Dal tumore al seno alla maternità: la rinascita di una donna di Molfetta
Guarita e diventata madre grazie alla PMA e al supporto del Santa Maria Hospital di Bari
sabato 26 luglio 2025
13.16
Una diagnosi che cambia tutto, un sogno che sembrava spezzato e una rinascita resa possibile grazie alla scienza e alla cura. È la storia di una donna di Molfetta, che dopo aver scoperto di avere un tumore al seno, è riuscita a diventare madre grazie alla Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) e al supporto ricevuto dal Santa Maria Hospital di Bari, parte del network GVM Care & Research.
Il percorso inizia nel dicembre 2019. Dopo diversi tentativi falliti di concepimento in un altro centro, la donna si sottopone a una visita di controllo con il senologo Donatello Iamele. Durante un'ecografia, viene notata un'anomalia: una cisti al seno sinistro appare modificata. La successiva biopsia conferma la presenza di un tumore maligno. È l'inizio di un percorso complesso, affrontato con determinazione e accompagnato da un'équipe multidisciplinare.
L'intervento chirurgico, eseguito a gennaio 2020 dal dottor Stefano Rinaldi, rimuove il quadrante interessato e alcuni linfonodi. Nel frattempo, viene attivato il sostegno psicologico e si aprono le prime conversazioni sulla preservazione della fertilità. La paziente viene indirizzata all'Unità di PMA interna all'ospedale, diretta dal dottor Pasquale Totaro. Grazie a un tempestivo congelamento degli ovociti, è possibile avviare il percorso terapeutico senza rinunciare al desiderio di maternità.
«La medicina moderna ha il dovere di curare la malattia, ma anche di proteggere il futuro – spiega la dottoressa Antonietta Ancona, responsabile della Breast Unit –. Il nostro approccio integrato pone la persona, e non solo la patologia, al centro dell'intervento». Dopo la radioterapia, conclusa durante la pandemia, la donna torna al centro PMA per provare a utilizzare gli ovociti conservati. Il primo tentativo, nel novembre 2023, non ha esito positivo. Ma a febbraio 2024, arriva la notizia attesa da anni: è incinta.
«Non bisogna mai perdere la speranza – racconta oggi la paziente –. Anche nei momenti più difficili, ho trovato sostegno e ascolto. È grazie alla competenza e all'umanità dei medici del Santa Maria Hospital se oggi posso stringere mia figlia tra le braccia». La paziente, che oggi allatta la sua bambina e sogna un secondo figlio, è un esempio di come prevenzione, scienza e cura possano cambiare il corso di una vita. Resta infatti un ultimo ovocita congelato, e la volontà di riprovarci non manca.
«Il congelamento degli ovociti, se fatto in tempo, può diventare un vero tesoro di fertilità – aggiunge il dottor Totaro –. Consigliamo alle donne di non aspettare oltre i 34 anni, specialmente se hanno progetti di maternità posticipati».
Una storia che non parla solo di malattia, ma soprattutto di futuro. Di possibilità. E di rinascita.
Il percorso inizia nel dicembre 2019. Dopo diversi tentativi falliti di concepimento in un altro centro, la donna si sottopone a una visita di controllo con il senologo Donatello Iamele. Durante un'ecografia, viene notata un'anomalia: una cisti al seno sinistro appare modificata. La successiva biopsia conferma la presenza di un tumore maligno. È l'inizio di un percorso complesso, affrontato con determinazione e accompagnato da un'équipe multidisciplinare.
L'intervento chirurgico, eseguito a gennaio 2020 dal dottor Stefano Rinaldi, rimuove il quadrante interessato e alcuni linfonodi. Nel frattempo, viene attivato il sostegno psicologico e si aprono le prime conversazioni sulla preservazione della fertilità. La paziente viene indirizzata all'Unità di PMA interna all'ospedale, diretta dal dottor Pasquale Totaro. Grazie a un tempestivo congelamento degli ovociti, è possibile avviare il percorso terapeutico senza rinunciare al desiderio di maternità.
«La medicina moderna ha il dovere di curare la malattia, ma anche di proteggere il futuro – spiega la dottoressa Antonietta Ancona, responsabile della Breast Unit –. Il nostro approccio integrato pone la persona, e non solo la patologia, al centro dell'intervento». Dopo la radioterapia, conclusa durante la pandemia, la donna torna al centro PMA per provare a utilizzare gli ovociti conservati. Il primo tentativo, nel novembre 2023, non ha esito positivo. Ma a febbraio 2024, arriva la notizia attesa da anni: è incinta.
«Non bisogna mai perdere la speranza – racconta oggi la paziente –. Anche nei momenti più difficili, ho trovato sostegno e ascolto. È grazie alla competenza e all'umanità dei medici del Santa Maria Hospital se oggi posso stringere mia figlia tra le braccia». La paziente, che oggi allatta la sua bambina e sogna un secondo figlio, è un esempio di come prevenzione, scienza e cura possano cambiare il corso di una vita. Resta infatti un ultimo ovocita congelato, e la volontà di riprovarci non manca.
«Il congelamento degli ovociti, se fatto in tempo, può diventare un vero tesoro di fertilità – aggiunge il dottor Totaro –. Consigliamo alle donne di non aspettare oltre i 34 anni, specialmente se hanno progetti di maternità posticipati».
Una storia che non parla solo di malattia, ma soprattutto di futuro. Di possibilità. E di rinascita.