Nuovo teatro a Molfetta, ma per il cinema Odeon che futuro?
Intervista all'avvocato Iannone, proprietario dell'immobile
lunedì 1 aprile 2019
Ogni cittadino di Molfetta può dire di avere una folta schiera di ricordi legati al cinema Odeon, ultimo baluardo della tradizione cinematografica della città, sopravvissuto tra alterne vicende fino al 2014: era infatti il 6 gennaio quando nella storica sala veniva proiettato l'ultimo documentario.
La lenta e dolorosa agonia del cinema Odeon fu vissuta con particolare partecipazione emotiva da parte di molti che, dopo vari tentativi di riqualificare la struttura, chiedevano a gran voce di salvarla dalla sua condanna all'oblio. Nel lustro successivo, queste voci hanno finito per disperdersi ed affievolirsi, mettendo una seria ipoteca sull'amaro finale di una tradizione che durava da più di cinquant'anni.
Mentre ogni altra voce taceva, abbiamo deciso di incontrare l'avv. Leonardo Iannone, proprietario della struttura, specie all'indomani del progetto per il nuovo teatro comunale che, almeno da un punto di vista teorico, potrebbe rinviare sine die la rinascita dell'Odeon.
Il momento della chiusura del cinema Odeon è stato un momento particolarmente doloroso per tutti i molfettesi. Come ha vissuto quel periodo, considerando anche il legame affettivo con la struttura inaugurata da suo padre?
"Si trattò sicuramente di un momento vissuto con molta amarezza e tristezza perché costituiva la presa di coscienza definitiva del mancato incontro con qualsiasi forma di disponibilità tesa a mantenere vivo un luogo storico di riferimento culturale e ricreativo che, per oltre quindici anni, era stato la sola struttura cinematografica all'interno della città. A livello privato, naturalmente, esisteva ulteriore dispiacere: la struttura, costruita da mio nonno, era stata inaugurata da mio padre nel novembre 1946 e questa passione è stata trasmessa a noi figli. Mio padre era un accanito amante del cinema fin dall'infanzia quando gli fu regalato un proiettore e, raccogliendo pezzi di bobina scartati da altri cinema, li accostava assieme in improvvisate "pizze" che proiettava poi nell'androne del suo palazzo per gli amici del vicinato. La sua era una passione così intensa che, anche negli anni del boom edilizio quando l'area dove sorgeva il cinema Odeon era molto appetibile economicamente, rifiutò sdegnosamente ogni proposta che trasformasse la struttura in qualcosa di diverso, come già avvenuto per altri cinema. La chiusura definitiva, perciò, fu un momento famigliare anche di forte malinconia".
Prima di arrivare al momento della chiusura vera e propria, si sono susseguiti diversi tentativi di valorizzare la struttura e di incentivare il suo utilizzo. Si tentò la sua riqualificazione come sala atta alle proiezioni del circuito del cinema d'autore, prevedendo assieme agevolazioni per il pubblico giovanile e per le fasce di popolazione meno abbiente. Lo si è utilizzato come sede per gli spettacoli delle compagnie teatrali locali o della Fondazione Valente, e si è contata anche qualche iniziativa privata come Matrimovie. Eppure la struttura in breve tempo giunse comunque al collasso. Cosa pensa che sia mancato e che avrebbe potuto salvare l'Odeon?
"I fattori che hanno determinato questa situazione sono stati vari e diversi. Se parliamo a livello generale, sicuramente ha influito lo stremo progressivo a cui ormai il centro cittadino stava giungendo. Anche destinare il cinema Odeon alle proiezioni d'autore richiedeva degli interventi di riqualificazione, resi necessari anche dalle tecnologie che erano mutate negli ultimi anni passando al digitale. Nulla di così insormontabile, considerando anche la possibilità di usufruire di fondi provenienti dal governo centrale e regionale. A mancare seriamente era, da una parte, la penuria di nuove leve imprenditoriali che potessero caricarsi di questo compito. Ci fu il tentativo di assumere la gestione da parte di un comitato denominato "Odeon bene comune": le intenzioni erano sicuramente pregevoli, ma l'iniziativa naufragò presto a causa di inesperienza e di difficoltà a gestire i costi. Dall'altra parte, quello che è mancato maggiormente è stato l'interesse da parte dell'amministrazione comunale a prendere a cuore la risoluzione del problema. Il disinteresse è parso sempre più un problema di scelte a livello culturale piuttosto che a livello economico, dato che la mancanza di una programmazione seria per l'Odeon è stata ricollegata negli ultimi anni al progetto di costruzione del nuovo teatro comunale nella zona di nuova espansione. Da parte nostra come proprietari, vi è sempre stata la massima disponibilità a qualsiasi soluzione che preservasse l'Odeon come cinema/teatro, finanche la cessione al patrimonio culturale del comune ove fosse stato richiesto. E' chiaro che, dove l'amministrazione per sua stessa intrinseca natura è più in grado di cercare professionalità in qualsiasi forma e non agisce in tal senso, si deve concludere per un mancato interesse".
Se oggi entrassimo nell'Odeon, cosa troveremmo? E' una struttura ancora in grado di funzionare?
"Non bisogna immaginare l'Odeon come un gigante addormentato che versa in stato di abbandono e fatiscenza. La struttura a livello murario è ancora tutta lì. Gli interventi di manutenzione sono sempre stati eseguiti nel corso degli anni. Dovrebbe essere sostituito solo l'impianto di proiezione, adesso obsoleto, e dovrebbero essere ammodernati gli arredi e le poltrone. Facendo una stima, contando anche il costo di acquisizione, non si spenderebbe più di 500000 Euro per una totale riqualificazione. Aggiungo però che, a seguito di molti interventi legislativi in tal senso con la predisposizione di fondi ad hoc, sono previsti diversi incentivi per il recupero delle sale storiche: della somma pertanto ipotizzata, ben l'80% sarebbe acquisibile mediante tali contributi a fondo perduto, limitando di molto l'esborso".
Come accennavamo prima, è di pochi giorni fa l'annuncio dato dal sindaco Minervini in conferenza stampa della costruzione di un nuovo teatro comunale nella zona di nuova espansione, per una spesa di 7 milioni di euro. Quanto toglie questo progetto ad un'eventuale riqualificazione del cinema Odeon? Cosa potrebbe dare di diverso l'Odeon a Molfetta?
"Parliamo di due realtà completamente diverse e non sovrapponibili. L'Odeon può essere utilizzato come teatro, come sede di congressi, ma soprattutto è un cinema, cosa che il nuovo teatro non è. L'Odeon, per le sue dimensioni ottimali, potrebbe riempire agevolmente il vuoto che si registra nel cinema di nicchia per la città di Molfetta, cosa che costringe gli amanti del genere a spostarsi su Andria o Barletta per fruire di queste proiezioni. È del tutto sfuggita anche la percezione che, con uno sforzo economico minore di quello richiesto per il nuovo teatro, poteva essere tenuta in piedi una struttura che, trovandosi in città, poteva essere più congeniale ad una fascia di pubblico anche più anziano, oppure che non potesse o volesse spostarsi altrove. Si poteva anche ricavare uno spazio maggiormente compatibile alle esibizioni di grandi artisti giunti nella nostra città e che, spesso, si sono esibiti in luoghi non funzionali. Parliamo poi, anche a livello cinematografico, di una produzione di nicchia che non è tale per seguito: anzi, rispetto a quella commerciale, conosce sicuramente una costanza maggiore. La veduta però è stata ampiamente unidirezionale, non si è pensato ad uno sforzo contemporaneo per progettare il grande e tenere il piccolo, tutto a discapito di un'intera città".
In onestà, a parte qualche raro riferimento in vecchie campagne elettorali e in iniziative social, l'Odeon pare qualcosa di dimenticato, destinato alla memoria collettiva. Cosa l'ha ferita maggiormente in questi anni?
"Il disinteresse assoluto per ogni forma di disponibilità da noi manifestata come proprietari. Quello mi ha ferito di più: l'assoluta indifferenza a mantenere un luogo sano per la città, a favore del "nuovo" a tutti i costi. Abbiamo ricevuto negli anni parecchie proposte per disfarci della struttura, trasformandola in qualcosa di completamente diverso dal cinema voluto da mio padre. Ma abbiamo sempre declinato le proposte con la speranza di restituire l'Odeon come luogo di cultura a tutta la città".
La lenta e dolorosa agonia del cinema Odeon fu vissuta con particolare partecipazione emotiva da parte di molti che, dopo vari tentativi di riqualificare la struttura, chiedevano a gran voce di salvarla dalla sua condanna all'oblio. Nel lustro successivo, queste voci hanno finito per disperdersi ed affievolirsi, mettendo una seria ipoteca sull'amaro finale di una tradizione che durava da più di cinquant'anni.
Mentre ogni altra voce taceva, abbiamo deciso di incontrare l'avv. Leonardo Iannone, proprietario della struttura, specie all'indomani del progetto per il nuovo teatro comunale che, almeno da un punto di vista teorico, potrebbe rinviare sine die la rinascita dell'Odeon.
Il momento della chiusura del cinema Odeon è stato un momento particolarmente doloroso per tutti i molfettesi. Come ha vissuto quel periodo, considerando anche il legame affettivo con la struttura inaugurata da suo padre?
"Si trattò sicuramente di un momento vissuto con molta amarezza e tristezza perché costituiva la presa di coscienza definitiva del mancato incontro con qualsiasi forma di disponibilità tesa a mantenere vivo un luogo storico di riferimento culturale e ricreativo che, per oltre quindici anni, era stato la sola struttura cinematografica all'interno della città. A livello privato, naturalmente, esisteva ulteriore dispiacere: la struttura, costruita da mio nonno, era stata inaugurata da mio padre nel novembre 1946 e questa passione è stata trasmessa a noi figli. Mio padre era un accanito amante del cinema fin dall'infanzia quando gli fu regalato un proiettore e, raccogliendo pezzi di bobina scartati da altri cinema, li accostava assieme in improvvisate "pizze" che proiettava poi nell'androne del suo palazzo per gli amici del vicinato. La sua era una passione così intensa che, anche negli anni del boom edilizio quando l'area dove sorgeva il cinema Odeon era molto appetibile economicamente, rifiutò sdegnosamente ogni proposta che trasformasse la struttura in qualcosa di diverso, come già avvenuto per altri cinema. La chiusura definitiva, perciò, fu un momento famigliare anche di forte malinconia".
Prima di arrivare al momento della chiusura vera e propria, si sono susseguiti diversi tentativi di valorizzare la struttura e di incentivare il suo utilizzo. Si tentò la sua riqualificazione come sala atta alle proiezioni del circuito del cinema d'autore, prevedendo assieme agevolazioni per il pubblico giovanile e per le fasce di popolazione meno abbiente. Lo si è utilizzato come sede per gli spettacoli delle compagnie teatrali locali o della Fondazione Valente, e si è contata anche qualche iniziativa privata come Matrimovie. Eppure la struttura in breve tempo giunse comunque al collasso. Cosa pensa che sia mancato e che avrebbe potuto salvare l'Odeon?
"I fattori che hanno determinato questa situazione sono stati vari e diversi. Se parliamo a livello generale, sicuramente ha influito lo stremo progressivo a cui ormai il centro cittadino stava giungendo. Anche destinare il cinema Odeon alle proiezioni d'autore richiedeva degli interventi di riqualificazione, resi necessari anche dalle tecnologie che erano mutate negli ultimi anni passando al digitale. Nulla di così insormontabile, considerando anche la possibilità di usufruire di fondi provenienti dal governo centrale e regionale. A mancare seriamente era, da una parte, la penuria di nuove leve imprenditoriali che potessero caricarsi di questo compito. Ci fu il tentativo di assumere la gestione da parte di un comitato denominato "Odeon bene comune": le intenzioni erano sicuramente pregevoli, ma l'iniziativa naufragò presto a causa di inesperienza e di difficoltà a gestire i costi. Dall'altra parte, quello che è mancato maggiormente è stato l'interesse da parte dell'amministrazione comunale a prendere a cuore la risoluzione del problema. Il disinteresse è parso sempre più un problema di scelte a livello culturale piuttosto che a livello economico, dato che la mancanza di una programmazione seria per l'Odeon è stata ricollegata negli ultimi anni al progetto di costruzione del nuovo teatro comunale nella zona di nuova espansione. Da parte nostra come proprietari, vi è sempre stata la massima disponibilità a qualsiasi soluzione che preservasse l'Odeon come cinema/teatro, finanche la cessione al patrimonio culturale del comune ove fosse stato richiesto. E' chiaro che, dove l'amministrazione per sua stessa intrinseca natura è più in grado di cercare professionalità in qualsiasi forma e non agisce in tal senso, si deve concludere per un mancato interesse".
Se oggi entrassimo nell'Odeon, cosa troveremmo? E' una struttura ancora in grado di funzionare?
"Non bisogna immaginare l'Odeon come un gigante addormentato che versa in stato di abbandono e fatiscenza. La struttura a livello murario è ancora tutta lì. Gli interventi di manutenzione sono sempre stati eseguiti nel corso degli anni. Dovrebbe essere sostituito solo l'impianto di proiezione, adesso obsoleto, e dovrebbero essere ammodernati gli arredi e le poltrone. Facendo una stima, contando anche il costo di acquisizione, non si spenderebbe più di 500000 Euro per una totale riqualificazione. Aggiungo però che, a seguito di molti interventi legislativi in tal senso con la predisposizione di fondi ad hoc, sono previsti diversi incentivi per il recupero delle sale storiche: della somma pertanto ipotizzata, ben l'80% sarebbe acquisibile mediante tali contributi a fondo perduto, limitando di molto l'esborso".
Come accennavamo prima, è di pochi giorni fa l'annuncio dato dal sindaco Minervini in conferenza stampa della costruzione di un nuovo teatro comunale nella zona di nuova espansione, per una spesa di 7 milioni di euro. Quanto toglie questo progetto ad un'eventuale riqualificazione del cinema Odeon? Cosa potrebbe dare di diverso l'Odeon a Molfetta?
"Parliamo di due realtà completamente diverse e non sovrapponibili. L'Odeon può essere utilizzato come teatro, come sede di congressi, ma soprattutto è un cinema, cosa che il nuovo teatro non è. L'Odeon, per le sue dimensioni ottimali, potrebbe riempire agevolmente il vuoto che si registra nel cinema di nicchia per la città di Molfetta, cosa che costringe gli amanti del genere a spostarsi su Andria o Barletta per fruire di queste proiezioni. È del tutto sfuggita anche la percezione che, con uno sforzo economico minore di quello richiesto per il nuovo teatro, poteva essere tenuta in piedi una struttura che, trovandosi in città, poteva essere più congeniale ad una fascia di pubblico anche più anziano, oppure che non potesse o volesse spostarsi altrove. Si poteva anche ricavare uno spazio maggiormente compatibile alle esibizioni di grandi artisti giunti nella nostra città e che, spesso, si sono esibiti in luoghi non funzionali. Parliamo poi, anche a livello cinematografico, di una produzione di nicchia che non è tale per seguito: anzi, rispetto a quella commerciale, conosce sicuramente una costanza maggiore. La veduta però è stata ampiamente unidirezionale, non si è pensato ad uno sforzo contemporaneo per progettare il grande e tenere il piccolo, tutto a discapito di un'intera città".
In onestà, a parte qualche raro riferimento in vecchie campagne elettorali e in iniziative social, l'Odeon pare qualcosa di dimenticato, destinato alla memoria collettiva. Cosa l'ha ferita maggiormente in questi anni?
"Il disinteresse assoluto per ogni forma di disponibilità da noi manifestata come proprietari. Quello mi ha ferito di più: l'assoluta indifferenza a mantenere un luogo sano per la città, a favore del "nuovo" a tutti i costi. Abbiamo ricevuto negli anni parecchie proposte per disfarci della struttura, trasformandola in qualcosa di completamente diverso dal cinema voluto da mio padre. Ma abbiamo sempre declinato le proposte con la speranza di restituire l'Odeon come luogo di cultura a tutta la città".