«Appalti in cambio di voti». Agli arresti domiciliari il sindaco Minervini

L'ordinanza della gip Chiddo dopo le richieste della Procura: stesso provvedimento anche per la dirigente De Leonardis

venerdì 6 giugno 2025 07.57
A cura di Nicola Miccione
Il sindaco di Molfetta, Tommaso Minervini, è finito agli arresti domiciliari nell'ambito di un'inchiesta su numerosi appalti pubblici. Al centro delle indagini, portate avanti dalla Guardia di Finanza e coordinate dalla Procura della Repubblica di Trani, vi sarebbe un presunto sistema illeciti di numerose gare d'appalto cittadine.

L'ordinanza cautelare della giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trani, Marina Chiddo, in parziale accoglimento delle richieste della Procura di Trani, ha disposto i domiciliari anche per la dirigente comunale Lidia De Leonardis, 58 anni di Bari. Interdizione per un anno per i dirigenti Alessandro Binetti, 58 anni di Bari, e Domenico Satalino, 54 anni di Bari e divieto di dimora a Molfetta per l'ex luogotenente delle Fiamme Gialle, Michele Pizzo, di 60 anni, residente a Molfetta.

Divieto di contrarre con la pubblica amministrazione per un anno, invece, all'imprenditore portuale Vito Leonardo Totorizzo, 80 anni di Molfetta. La Procura aveva revocato la richiesta nei confronti dell'ex autista (e cugino) del sindaco, Tommaso Messina, 66 anni di Molfetta (risponde del reato di peculato per l'uso delle auto di servizio) perché nel frattempo è andato in pensione. Revocata pure la richiesta di misura nei confronti del funzionario comunale Mario Morea, 64 anni di Bari.

Le accuse dei pubblici ministeri Francesco Aiello, Marco Gambardella e Francesco Tosto, a vario titolo e secondo le rispettive responsabilità, sono molto pesanti: si parla di corruzione, di turbativa d'asta, di peculato e di falso, oltre che di depistaggio, di frode in processo penale, di rivelazione di segreto d'ufficio e di frode in pubbliche forniture per complessive 21 ipotesi di reato (non per tutte era stata invocata la misura cautelare). In totale, sono 21 le persone coinvolte e indagate.

A carico di Minervini, la gip ha riconosciuto la sussistenza dei gravi indizi per tutte le contestazioni, tranne quella relativa alle nomine di due membri politici nella Multiservizi. L'accusa di peculato relativa all'auto di servizio è stata riqualificata in peculato d'uso. Il fulcro dell'indagine è il nuovo porto commerciale di Molfetta: l'accusa sostiene che Minervini avrebbe promesso all'imprenditore Totorizzo la gestione per 30 anni delle nuove banchine portuali in cambio di aiuto elettorale.

Le misure cautelari sono scattate dopo gli interrogatori del 3 maggio scorso, dopo i quali la gip ha ritenuto sussistenti i gravi indizi, disponendo i provvedimenti restrittivi. L'inchiesta, per vastità e rilievo degli incarichi, si configura come una delle più delicate operazioni giudiziarie degli ultimi anni in ambito amministrativo.