"Appaltopoli", Caputo e Lisena lasciano il carcere. Ai domiciliari

Entrambi erano stati arrestati l'8 giugno scorso, accolte le istanze delle difese. Torna in libertà la Castriotta

martedì 28 settembre 2021 17.42
A cura di Nicola Miccione
Sono stati scarcerati e si trovano ora ai domiciliari due dei principali protagonisti di "Appaltopoli", l'inchiesta su presunte tangenti in cambio di appalti pubblici al Comune di Molfetta: Mariano Caputo e Orazio Lisena hanno lasciato la casa circondariale di Trani, mentre Sara Castriotta, già ai domiciliari, è tornata in libertà.

Lo ha deciso quest'oggi, col parere negativo dei pubblici ministeri Giuseppe Francesco Aiello e Francesco Tosto, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trani, Carmen Anna Lidia Corvino, accogliendo le istanze presentate dalle rispettive difese (l'avvocato Felice Petruzzella per l'ex assessore comunale Caputo e l'avvocato Leonardo Ciocia per il dirigente comunale Lisena) e spiegando i motivi per cui le esigenze cautelari si sono attenuate e sono sufficienti i domiciliari.

Entrambi, dopo 111 giorni in cella, hanno lasciato il carcere di Trani. È tornata in libertà, invece, la Castriotta: l'ex consigliera comunale non è più ai domiciliari. Lo stesso giudice, infatti, ha accolto l'istanza di revoca della misura presentata dai suoi difensori, i legali Michele Laforgia e Felice Petruzzella, fondata sull'asserita cessazione delle esigenze cautelari. Valutazione condivisa dal Tribunale che ha revocato gli arresti, evidenziando che le esigenze cautelari sono venute meno.

Tutti furono arrestati l'8 giugno scorso dai militari della Guardia di Finanza. L'inchiesta, che conta in totale 41 indagati, 7 società e 34 persone fisiche tra le quali il sindaco Tommaso Minervini (non raggiunto da alcuna misura cautelare), aveva portato complessivamente all'arresto di ben 16 persone (10 in carcere, tra i quali Caputo, Castriotta e Lisena, e 6 ai domiciliari). Nel mirino della Procura è finito un presunto giro di tangenti in cambio di appalti per lavori pubblici a Molfetta.

​L'inchiesta riguarda gli appalti per i lavori di rifacimento di piazza Moro, gli interventi presso l'ex cementificio de Gennaro, i lavori stradali e quelli per il servizio di monitoraggio delle acque del porto. Secondo la Procura tra luglio 2018 e agosto 2020 il Comune avrebbe proceduto indebitamente agli affidamenti diretti senza fare le gare, favorendo imprenditori «amici», in cambio di favori. I reati contestati, a vario titolo, sono turbativa d'asta, corruzione, falso, depistaggio e peculato.

Stando all'indagine delle Fiamme Gialle alcuni funzionari si sarebbero fatti pagare tangenti, denaro e utilità, per favorire gli imprenditori «amici» nell'ottenimento di vari appalti e incarichi, dimostrando «una capacità di piegare e condizionare ogni evenienza trasformandola in occasione di guadagno e di interesse illecito».