Maxi confisca a Molfetta. La difesa: «I 50 milioni di euro sono una colossale bufala»
Parla l'avvocato Poli all'indomani del provvedimento nei confronti di Manganelli: «Il patrimonio confiscato, ammonta, al massimo, a 500mila euro»
Un capitale enorme, intestato non solo a lui, ma anche ai suoi familiari e conoscenti, fatto di immobili, compendi aziendali, conti correnti, veicoli e di beni di lusso, finito adesso, dopo le indagini dei militari della Compagnia di Molfetta e del Nucleo Investigativo di Bari, nelle mani dello Stato. Il provvedimento ha riguardato 4 terreni, per un'estensione di 5mila metri quadrati, altrettante società, 6 veicoli e un'imbarcazione, nonché 15 fabbricati, tra cui la villa, con vista mare, dove vive.
«Il patrimonio confiscato, ammonta, al massimo, a 500mila euro, ed è costituito dalle quote dell'impresa edile, da alcuni fondi, da un motopesca, da due auto, un motociclo e conti correnti. I 50 milioni di euro sono perciò frutto di pura fantasia, meritevole di diagnosi specialistica», le durissime parole del legale molfettese.
La nota dell'avvocato Poli
«In qualità di difensore di fiducia del sig. Giuseppe Manganelli, nato a Molfetta il 07.11.1969, espongo quanto segue - con preghiera di pubblicazione - in relazione al comunicato stampa diffuso dal Comando Provinciale Carabinieri di Bari, conseguente alla confisca dei beni riconducibili al mio assistito.
Spiace dover constatare che, a distanza di ben 29 anni dall'ultimo reato contestato al sig. Giuseppe Manganelli, si continui periodicamente a parlare del predetto in maniera assolutamente non rispondente al vero, e quasi che le condotte illecite e la sua "elevata pericolosità sociale" siano ancora attuali.
Ma, soprattutto, spiace dover constatare che il comunicato diffuso - evidentemente di parte, e monco di essenziali elementi di valutazione, peraltro di fonte giudiziaria – sia assolutamente impreciso e fuorviante.
Mentre ci si guarda bene dal riportare, ad esempio, la non credibilità – dichiarata dalla Corte di Appello di Bari (decreto n. 1/2025 del 16.01.2025) - dei due collaboratori di giustizia indicati dalla pubblica accusa che, con curiose ed identiche fantasiose propalazioni, avrebbero dovuto sostenere la inesistente attuale ed elevata pericolosità sociale del sig. Manganelli.
Veniamo all'elenco delle più clamorose "inesattezze".
Innanzitutto, l'importo indicato "50 milioni di euro" è, evidentemente, una colossale bufala.
Basterebbe chiedersi se - prima di indicare certe cifre, e darle in pasto all'opinione pubblica - ci si renda davvero conto della grandezza di quei numeri!
Siamo al totale delirio... 50 milioni di euro? Ma stiamo scherzando?
Il patrimonio confiscato, ammonta, al massimo, a 500 mila euro, ed è costituito dalle quote della impresa edile, da alcuni modesti terreni agricoli, da un motopesca, da due autovetture, un motociclo e conti correnti con modestissime somme disponibili. I 50 milioni di euro sono perciò frutto di pura fantasia, meritevole di diagnosi specialistica.
Spiace altresì che chi ha diffuso il comunicato, ripreso dagli organi di stampa, non abbia ritenuto di precisare quanto scritto dalla Corte di Appello di Bari (cfr. decreto n. 1/2025), in sede di impugnazione del decreto di confisca del patrimonio del sig. Manganelli, laddove si evidenziano due circostanze essenziali:
- La pericolosità sociale del sig. Giuseppe Manganelli deve ritenersi sussistente solo sino al 2012 (e non perché abbia commesso ulteriori reati dal 1996, ma perché in quella data ha terminato la sorveglianza speciale inflitta nel 1994...e dunque per un mero automatismo di legge, senza che nel 2012 si sia dato luogo ad una rivalutazione del suo comportamento...venne riapplicata in seguito alla sua scarcerazione);
- Non sono stati ritenuti credibili i due collaboratori di giustizia, sulle cui curiose, fantasiose, sovrapponibili (identiche anche nelle virgole!!!) dichiarazioni si era ipotizzata la attualità della pericolosità sociale di Manganelli...e che avevano riferito ipotesi cinematografiche.
Invero, la confisca dell'intero patrimonio riconducibile al sig. Manganelli, si basa solo su appena 6.500 euro (seimilacinquecento!) – utilizzati per la costituzione della prima impresa individuale – che avrebbero poi intaccato tutto quanto prodotto con lavoro assolutamente lecito dal 2010 al 2021, atteso che quelle somme sono state ritenute di provenienza illecita.
E ciò nonostante le testimonianze di coloro che li avevano prestati al predetto per l'avvio dell'attività, soggetti assolutamente incensurati, onesti lavoratori, che avevano concretamente aiutato la famiglia Manganelli nel corso della carcerazione del mio assistito, come abbiamo documentato in svariati modi.
In ogni caso il patrimonio confiscato, giova ribadirlo, non ammonta affatto a 50 milioni di euro, importo, ridicolo e ripetutamente indicato, che avrebbe dovuto indurre chiunque ad una adeguata verifica!
Non è stato confiscato nessun "natante da diporto", bensì un piccolo motopesca acquistato con effetti cambiari.
Non esiste alcuna "villa vista mare" ma un immobile seminterrato di proprietà demaniale – e quindi, evidentemente, non confiscabile!!! - che era una topaia fatiscente, totalmente bonificato dalla sig.ra Nicoletta Acquaviva, per il quale lo Stato incassa i relativi oneri concessori. Né il sig. Manganelli domicilia in detta inesistente "villa vista mare".
Infine, non si comprende la tempistica del comunicato, atteso che, nella giornata di ieri, non risulta al sig. Manganelli alcuna esecuzione del provvedimento definitivo di confisca!
Purtroppo il procedimento di prevenzione (conclusosi con una frettolosa confisca del patrimonio appartenente alla famiglia Manganelli), limita oltremisura il diritto di difesa di chi vi è sottoposto (al limite della incostituzionalità) ed è risultata una battaglia impari, nonostante la ricostruzione capillare della vita del predetto e della sua famiglia dagli anni 90 e a tutt'oggi.
Ad esempio, non è stata adeguatamente considerata la doviziosa consulenza tecnica di parte, né le dichiarazioni di testimoni incensurati e credibili...
In ogni caso, dal 1996 il sig. Manganelli serba una condotta assolutamente irreprensibile, valorizzata da svariate autorità giudiziarie, che - durante la detenzione - gli hanno concesso per questo ogni beneficio.
Ma, ripeto, stiamo ancora parlando di fatti commessi fino al 1996 e da allora il sig. Manganelli è dedito ad onesta e intensa attività lavorativa; non ha più commesso alcun reato ed ha reciso definitivamente ogni legame con il passato per il quale ha ampiamente pagato i suoi conti.
Ovviamente, quanto sopra è riscontrabile nei documenti giudiziari, colpevolmente ignorati da chi, ancora una volta, ha diffuso un comunicato contenente, notizie clamorosamente errate e fuorvianti.
Quando finirà di scontare tutte le sue pene per così dire... "accessorie" e a mezzo stampa il sig. Manganelli? Mai?
Mi chiedo, e vi chiedo, come mai in un comunicato ufficiale, si riportino tali e tante gravissime inesattezze ed errori da penna blu? Ciononostante, il sig. Manganelli – pur consapevole di aver pagato ben più di quanto commesso - continuerà, con ancora maggior convinzione, a percorrere la strada della legalità, intrapresa sin dal 1996 senza mai il benchè minimo ripensamento.
Auspico, pertanto, un maggior rispetto della verità da parte di chi diffonde notizie clamorosamente errate».