Francesco Cifarelli: il piccolo martire di Molfetta
Una storia vera che commuove, una memoria che non deve morire
giovedì 4 settembre 2025
Il 24 aprile 1944, Molfetta perse uno dei suoi figli più giovani e innocenti: Francesco Cifarelli, un bambino di appena undici anni, intelligente, vivace, pieno di sogni. Quella sera, tra gli scogli della costa molfettese, dove amava giocare con i suoi amici, nei pressi della Basilica della Madonna dei Martiri e del molo Pennello, proprio vicino all'attuale ristorante Marechiaro , Francesco trovò la morte.
In quella zona era presente un presidio militare inglese, con un deposito di munizioni sorvegliato da soldati armati. I bambini, ignari del pericolo e incapaci di comprendere le urla in una lingua straniera, continuarono a giocare. Fu allora che uno dei soldati aprì il fuoco. Perché lo fece? Una domanda che lascia spazio a mille ipotesi, ma nessuna risposta certa. Resta il fatto che Francesco venne colpito alla gamba. I suoi tre amici, terrorizzati, fuggirono. Francesco invece rimase lì, solo, ferito, a morire dissanguato tra gli scogli, sotto il cielo notturno della sua città, mentre il mare gli accarezzava la ferita, portandosi con sé un po' del suo sangue.
Il suo corpo rimase lì per due notti, invisibile al mondo, finché uno degli amici, sopraffatto dal rimorso, rivelò l'accaduto. Fu grazie allo zio di Francesco, Luca Cifarelli , che parlava inglese , che il corpo venne finalmente recuperato, dopo una difficile contrattazione con i soldati.
Secondo le testimonianze di Luca, quando trovarono Francesco, il suo volto era pallido ma sereno, le braccia aperte come in un abbraccio rivolto al cielo. Come se stesse abbracciando il paradiso, pronto a lasciare la terra per diventare una delle tante stelle che brillano ogni notte sopra Molfetta. La storia di Francesco, insieme a tante altre vicende di personaggi noti e meno noti di Molfetta, sarà ricordata venerdì 5 settembre alle ore 20:30 in Piazza Mazzini, durante la presentazione del libro "L'ultima primavera di Francesco e altre storie di Molfetta", scritto da Corrado Cifarelli.
Un libro nato dal desiderio di non dimenticare, di dare voce a chi non ha potuto raccontare, di restituire dignità e luce a frammenti di storia che appartengono a tutti noi. Una serata di memoria, emozione e verità. Perché Francesco non è solo un nome: è il simbolo di una giovinezza spezzata, di una città che non dimentica, di un amore che continua a vivere.
"Raccontare la storia di Francesco non è stato semplice. È come riaprire una ferita che non smette mai di far male, ma che merita di essere mostrata, condivisa, ricordata. Francesco era mio cugino, ma prima di tutto era un bambino: curioso, intelligente, pieno di vita. La sua morte non è solo un episodio tragico della storia di Molfetta, è un monito, un grido silenzioso contro l'assurdità della guerra e l'indifferenza. Scrivere di lui è stato come parlargli ancora, come tenerlo stretto attraverso le parole. Ogni pagina di questo libro è un gesto d'amore, un atto di giustizia, un modo per dire che Francesco non è stato dimenticato. E se oggi, leggendo la sua storia, qualcuno si fermerà a riflettere, a commuoversi, a sentire anche solo per un istante la sua presenza, allora tutto questo avrà avuto senso."
In quella zona era presente un presidio militare inglese, con un deposito di munizioni sorvegliato da soldati armati. I bambini, ignari del pericolo e incapaci di comprendere le urla in una lingua straniera, continuarono a giocare. Fu allora che uno dei soldati aprì il fuoco. Perché lo fece? Una domanda che lascia spazio a mille ipotesi, ma nessuna risposta certa. Resta il fatto che Francesco venne colpito alla gamba. I suoi tre amici, terrorizzati, fuggirono. Francesco invece rimase lì, solo, ferito, a morire dissanguato tra gli scogli, sotto il cielo notturno della sua città, mentre il mare gli accarezzava la ferita, portandosi con sé un po' del suo sangue.
Il suo corpo rimase lì per due notti, invisibile al mondo, finché uno degli amici, sopraffatto dal rimorso, rivelò l'accaduto. Fu grazie allo zio di Francesco, Luca Cifarelli , che parlava inglese , che il corpo venne finalmente recuperato, dopo una difficile contrattazione con i soldati.
Secondo le testimonianze di Luca, quando trovarono Francesco, il suo volto era pallido ma sereno, le braccia aperte come in un abbraccio rivolto al cielo. Come se stesse abbracciando il paradiso, pronto a lasciare la terra per diventare una delle tante stelle che brillano ogni notte sopra Molfetta. La storia di Francesco, insieme a tante altre vicende di personaggi noti e meno noti di Molfetta, sarà ricordata venerdì 5 settembre alle ore 20:30 in Piazza Mazzini, durante la presentazione del libro "L'ultima primavera di Francesco e altre storie di Molfetta", scritto da Corrado Cifarelli.
Un libro nato dal desiderio di non dimenticare, di dare voce a chi non ha potuto raccontare, di restituire dignità e luce a frammenti di storia che appartengono a tutti noi. Una serata di memoria, emozione e verità. Perché Francesco non è solo un nome: è il simbolo di una giovinezza spezzata, di una città che non dimentica, di un amore che continua a vivere.
"Raccontare la storia di Francesco non è stato semplice. È come riaprire una ferita che non smette mai di far male, ma che merita di essere mostrata, condivisa, ricordata. Francesco era mio cugino, ma prima di tutto era un bambino: curioso, intelligente, pieno di vita. La sua morte non è solo un episodio tragico della storia di Molfetta, è un monito, un grido silenzioso contro l'assurdità della guerra e l'indifferenza. Scrivere di lui è stato come parlargli ancora, come tenerlo stretto attraverso le parole. Ogni pagina di questo libro è un gesto d'amore, un atto di giustizia, un modo per dire che Francesco non è stato dimenticato. E se oggi, leggendo la sua storia, qualcuno si fermerà a riflettere, a commuoversi, a sentire anche solo per un istante la sua presenza, allora tutto questo avrà avuto senso."