Angela Amato risponde con una lettera aperta alle offensive parole di Drago

La candidata: «Non sono io “la serpe”!»

martedì 7 giugno 2022 13.42
Riceviamo e pubblichiamo la seguente lettera firmata da Angela Amato

"Esimio candidato sindaco Drago,
chi le scrive è colei che lei ha definito "la serpe in seno all'amministrazione Natalicchio", l'assessore al bilancio che "aveva in mano i soldi".
Mi chiamo Angela Amato e non Minervini come, per errore o per dileggio, mi ha nominato. Ed evidentemente la storia, che lei non può conoscere personalmente, le è stata raccontata male perché la sottoscritta è quella che ha permesso all'amministrazione Natalicchio di fare luce e poi ordine sul bilancio, molto creativo, ereditato dal sindaco Azzollini. Un'impresa titanica (e le assicuro che non esagero!), che ha consentito alla città di evitare il default a cui era stata condannata. Una fatica enorme, non sempre sostenuta da tutta la maggioranza, anzi avversata da chi, al rigore e alla trasparenza, opponeva esigenze clientelari ed interessi di bottega.
Non è un caso che proprio sul bilancio i soliti noti riuscirono a provocare la fine di quella esperienza amministrativa. E mi spiace dirle che quelle stesse persone, maestre nel fare e disfare per ricavarne vantaggi personali, avvezze più alle trame e meno al lavoro, hanno promosso e sostengono la sua candidatura. Le consiglio, se vuole farsi un'idea più corretta, di farsi narrare meglio le vicende da chi, l'altra sera, era seduta accanto a lei: se ha un minimo di onestà, le dirà di come "la serpe" ha affrontato questioni spinose e pericolose senza tentennamenti e concessioni, mettendosi al servizio della comunità, senza risparmiarsi mai e senza pretendere tribune e palcoscenici.
Signor candidato sindaco, è vero, in quelle circostanze, in cui a tutti tremavano i polsi, ho anche approfittato dell'esperienza e della disponibilità che il mio amico fraterno Tommaso Minervini ha messo al nostro servizio, sporcandosi le mani insieme a noi, per aiutarci a districare le situazioni più complicate e scabrose. Ci perdonerà ma noi siamo fatti così: l'indifferenza non ci appartiene e la difesa del bene comune non ammette diserzioni. Altri sono rimasti a guardare da lontano. E a pontificare.
Non mi dilungo oltre. Voglio solo suggerirle di scegliersi meglio i cantastorie. Ho l'impressione che, approfittando del suo vivere lontano da Molfetta, le abbiano consegnato una visione un po' distorta della storia recente di questa città, con molte omissioni e mistificazioni sui fatti e sulle persone. Per quanto mi riguarda, l'offesa che lei mi ha rivolto la archivierò tra le cose spiacevoli di questa campagna elettorale che poteva essere confronto di idee e di visioni e si è ridotta, invece, non certo per colpa nostra, a uno sgradevolissimo esercizio di aggressione del "nemico", per usare la definizione usata da un suo sostenitore.
Questa città, mi creda, è altro. E i molfettesi lo sanno".