La pediatra Silvia Rana racconta la sua esperienza con il Covid: «Il vaccino può rappresentare la soluzione»

Le parole della dottoressa che è anche referente USCA DSS/1 per la ASL Bari

martedì 12 gennaio 2021 13.03
A cura di Danilo de Robertis
Accettare la diagnosi del Covid-19 non è semplice per nessuno, neanche per chi opera in ambito sanitario ed è consapevole del rischio di contagio che, ogni giorno, si corre sul posto di lavoro. La pediatra molfettese Silvia Rana, referente locale per l'Usca DSS/1 dell'ASL Bari, ha contratto il virus alcuni giorni fa e ci ha raccontato la sua esperienza: «La prevenzione contro il Coronavirus è fondamentale. Talvolta può capitare di contagiarsi nonostante il rispetto di tutte le regole perché questo è un nemico in grado di attaccare anche alla minima disattenzione».

«Quando si riceve l'esito positivo di un tampone - racconta la dottoressa - è inevitabile cadere in un momento di sconforto, soprattutto perché l'andamento dell'infezione può essere molto vario, dall'assenza totale di sintomi fino alle conseguenze più drammatiche che noi tutti conosciamo ormai da mesi. Fortunatamente, nel mio caso ho avuto solo sintomi lievi quali febbre e tosse».

«Ci tocca convivere ancora per mesi con il Covid, in attesa che la campagna vaccinale raggiunga un livello tale da poterci riportare a una graduale normalità. Dobbiamo avere fiducia in questo strumento, che è fondamentale per farci superare la pandemia. Io mi auguro che il prima possibile possano essere vaccinate, oltre ai sanitari, agli operatori ed ospiti delle RSA, tutte le categorie di pazienti anziani, i fragili e anche i lavoratori che sono a maggiore rischio sul posto di lavoro, fra i quali senz'altro ci sono i docenti delle scuole» ha aggiunto.

«Per adesso occorre continuare ad attenersi alle precauzioni - conclude la dottoressa - perché solo la mascherina e il distanziamento possono difendere dal contagio. Il mio caso insegna come possa bastare pochissimo a contrarre il virus, soprattutto quando si lavora o ci si trova per diverse ore a condividere in ambienti chiusi. Nessuno può permettersi di abbassare la guardia fin quando tutto questo non sarà finito».