Protezione civile Sermolfetta
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Mondo del Sociale

Il mondo della Protezione civile: parla Gianluca de Simone del Sermolfetta

Il racconto del volontario: “vivere un’attività del genere cambia la vita”

Mettere il bene della comunità prima di tutto. Procede su questa lunghezza d'onda la rubrica "V per volontariato" di MolfettaViva, che oggi propone ai lettori un approfondimento tematico.

In occasione della giornata mondiale della Protezione civile, abbiamo scelto di parlarvi dell'impegno del Sermolfetta in questo campo, che è solo uno dei settori di competenza dell'associazione, attiva dal 1985 nel campo socio-sanitario.

Prontezza, consapevolezza, coraggio e molto altro. La parola a Gianluca de Simone, volontario di Protezione civile del Sermolfetta.

Cosa significa, per voi, essere attivi nel campo della Protezione civile?

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«Abbiamo a che fare ogni giorno con l'imprevisto di fronte a cui bisogna mostrare reattività e competenze in linea con l'esigenza del momento. Sono fondamentali l'aggiornamento continuo e la piena conoscenza degli strumenti disponibili per essere il più possibile solidali nei casi di calamità naturali e di situazioni negative similari. Curiamo molto la prevenzione, che ha un ruolo importantissimo».

Quali sono gli interventi che svolgete più spesso sul territorio?

«In stretta connessione con le peculiarità del territorio, che presenta potenziale dissesto idrogeologico, gli interventi sono finalizzati al contenimento delle conseguenze relative nell'ottica della salvaguardia della comunità e della riduzione del disagio potenziale. Altra attività che viene svolta è quella dell'antincendio boschivo che consiste nel pattugliamento, durante il periodo estivo, dell'agro molfettese per individuare e segnalare principi d'incendio di sterpaglie. Siamo membri attivi della colonna mobile regionale e siamo pronti a partire con mezzi e volontari per tutti gli scenari. Ultimo intervento alluvione in Senigallia a settembre 2022».

Quanta consapevolezza c'è sulla Protezione civile a Molfetta e sul territorio?

«Negli anni si è indubbiamente creata una consapevolezza riguardo a un settore che inizialmente non ha avuto il giusto riguardo ma che si è fatto strada, brutto a dirsi, in concomitanza con eventi di una certa entità. C'è ancora molta strada da fare, i continui e repentini cambiamenti meteorologici impattano sul quotidiano condizionando la società. Di fronte a tale condizione si possono senz'altro limitare alcuni atteggiamenti che non fanno altro che elevare la portata negativa degli eventi. Noi lavoriamo sulla costante conoscenza dei cambiamenti del territorio nel tempo».
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Qual è l'aneddoto più significativo che potete raccontare a proposito del vostro operato?

«La Protezione civile per il Sermolfetta significa tantissimo, parlare di aneddoto sarebbe riduttivo. Le attività di Protezione civile hanno la peculiarità di entrare nella vita di chi partecipa e non andare più via. Nella storia del Sermolfetta possiamo pensare agli sbarchi degli Albanesi negli anni '90, alle alluvioni e ai terremoti che si sono susseguiti in Italia, da Sarno a Crotone, dall'Emilia Romagna a L'Aquila. Possiamo pensare alle raccolte viveri per l'Albania, per il Kosovo, ma anche alle grandi manifestazioni, alla visita pastorale del Papa a Molfetta, ai grandi incidenti come il deragliamento del treno ad Andria o la vicenda del Norman Atlantic. O ancora alle missioni internazionali fino alla gestione della pandemia Covid e dei vaccini. Quando si vive un'attività del genere da protagonisti la vita cambia per sempre. Non servono aneddoti o episodi particolari per rendere unica l'esperienza».
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