A Molfetta in salvo dalla guerra in Ucraina: «Grazie Italia»
I racconti delle persone arrivate in città grazie alla missione di don Gino Samarelli
venerdì 11 marzo 2022
19.37
Sono testimonianze di sconcertante crudezza ma anche di altrettanta dignità quelle delle persone che finalmente sono in salvo a Molfetta dopo essere fuggite dalla guerra in Ucraina grazie alla missione di don Gino Samarelli.
«Io non credevo a quello che stava accadendo», racconta un uomo, cittadino italiano ma coniugato con una donna ucraina.
La coppia è diretta a Martina Franca dove risiede la sua famiglia ma in Ucraina ha lasciato i genitori di lei e «adesso viviamo nella paura per loro».
L'uomo racconta di «una vita normale in Ucraina, dove stavamo bene» ma poi è arrivata la guerra.
«Abbiamo fatto un viaggio di 20 ore, in piedi, non potevo muovermi - ricorda - con tutta la gente che scappava e che ha perso tutto, nella disperazione. Senza parole».
A parlare è anche una donna in Ucraina, in fuga con il figlio adolescente e il loro cagnolino.
«Grazie a tutti per l'aiuto al nostro Paese», sono le sue prime parole con un braccio a stringere forte il ragazzino e una mano serrata a tenere il guinzaglio con il cane. A poco distanza le valigie con ciò che sono riusciti a portare.
«Non sappiamo dove andremo ma lì eravamo paralizzati», continua la donna, «Per sette giorni non siamo usciti, a Kiev vivevamo con l'ansia e la paura, non sapevamo cosa fare».
Dal ragazzo, invece, i racconti della guerriglia nella capitale ucraina «ogni dieci minuti sparavano» e la corsa «andavamo via, via, via», ripete più volte la madre chiudendo gli occhi e coinvolgendo tutti in questa corsa verso la vita che noi nemmeno siamo in grado di immaginare.
«Mi sono rilassata solo quando ho visto il vostro mare - dice sorridendo e strappando a tutti i presenti la stessa reazione - soprattutto per mio figlio».
«Io non credevo a quello che stava accadendo», racconta un uomo, cittadino italiano ma coniugato con una donna ucraina.
La coppia è diretta a Martina Franca dove risiede la sua famiglia ma in Ucraina ha lasciato i genitori di lei e «adesso viviamo nella paura per loro».
L'uomo racconta di «una vita normale in Ucraina, dove stavamo bene» ma poi è arrivata la guerra.
«Abbiamo fatto un viaggio di 20 ore, in piedi, non potevo muovermi - ricorda - con tutta la gente che scappava e che ha perso tutto, nella disperazione. Senza parole».
A parlare è anche una donna in Ucraina, in fuga con il figlio adolescente e il loro cagnolino.
«Grazie a tutti per l'aiuto al nostro Paese», sono le sue prime parole con un braccio a stringere forte il ragazzino e una mano serrata a tenere il guinzaglio con il cane. A poco distanza le valigie con ciò che sono riusciti a portare.
«Non sappiamo dove andremo ma lì eravamo paralizzati», continua la donna, «Per sette giorni non siamo usciti, a Kiev vivevamo con l'ansia e la paura, non sapevamo cosa fare».
Dal ragazzo, invece, i racconti della guerriglia nella capitale ucraina «ogni dieci minuti sparavano» e la corsa «andavamo via, via, via», ripete più volte la madre chiudendo gli occhi e coinvolgendo tutti in questa corsa verso la vita che noi nemmeno siamo in grado di immaginare.
«Mi sono rilassata solo quando ho visto il vostro mare - dice sorridendo e strappando a tutti i presenti la stessa reazione - soprattutto per mio figlio».