“Cento anni tra la gente di mare” per l’I.I.S.S. “Vespucci” di Molfetta

D’Aucelli, dirigente scolastico: «prossimo obiettivo creare una scuola di alta formazione»

domenica 7 novembre 2021
A cura di Rosanna Buzzerio
Un secolo di vita per la "marina", come da sempre è stato chiamato l'attuale Istituto Vespucci.

Una scuola che per la sua natura professionale ha sempre avuto un rapporto diretto con la vita socio economica di Molfetta e non solo.

L'anno del centenario è stato ufficialmente a settembre 2019, i festeggiamenti erano stati previsti per il marzo 2020, ma a causa della pandemia anche questo evento è stato posticipato.

Cento anni di un Istituto, sono anche cento anni di vita cittadina, per questo si è pensato di racchiuderli in un libro dal titolo: "Cento anni tra la gente di mare", realizzato con la collaborazione dell'Opera Pia, Monte di Pietà e Confidenze e il patrocinio del Comune di Molfetta.

Il volume è stato presentato ieri nell'aula magna dell'I.I.S.S. "Vespucci", alla presenza del sindaco Tommaso Minervini, del presidente dell'Opera Pia, Sergio De Ceglie, del consigliere nazionale Anmi, Michele De Pinto, del Comandante della Capitaneria di Porto di Molfetta, Armando Piacentino, del professore ordinario di storia moderna Uniba, Giuseppe Poli, del presidente Anmi di Molfetta, Lamberto Piccininni, del rappresentate del consiglio nazionale Anvcg, Giovanni Lafirenze, del vicesindaco, Antonio Ancona.

Tutti i relatori nei loro interventi hanno messo in evidenza più volte come la scuola professionale marittima sia sempre stata all'avanguardia e pioniera nelle sue attività di formazione, soprattutto quelle legate al mondo del mare, con cui la nostra città ha un connubio imprescindibile. In tanti hanno ricordato, per esempio, quando la scuola professionale marittima era una delle 5 scuole italiane per la formazione dei radiotelegrafisti. Un Istituto scolastico che è sempre stato al passo con le richieste del mercato, che si è evoluta in base proprio a queste necessità.

«Generazioni di ragazzi si sono formati presso la nostra scuola, ottenendo anche un ottimo successo nel campo lavorativo», ha detto il Dirigente scolastico, Carmelo D'Aucelli, «il prossimo obiettivo è la nascita di una scuola di alta formazione». Il senso dell'iniziativa, ma soprattutto della scuola nelle parole del Dirigente scolastico nella prefazione del libro: "Una scuola orgogliosa del suo passato che rappresenta l'identità di una intera città e nella quale si riconosce quella parte di essa che ha guardato al mare, non come ambiente ostile ma come il luogo utile per realizzare i propri sogni".

Una scuola che ha le radici nel passato, nella formazione professionale, ma con lo sguardo aperto, apertissimo verso il futuro. Infatti, l'Istituto oggi, oltre ad essere Istituto nautico, è anche sede di corsi di formazione professionale per chi naviga già.

Perché la scelta di pubblicare un libro, come ha spiegato il realizzatore del progetto, Saverio Binetti, docente dell'Istituto "Vespucci", «per lasciare una traccia, perché il libro rimane nel tempo».

Il libro non è solo la storia della scuola marittima, ma uno spaccato della nostra città e del suo profondo legame con il mare, non a caso, il titolo del libro è proprio "Cento anni tra la gente di mare". Sfogliando le pagine ti trovi catapultato in un'altra Molfetta, le foto storiche, piccoli gioielli densi di fascino, che ci raccontano come eravamo, chi eravamo, come da sempre Molfetta sia stata punto di riferimento per l'Adriatico, per la Puglia, per la Nazione. Di come un Istituto superiore abbia sempre saputo cogliere le esigenze del territorio, accettarne le sfide, ed evolversi con esso.

Nelle parole del sindaco Minervini l'importanza di questa scuola per il territorio: «non sono solo cent'anni di una scuola, è la storia di generazioni, è la storia di una cultura sociale, è la storia di un'economia, è la storia di mestieri. Non possiamo rinunciare a questa storia, né tantomeno all'economia del mare, saremmo un'altra città. Dobbiamo trovare nuove strade per l'economia e la cultura del mare, che non possiamo abbandonare, per questo ci stiamo sforzano di creare infrastrutture».