Muti scrive a Conte: «Senza l'arte e la cultura siamo tutti più poveri. Ci ripensi»

L'appello del maestro molfettese in una lettera al Premier

lunedì 26 ottobre 2020 11.02
Un appello accorato, frutto di un momento difficile per tutto il mondo della cultura in Italia a causa della pandemia: il maestro molfettese Riccardo Muti, sulle pagine del Corriere della Sera, scrive una lettera indirizzata al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, in merito alla decisione di sospendere gli spettacoli aperti al pubblico in sale teatrali, sale da concerto, sale cinematografiche e spazi all'aperto, con il DPCM del 24 ottobre 2020.

«Egregio presidente Conte,
pur comprendendo la sua difficile responsabilità in questo lungo e tragico periodo per il nostro Paese, con la necessità improrogabile di salvaguardare la salute, bene supremo, dei nostri concittadini, sento il bisogno di rivolgerLe un appello accorato.

Chiudere le sale da concerto e i teatri è decisione grave. L'impoverimento della mente e dello spirito è pericoloso e nuoce anche alla salute del corpo. Definire, come ho ascoltato da alcuni rappresentanti del governo, come «superflua» l'attività teatrale e musicale è espressione di ignoranza, incultura e mancanza di sensibilità.

Tale decisione non tiene in considerazione i sacrifici, le sofferenze e le responsabilità di fronte alla società civile di migliaia di Artisti e Lavoratori di tutti i vari settori dello spettacolo, che certamente oggi si sentono offesi nella loro dignità professionale e pieni di apprensione per il futuro della loro vita.

Le chiedo, sicuro di interpretare il pensiero non solo degli Artisti ma anche di gran parte del pubblico, di ridare vita alle attività teatrali e musicali per quel bisogno di cibo spirituale senza il quale la società si abbrutisce. I teatri sono governati da persone consapevoli delle norme anti-Covid e le misure di sicurezza indicate e raccomandate sono state sempre rispettate.

Spero che lei possa accogliere questo appello, mentre, fiducioso, la saluto con viva cordialità».