Una ragazza molfettese positiva al Covid: «Durante l'isolamento ti manca tutto»
Testimonianza nel pieno della seconda ondata in città
mercoledì 2 dicembre 2020
14.52
Questo mese di dicembre sarà quantomai diverso rispetto al passato a causa dell'epidemia di Coronavirus che ormai da marzo condiziona la nostra vita. Se la prima fase della pandemia aveva toccato solo trasversalmente Molfetta, la seconda ondata si è invece scagliata in maniera pressoché omogenea su tutte le regioni italiane. In città sono 430 le persone attualmente positive al virus e tra loro c'è anche la 25enne Paola che ha dato sfogo direttamente sui social della sua esperienza poco felice nelle ultime settimane.
«Non esco di casa da circa 25 giorni - racconta - e all'inizio non volevo crederci essendo anche arrabbiata. Ho avuto molto tempo a disposizione per riflettere e capire che quelli non erano i sentimenti adeguati ad affrontare la situazione per due principali motivi: in primis, contrarre questo virus è più semplice di quanto non si creda e poi non puoi dare la colpa a nessuno. Lo accetti».
«Quasi un mese fa ho iniziato la quarantena insieme alla mia famiglia che, purtroppo, è risultata positiva come me. In questi momenti cerchi di mantenere alto l'umore, ma non è facile, perché il tuo stato d'animo è altalenante. La tua più grande preoccupazione è la salute dei tuoi cari. Speri che vada tutto per il meglio, ma sei anche consapevole del fatto che la situazione potrebbe peggiorare da un momento all'altro. Tosse, febbre, perdita di gusto e olfatto, rilevazione dei parametri, medici, tamponi, farmaci, 118. Lo stress è alle stelle mentre l'umore a terra» prosegue.
«I giorni passano tutti uguali - aggiunge - poi per fortuna la situazione sembra stabilizzarsi. Allenti la presa, ma resti vigile e inevitabilmente la tua mente viaggia. Ti manca andare a lavoro, ti manca la tua migliore amica, ti manca guidare, uscire con gli amici. Ti manca persino andare in crisi perché non sai che vestiti indossare. Ti manca la quotidianità. E ti fermi a pensare alle mille cose che avresti voluto fare, ai progetti andati in fumo perché sei bloccata in questa situazione che non hai voluto tu».
«E allora la domanda sorge egoisticamente spontanea: perché? Perché a me? Ma sai benissimo che si tratta di una domanda che non ha risposta. Però ho capito una cosa: le cose che succedono, belle o brutte che siano, hanno un significato o avranno un significato prima o poi. Forse questa "esperienza" mi renderà più forte, forse avrò una nuova visione del mondo o forse no. So soltanto che non voglio dare più nulla per scontato perché niente mi è dovuto e perché in un attimo tutto può cambiare» conclude Paola.
«Non esco di casa da circa 25 giorni - racconta - e all'inizio non volevo crederci essendo anche arrabbiata. Ho avuto molto tempo a disposizione per riflettere e capire che quelli non erano i sentimenti adeguati ad affrontare la situazione per due principali motivi: in primis, contrarre questo virus è più semplice di quanto non si creda e poi non puoi dare la colpa a nessuno. Lo accetti».
«Quasi un mese fa ho iniziato la quarantena insieme alla mia famiglia che, purtroppo, è risultata positiva come me. In questi momenti cerchi di mantenere alto l'umore, ma non è facile, perché il tuo stato d'animo è altalenante. La tua più grande preoccupazione è la salute dei tuoi cari. Speri che vada tutto per il meglio, ma sei anche consapevole del fatto che la situazione potrebbe peggiorare da un momento all'altro. Tosse, febbre, perdita di gusto e olfatto, rilevazione dei parametri, medici, tamponi, farmaci, 118. Lo stress è alle stelle mentre l'umore a terra» prosegue.
«I giorni passano tutti uguali - aggiunge - poi per fortuna la situazione sembra stabilizzarsi. Allenti la presa, ma resti vigile e inevitabilmente la tua mente viaggia. Ti manca andare a lavoro, ti manca la tua migliore amica, ti manca guidare, uscire con gli amici. Ti manca persino andare in crisi perché non sai che vestiti indossare. Ti manca la quotidianità. E ti fermi a pensare alle mille cose che avresti voluto fare, ai progetti andati in fumo perché sei bloccata in questa situazione che non hai voluto tu».
«E allora la domanda sorge egoisticamente spontanea: perché? Perché a me? Ma sai benissimo che si tratta di una domanda che non ha risposta. Però ho capito una cosa: le cose che succedono, belle o brutte che siano, hanno un significato o avranno un significato prima o poi. Forse questa "esperienza" mi renderà più forte, forse avrò una nuova visione del mondo o forse no. So soltanto che non voglio dare più nulla per scontato perché niente mi è dovuto e perché in un attimo tutto può cambiare» conclude Paola.