Fai Associazione antiracket Molfetta
Fai Associazione antiracket Molfetta

Associazione Antiracket, continua l'emergenza racket e usura nel barese ma crescono le denunce

In una conferenza stampa il presidente De Scisciolo e l'avv. Altomare fanno il punto della situazione

Fornire una fotografia chiara del territorio, delineando le zone a maggior rischio di reati legati al racket e all'usura e allo stesso tempo fornire un dato sulle attività dell'associazione. Queste sono state le tematiche portanti della conferenza stampa indetta dalla F.A.I – Antiracket Molfetta Associazione Regionale presso la propria sede in Piazza Vittorio Emanuele 9/10.

Sono intervenuti, per fare il punto della situazione, il presidente dell'associazione di Molfetta, nonché vicepresidente della F.A.I. nazionale, Renato De Scisciolo, il responsabile dell'ufficio legale, l'avvocato Maurizio Altomare, e il neo vicepresidente dell'associazione dell'imprenditore Giovanni Damiani, ex vittima di racket che grazie proprio all'associazione molfettese è riuscito a denunciare i propri aguzzini riuscendo ad avere accesso al fondo previsto dall'articolo 20 della legge n. 44/99 per poi riaprire la propria attività.

Perché anche di articolo 20 si è parlato nel corso della conferenza stampa. Per le vittime che ne fanno richiesta, infatti, i 300 giorni di sospensione trascorrono prima che giunga il parere favorevole del Pm per avere finalmente accesso al fondo: come ha illustrato l'avvocato Altomare, la proposta dell'Associazione Antiracket – già rivolta al Ministero dell'Interno – è quella di congelare la situazione economica e finanziaria delle vittime per un arco di tempo superiore a quello attuale dalla richiesta dell'articolo 20, fatta eccezione di proroghe eccezionali.

Una legge quindi da perfezionare, un punto importante che vede da tempo l'associazione molfettese impegnata su più fronti; un lavoro e una presenza sul territorio costanti che ha generato nei confronti dell'associazione altresì la fiducia delle Procure che invitano le vittime di racket e usura a prendere come riferimento la F.A.I. per intraprendere la difficile ma salvifica strada che porta alla denuncia, ha confermato lo stesso de Scisciolo. Una legge, ha affermato l'avvocato Altomare, che richiede urgenti modifiche e per cui si auspica che in clima elettorale i candidati vogliano appoggiare questa delicata causa portata avanti dall'associazione.

Per quanto riguarda i dati forniti nel corso della conferenza stampa è senza dubbio la provincia barese quella maggiormente colpita dai reati di usura ed estorsione: nel 2017 sono stati infatti rispettivamente 30 e 20 le vittime ascoltate tra commercianti e imprenditori, giungendo poi al risultato di 8 e 7 denunce. In tutto, invece, sono 11 le vittime che hanno avuto accesso al fondo che ha permesso loro di riappropriarsi della propria vita e della propria attività.

De Scisciolo ha, infatti, lanciato un allarme su Bari, lì dove il clima in seguito a minacce ed estorsioni si fa sempre più caldo e i commercianti che decidono di piegarsi e pagare diventano complici di un vortice di criminalità che tende a risucchiare verso il suo centro molte attività del tessuto economico e produttivo locale.

Rimane però il territorio foggiano la grande sfida dell'associazione, lì dove la malavita mescolata all'omertà e alla paura sono più difficili da estirpare. E i dati non possono che confermale tale trend negativo con 7 vittime ascoltate e sole 3 denunce in tutto presentate. Ma de Scisciolo e i soci non sembrano mollare la presa, convinti che un'inversione di rotta sia possibile.
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