Minervini era in «totale asservimento all'imprenditoria privata»

Per la gip Chiddo avrebbe ottenuto «in cambio utili non di natura economica ma di tipo non solo elettorale, ma anche di gloria e onori personali»

lunedì 9 giugno 2025 8.09
A cura di Nicola Miccione
Il sindaco di Molfetta, Tommaso Minervini, avrebbe realizzato «le condotte delittuose» ponendosi in «un totale asservimento alla imprenditoria privata, in cambio di utili non di natura economica ma di tipo non soltanto elettorale, ma anche di gloria e onori personali, per aver realizzato opere pubbliche rilevanti per la città».

Sono parole dure quelle usate dalla giudice per le indagini del Tribunale di Trani, Marina Chiddo, per giustificare gli arresti domiciliari a cui è confinato da venerdì il primo cittadino. Gli inquirenti, nella ordinanza cautelare, parlano di una lunga serie di «condotte illecite per favorire gli imprenditori interessati a contrarre con la pubblica amministrazione, ma erano volte a conseguire le utilità personali». Insomma un sindaco pronto a tutto in cerca di riconoscimento, morale e materiale.

Sempre secondo la gip, «Minervini e Domenico Satalino (sospeso), quindi, non si facevano scrupolo di falsamente rendicontare al Ministero dell'Interno l'utilizzo di somme, attestando falsamente l'avvenuta regolare conclusione dei lavori, con il buon esito, dell'opera pubblica finanziata dallo Stato, quando in realtà al posto dell'opera vi erano ancora erbacce e cemento». Un'inchiesta giudiziaria, quella della Procura della Repubblica di Trani, di cui era al corrente Lidia De Leonardis.

La dirigente (pure lei ai domiciliari) si mostrava preoccupata della presenza di cimici, tanto da far predisporre una bonifica ambientale. La De Leonardis mostrava di essere stizzita per il fatto di essere spiata. «Ogni volta che le indagini non lo so come le hanno condotte" (-) non ritengo che né l'ufficio né io dobbiamo essere controllati perché nulla abbiamo fatto... denunciarono quel cristiano non so se aveva fatto se non aveva fatto... mi hanno detto che venne assolto dalla cosa"».

De Leonardis parla anche usando il termine «cantare», lasciando «intendere che la dirigente temeva che attraverso le attività captative, gli inquirenti venissero a
conoscenza di circostanze investigative». Gli inquirenti hanno fatto emergere «che il 18 agosto 2022 non solo la De Leonardis avesse certezza che l'apparecchio fosse stato installato, ma anche di poter essere lei stessa coinvolta nell'indagine, mostrando inquietudine pure per le modalità di installazione della microspia».

L'ipotesi che la dirigente temesse le cimici per paura di scoperte inquietanti da parte dei pubblici ministeri viene corroborata pure dal sindaco Minervini. «Perché lei mo la dirigente se ne vuole andare - affermò il primo cittadino in un dialogo captato dalla Finanza - perché ha paura. In prima battuta pensava a una bomba».