: la capacità di comunicare con quello strumento potente, spesso svalutato, che è la parola. Partendo dai rapporti sociali più semplici, come quello madre-figlio fino alle forme più alte di conoscenza e di studio: la parola è sempre centrale perché mette in connessione quelle infinite possibilità di incontro fra individui che, altrimenti, sarebbero molto più difficili da creare.

Sono tante le azioni umane che si possono collegare in maniera diretta all'uso della parola. La forma più immediata non può che essere quella della parola orale, fondamentale per creare la prima consapevolezza del mondo circostante e i primi contatti con esso. Non meno importante, ovviamente, è la parola scritta: insomma, ciò che ogni giorno leggiamo con modalità infinite e con tempistiche sempre più accelerate vista la rapida evoluzione dei mezzi di comunicazione. Ciò che viene scritto ha un valore che da alcuni punti di vista può anche superare l'oralità, in quanto la scrittura ha in sé una caratteristica di "eternità". Ma a cosa può servire la parola scritta? In primis, a esprimere pensieri, idee, riflessioni, conoscenze. Può essere usata anche e soprattutto per informare. Da sempre l'uomo ha avuto bisogno di conoscere la realtà per sapere quanti più dettagli possibili del mondo, sia a livello più circoscritto che ad ampio raggio. Ecco dunque che l'informazione è stata un'esigenza appagata fin dai tempi più antichi, quando nell'antica Roma erano affissi sui templi (luoghi di grande interazione sociale) avvisi con le notizie, politiche e militari, di maggior rilievo. Da lì è iniziato quel secolare processo che ha portato alla nascita dei primi documenti d'informazione a stampa e quindi del giornalismo.

Si può spiegare il giornalismo anche ai bambini? Dare una risposta non è semplice, perché a tutte le età ci sono modi diversi di intendere nozioni più o meno astratte. Il dubbio comunque non legittima il fatto di non provarci. Partendo proprio dalle basi del concetto stesso di informazione, è possibile far breccia su quell'intelletto sempre in moto dei più piccoli, spesso affascinati dalla possibilità di conoscere un mondo che si sfiora ogni giorno fra telegiornali, fogli di giornale (sempre più rari) e siti online. Non ci si deve stupire se, provando ad affrontare la questione, dovessero arrivare domande come: "A che serve leggere?". I più piccoli leggono sempre meno, spesso a causa di una vita troppo frenetica che non concede più spazio alle pause e alla riflessione. Il primo passo deve essere quello di recuperare l'importanza della lettura. Fatto ciò, si potrà procedere con la comprensione dell'idea di informare, intesa come proposito di fornire contenuti sempre affidabili e nuovi per dare consapevolezza a chi legge e tenerlo aggiornato su quanto accade attorno a lui. "Chiunque può scrivere un articolo di giornale?". Altra domanda ostica. Si può partire da questa certezza: per farlo occorre un enorme senso del dovere perché le responsabilità di chi compone un articolo sono sempre tante e bisogna farsi carico di questa certezza prima di approcciarsi a questo mondo curioso, affascinante e spesso poco apprezzato.