Tragedia Ittica Di Dio. Domani udienza preliminare

Nella tragedia persero la vita Nicola e Vincenzo Rizzi

giovedì 21 gennaio 2016 15.20
Si celebrerà domani davanti al giudice per l'udienza preliminare del Tribunale di Trani Maria Grazia Caserta l'udienza preliminare che vede imputati i biscegliesi Vito e Domenico Di Dio, rispettivamente legale rappresentante ed esecutore di fatto della "Srl Di Dio", l'impresa ittica, sita nella zona industriale di Molfetta, dove l'8 Aprile 2014 morirono Nicola Rizzi e suo figlio Vincenzo. I due bitontini persero la vita mentre erano impegnati nei lavori di bonifica della vasca di depurazione per i quali erano stati chiamati in Via Olivetti.

Il sostituto procuratore della Repubblica di Trani Antonio Savasta chiede che i 2 imputati Di Dio (padre e figlio) siano processati per "cooperazione in omicidio colposo, violazione del DPR n.177/2011 e violazione del Decreto Legislativo n. 81/2008 in tema di sicurezza dei luoghi di lavoro".
I familiari delle 2 vittime, assistiti dall'avvocato Leonardo Iannone, si costituiranno parte civile. Gli imputati potranno chiedere di esser giudicati col rito abbreviato, con sconto di un terzo della pena in caso di responsabilità dei fatti contestatigli. Se andrà così la sentenza di primo grado sarà pronunciata dal gup Caserta ma non nell'udienza di domani. Diversamente il gup già in giornata potrebbe decidere sulle richieste di rinvio a giudizio.

L'autopsia e gli esami tossicologici disposti dalla Procura accertarono che la morte di padre e figlio avvenne per l'inalazione dei forti miasmi delle acque di lavorazione del pesce e per il conseguente annegamento nella cisterna interrata. Secondo quanto ricostruito con l'inchiesta, Nicola e Vincenzo Rizzi morirono sommersi dalle acque luride derivanti dalla lavorazione dei prodotti ittici che riempirono la cisterna mentre i due stavano cercando di recuperare il tombino d'ispezione caduto proprio nella vasca dove le maestranze della "Rizzi Ecologia Snc" avevano appena eseguito lavori di manutenzione. Per l'accusa il ciclo di lavorazione dell'ittica Di Dio non fu sospeso, consentendo così che nella cisterna potessero riversarsi le acque luride della lavorazione del pesce, già di per sé dense di acido solfidrico. Vincenzo riuscì a salvare dalla morte l'altro figlio Alessio, finito comunque in ospedale.